EXCALIBUR 40 - gennaio/febbraio 2003
in questo numero

Il raduno dei giovani di A.N.: cronaca di un successo

Una bella esperienza di Comunità nei due giorni di raduno quartese dei giovani di A.G.

di Simone Belfiori
La comunità militante, fin da questi primi mesi dell'anno, potrà annoverare tra i suoi personali successi un'importante avvenimento, un fulcro della propria azione futura.
Una scommessa vinta, dunque, il "Raduno della Giovane Destra" tenutosi tra le mura del Palazzo Orrù di Quartu Sant'Elena nei giorni 21 e 22 dicembre, in pieno periodo prenatalizio. Organizzata dalla Presidenza Provinciale di Azione Giovani, la "due giorni" quartese - ribattezzata "Ideando l'Azione" - è stata teatro di un'effervescente elaborazione culturale messa in scena dai numerosi militanti della realtà provinciale. Tra momenti ludici e altri di approfondimento, i ritmi delle giornate hanno soddisfatto la necessità, per un ambiente talvolta abituato a eseguire piuttosto che elaborare, di confrontarsi sulle questioni che la postmodernità esprime pressantemente. Tre gruppi di lavoro distinti si sono dunque occupati di altrettanti temi. Una breve minuta ha avuto il compito di stimolare il dibattito intorno a ogni tavolo.
Il primo gruppo (in cui Simone Olla, Presidente di Azione Giovani Quartu, ha curato la minuta e ha svolto il ruolo di moderatore) ha analizzato i rapporti tra "Europa e Islam"; alla luce dei recenti avvenimenti, che hanno rimesso in discussione i due concetti, si è convenuto come attorno a essi sia premente la necessità di evitare ferree schematizzazioni, cercando invece di coglierne la naturale e proficua indefinibilità. Considerazioni utili giungono dunque dal grande libro della storia, che permette di leggere un secolare riconfigurarsi di rapporti tra le due realtà, di cui l'Europa sarebbe emblematica sedimentazione.
Esempi positivi di integrazione e cooperazione, come nel caso della Spagna araba di 1300 anni fa, cozzano con la spesso prospettata realtà di blocchi monolitici, incomunicanti e attualmente contrapposti in virtù di un discutibile ideologismo politico. Atteggiamento produttivo potrebbe consistere nell'analisi dei reali motivi - e non di comodo - degli integralismi di qualsiasi segno, sia quello islamico, sia occidentalista. In tal senso si dovrebbe tenere dunque conto della tendenza universalista più o meno esplicitamente ostentata dalle democrazie liberali occidentali nei confronti della diversità. La storia si dimostra dunque materia prima da cui attingere per analizzare il fenomeno della cosiddetta "terza invasione" dell'Islam; conseguentemente il fenomeno dell'immigrazione andrebbe forse letto attraverso le lenti della coerenza, riconoscendo l'asimmetria reale tra un'immigrazione metabolizzabile secondo esigenze economiche o strette affinità culturali con i suoli d'arrivo e una che abbia la precondizione del rispetto dell'essenza stessa della comunità, non soltanto della propria ma anche di quella altrui.
