Cappellacci, l'atomo e il pane
Cappellacci ok, ma sul nucleare...
di Angelo Abis
Ci onoriamo di essere stati fra coloro che alle regionali del 2009 si rallegrarono per la scelta di Berlusconi, che assediato da una turba famelica di pretendenti alla suprema carica regionale, ebbe il coraggio di scartarli benché vantassero notorietà, blasoni, anzianità di servizio in politica, scegliendo un travet di partito al di fuori dei gruppi del Pdl.
Quanto la scelta sia stata felice l'hanno detto i risultati elettorali, nonché la perizia con cui Cappellacci gestisce la regione.
Detto questo, ci spiace dover constatare che, almeno in una occasione, il presidente della regione è apparso notabile fra i notabili e demagogo fra i demagoghi. Ci riferiamo alla presa di posizione, senza se e senza ma, contro l'eventuale installazione in Sardegna di una centrale nucleare.
Un "niet" teso unicamente ad assecondare vecchi e nuovi pregiudizi tipicamente nostrani per cui si è applaudito e si applaude ancora per insediamenti industriali altamente inquinanti e pericolosi posti in riva a lagune e mari e ben sovvenzionati dalla regione.
Ma pollice in giù verso il nucleare che non inquina, non vuole contributi dalla regione, anzi versa propri quattrini agli enti locali, riduce notevolmente il prezzo dell'energia elettrica, crea occupazione per sé e per l'indotto e soprattutto non c'è pericolo che fallisca o si delocalizzi.
Onorevole Cappellacci, lasci perdere ambientalisti da strapazzo, ecologisti della domenica, intellettuali dell'ovile, pacifisti falliti e si ricordi che la destra sarda vanta da qualche secolo quanto di meglio si possa esprimere in fatto di modernità e sviluppo dell'Isola.
E, se trova il tempo, legga pure qualche paginetta di quel ragazzotto che nel secolo scorso fu il padre dell'autonomia della Sardegna, certo Attilio Deffenu.
Vedrà che cambierà idea anche sul nucleare.