Paolo, fra i tanti interessi, mostra una spiccata predilezione per Napoleone Buonaparte. Innanzitutto perché Napoleone non era, come ben sappiamo, un capo militare da poco, così da costituire un interessante oggetto di studio per chi, come Paolo, è un patito di storia militare. Ma, poi, gioca un ruolo fondamentale la conoscenza che lui ha e che ha trasmesso nei suoi libri, di una sconfitta subita dal generale corso, allora solo ufficiale d'artiglieria, in Sardegna. Nulla di tanto importante si intende! Almeno nel quadro delle grandi battaglie affrontate da Napoleone. Ma pur sempre una sconfitta che andrebbe riportata nei libri, nei quali, quasi sempre, è totalmente ignorata. Eppure, in seguito a quella sconfitta, subita nel 1793 nell'isola di La Maddalena, a opera del valoroso nocchiero Domenico Millelire, unitamente al fallito sbarco, nello stesso anno, della flotta francese nel golfo di Cagliari, la Sardegna e la Sicilia furono le uniche regioni d'Italia a non essere "liberate" dalle truppe francesi e a non conoscere, né sul piano politico, né su quello culturale, le delizie o le nequizie, a scelta, della Rivoluzione Francese.
Paolo Cau è nato nel 1950 a Cagliari, dove ha vissuto sino a oggi, salvo brevissimi intervalli.
Laureato in Lettere Moderne, con una tesi di Storia economica medievale, ha poi preso il titolo di Perfezionamento in Storia dell'Arte, con una tesina sulle miniature e la scrittura gotica, e su un libro di canti sacri del Tesoro della Cattedrale di Oristano. In seguito, ha concluso il Corso di Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l'Archivio di Stato di Cagliari. Da trent'anni esatti lavora in un Istituto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Collabora da quando aveva 19 anni a riviste locali (ad esempio "Diaforà"), e in tempi successivi ha pubblicato articoli per lo più di carattere storico su "Diorama letterario", "Storia militare", "Storia e Dossier", "Civiltà del Rinascimento", "Medioevo", "R.I.D.", "Dossier Intelligence", "Cronos", concentrandosi sempre più sulla storia militare. Per la casa editrice Giunti di Firenze, oltre i due allegati a "Storia e Dossier": "L'invincibile Armada" e: "Napoleone, i 100 giorni e Waterloo", ha pubblicato due volumi: "Napoleone" e "Battaglie". È in corso di stampa una sua storia della Marina del Regno di Sardegna dal 1720 al 1799.
Dice di sè: «
Sin da quando ero alle elementari, trovavo strano che si potesse attribuire tutto il male e tutti gli errori alla parte perdente della seconda guerra mondiale, e, in genere, ai perdenti della Storia: la Monarchia francese o la Vandea sconfitte dalla Rivoluzione Francese, i Nativi e i Confederati americani dell'esercito Sudista sconfitti dai Nordisti, persino gli Stati Italiani preunitari, annessi al regno Sardo-Piemontese con un'invasione che ubbidiva a una logica meramente espansionistica e poi governati con un'inaudita repressione, come avvenne per il Regno delle due Sicilie. Come trovo assurdo e antistorico, prima che disdicevole, definire la Repubblica Sociale Italiana come "male assoluto", scomodando categorie teologiche per dei fatti che possono essere valutati solo con le metodologie della scienza storica. Come giudico negativamente il fatto che le potenze Europee siano state costrette a cedere anzitempo colonie che pure avevano portato a un più alto grado di civiltà. L'attuale andamento della politica internazionale è ancora una conseguenza di queste storture, e non mi sento di approvarlo. C'è un'Europa avviata a una squilibrata federazione, che non ha il coraggio di rivendicare proprie radici e di darsi un progetto politico che vada oltre le convenienze economiche. Una superpotenza americana che dichiara unilateralmente solo alcuni stati o anche singoli individui "canaglie" o nemici del mondo per motivi non sempre chiari, anche se platealmente ricondotti ai "valori" dell'Onu, alla "Democrazia", ai "Diritti dell'Uomo". Dando l'impressione di avere più a cuore quelli che sono i propri interessi economici e di potenza che non la salvaguardia di quei valori che da soli possono assicurare un armonico vivere civile fra le nazioni. In un mondo dove la supremazia dell'economia viene vista come la vittoria della modernità nei confronti di tutto ciò che in qualche modo è riconducibile ai valori tradizionali, considerati "retrò" e d'ostacolo al progresso civile, è molto più facile porre a repentaglio quella pace interna e internazionale che si dice tanto di voler tutelare.
In letteratura, apprezzo sempre più la formidabile poeticità di Ezra Pound, nei cui "Cantos", come nella nostra "Divina Commedia", la mirabile fusione dell'etica, della dottrina e della storia ha espresso la più alta poesia del Novecento. Amo, poi, la potente prosa di Céline, questo "allucinato del genio", nei cui libri, con una scrittura assolutamente rivoluzionaria, viene plasticamente rappresentato il bene, il male, brutture e bellezze, slanci e ignominie, codardie ed eroismi dell'uomo del XX secolo. Come maestri storici conosciuti personalmente, nel mio cuore sono Marco Tangheroni, grande storico medioevalista, morto a Pisa in ancor giovane età. Tangheroni, che aveva insegnato nelle università di Cagliari e Sassari, ci ha lasciato importanti opere sulla Sardegna medioevale. Mi è caro ancora Lorenzo Del Piano, scomparso a Cagliari di recente. Il prof. Del Piano, docente di Storia contemporanea dell'Università di Cagliari, ha avuto il merito di scoprire e sistemare il moderno pensiero autonomista sardo, facendolo nascere dalle proposizioni del giovanissimo sindacalista della UiL, sodale di Filippo Corridoni e del Mussolini interventista, Attilio Deffenu, di cui pubblicò anche una biografia nel 1963. Quale fosse il pensiero del Prof. Del Piano sulla storia contemporanea che pure aveva vissuto sulla propria pelle (ufficiale del Btg. "Pontida" nella R.S.I.), lo si può desumere da due suoi opuscoli. Uno, del 1990, a cura dell'Università di Cagliari: "I discorsi di Mussolini nel suo quarto viaggio in Sardegna(1942)" e l'altro del 1995, estratto dei Quaderni Bolotonesi: "L'eresia di Berto Ricci, ovvero il fascismo impossibile"».