Il secondo gruppo di lavoro ("11 settembre: perché?"), moderato da Giuseppe Corda (Presidente del circolo di Azione Giovani di Assemini) e da Simone Belfiori (militante di Azione Giovani Quartu, nonché curatore della minuta), si è invece occupato dell'annosa questione inerente i tragici fatti dell'11 settembre. Numerosi sono stati gli aspetti trattati: dal riconfigurarsi dello scenario politico mondiale in seguito alla caduta del blocco sovietico, all'idea e al ruolo dell'Europa, fino a inevitabili considerazioni di carattere antropologico su culture e civiltà. Si è manifestata, in maggioranza, una simmetria di vedute riguardo al rifiuto dell'ipotesi di uno "scontro di civiltà" in atto e nei confronti di una visione dell'Islam unitaria e riduttiva, come uniforme è stata la condanna nei confronti dei tragici eventi delle Twin Towers. Numerose anche le voci di chi non condivide le modalità di intervento militare messe in atto nei territori dell'Afghanistan; è stato prospettato lo scenario di una più stretta osservanza del diritto internazionale - con conseguente riferimento ad azioni di polizia internazionale - e un ricorso a strumenti tipici del "sistema-rete", individuabile nell'intervento nei nodi finanziari e della comunicazione. Una delle tesi, comunque riconoscendo il passato ruolo giocato dalla C.I.A., vede nell'operato di Bin Laden - indicato come punto nevralgico dell'intera rete - un movente prettamente economico al quale si saldano pretestuosamente motivi religiosi; il legame dello sceicco con i trafficanti d'armi e droga avrebbe dunque ruolo preminente, e la stessa rete troverebbe finanziatori in ogni luogo del globo, tra cui la regione europea. Le ragioni che pongono l'accento sull'invasività della decennale politica estera statunitense nella regione mediorientale assumerebbero quindi un peso strumentale e secondario; è stato inoltre ricordato come le cosiddette realtà islamiche moderate o filo-occidentali siano effettivamente al loro interno anch'esse ricettacolo di forze per l'organizzazione di Bin Laden.
Pur ammettendo la possibilità di un'associazione strumentale di istanze socio-politiche e religiose (caratteristica effettiva di un integralismo), un'altra delle tesi emerse ritiene invece primario, ai fini della sconfitta del fenomeno terroristico, il prosciugamento del serbatoio d'odio di cui si nutre il fondamentalismo islamico. La realtà degli Stati Uniti, alfieri della corsa all'"occidentalizzazione" del mondo, dovrebbe dunque riconsiderare le ragioni della sua attività nel mondo arabo, considerando ad esempio con attenzione la questione palestinese o la possibilità della rimozione dell'embargo in Iraq. La causa di Bin Laden trova infatti nuovi adepti tra le fila di coloro che sono vittime di un odio strumentale e pericolosamente fomentato. Riguardo all'idea stessa di "rete", la voce di chi ha sostenuto una preminenza in termini finanziari e direttivi di uno o pochi nuclei interamente coordinati (tra cui quello di Bin Laden) ha fatto di contro alla teoria di una rete capillare ma di natura essenzialmente cellulare e locale, in cui ogni punto possa assurgere a un ruolo centrale e periferico.
Dibattendo sul versante storico e sociologico, l'idea di Occidente come contenitore uniforme, nel quale sia Europa che Stati Uniti possono riconoscersi per cultura e società, si è contrapposta a un concetto di Occidente come indicatore prettamente economico, che svolge una funzione di patina nei confronti di profonde diversità socio-culturali, quali quelle tra il "vecchio" e il "nuovo" continente, dal notevole sedimento storico.
Il terzo gruppo, la cui minuta è stata redatta da Giovanni Pili, militante di Azione Giovani Quartu, è stato chiamato "Scuola e Università". In assenza di universitari tra i componenti, si è dibattuto fondamentalmente di scuola. Tra gli oggetti di discussione, sono state affrontate le questioni inerenti a quel che rimane della "massificata", "pianificata" e "livellata" riforma Berlinguer. Sono dunque emerse le perplessità riguardo ai meccanismi effettivi dell'autonomia scolastica, evidenziando la carenza di una corrispettiva riforma degli organi collegiali della scuola. Sotto analisi anche la riforma Moratti, che ha suscitato non pochi pareri discordi riguardo alla riforma degli organi collegiali e alle questioni di edilizia e parità scolastica.
Tra le battaglie storiche di Azione Studentesca, è stata nuovamente discussa l'abolizione del libro di testo obbligatorio: la giovane destra cagliaritana si è prefissa di approfondire ulteriormente le modalità di attuazione di un tale provvedimento, prendendo in considerazione temi semplici ma essenziali come il fatto che una famiglia media (e tanto meno il giovane) non sia effettivamente in grado di scegliere il più adatto tra i libri di testo. Si prospettano dunque soluzioni alternative alle già prospettate "commissioni d'indagine" (forse inadatte a giudicare la storia in quanto non propriamente "scienza esatta") e bersagli primari, da ricercarsi nelle logiche di scelta e distribuzione - con annessa la questione della speculazione editoriale - rispetto al capro espiatorio di un'"egemonica sinistra".
La presentazione pubblica delle relazioni ha avuto luogo nella serata di domenica 22. Per il gruppo "Europa e Islam", Simone Olla ha svolto le funzioni di relatore. Simone Belfiori e Giuseppe Corda hanno invece esposto le conclusioni emerse dal lavoro del gruppo "11 settembre: perché?". La relazione finale del rimanente gruppo, ossia "Scuola e Università", è stata tenuta dal responsabile di Azione Studentesca Quartu Alberto Cordeddu.
Tra gli altri momenti di approfondimento culturale, da segnalare lo spazio denominato "La Comunità che pensa", in cui tutti i militanti hanno discusso di Comunità, Legame e Radicamento attorno a un estratto de "Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry, selezionato dal Presidente Provinciale di Azione Giovani Paolo Truzzu.
Altra occasione di riflessione è stata offerta dal cineforum e dalla proiezione del film "Black hawk down" di Ridley Scott, inerente la fallimentare operazione militare americana a Mogadiscio (Somalia) del '93. Più che buono dal punto di vista tecnico, esso ha prevedibilmente rivelato un opinabile sostrato etico-ideologico.
Per quasi tutta la giornata di domenica, la comunità militante si è piacevolmente avvalsa della compagnia della co-reggente nazionale di Azione Giovani Giorgia Meloni, che ha avuto modo di presenziare allo svolgimento dei lavori del campo, offrendo il suo prezioso contributo a ogni discussione. Nel pomeriggio, un suo lungo discorso ha posto l'accento sul modo in cui dovrebbero lavorare le realtà giovanili, mettendo da parte ogni personalismo per costruire quel sogno che soltanto una comunità che agisce come tale ha speranza di vedere realizzato. Moltissimi temi sono stati toccati, dall'idea di Europa - che dovrebbe essere il faro del pensiero e dell'azione della Giovane Destra - alla politica estera del Governo, dalle battaglie passate - condite da testimonianze personali - del Fronte della Gioventù fino ai rapporti spesso contrastati con il partito, per giungere poi alla definizione degli scenari futuri di Azione Giovani in relazione alla sua articolazione sul territorio e agli spazi numerosi totalmente nuovi che gli si offrono in una realtà mutata.
Oltre all'elaborazione culturale, anche momenti di svago hanno condito per buona parte il raduno. Il momento culminante dell'attività ludica è stato sicuramente il quiz "Chi vuol essere comunitario?", svoltosi nel pomeriggio del sabato; si è trattato di un quiz in cinque fasi sulla falsariga dei più noti giochi a premi televisivi, basato su domande di storia del partito e cultura generale.
Domenica notte si è chiuso dunque uno degli eventi che saranno sicuramente ricordati dall'intera comunità negli anni a venire, poiché si è trattato del primo di un'auspicabile e lunga serie di incontri: nel forte sentimento che ha spinto ogni militante ad abbracciare questo ambiente, la condivisione di un'ideale ha rappresentato una scintilla e funge da collante tra radici e destini degli individui prima ancora dei loro volti e dei loro nomi. «L'essenziale è invisibile agli occhi», dice la volpe al piccolo principe. Le idee sono dunque invisibili... ma lo è anche il tempo, nella misura in cui sfugge in continuazione senza che spesso si riesca ad afferrarne il senso; e a noi, che respingiamo la politica del presente, senza radici nel passato e senza sguardo verso il futuro, il senso del tempo non deve assolutamente sfuggire. Dobbiamo vedere questo tempo. Per farlo, la strada passa anche attraverso il riuscire a condividere un momento, come in quelle due fredde giornate di dicembre.
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