... e le delusioni
Ma anche a Salò, come nel ventennio, iniziarono le delusioni; ancora una volta ebbero il sopravvento i gerarchi faziosi, nemici della socializzazione, che si fecero spalleggiare dai Tedeschi.
Scrisse infatti Ruinas nel volume "Pioggia sulla Repubblica": «Buttato nel cestino il Manifesto di Verona, frustrate le buone intenzioni, si ricominciò da capo, come se nulla fosse accaduto, come ai tempi di Starace. La Repubblica Sociale, come già l'Italia fascista, doveva essere un feudo della solita cricca, composta in massima parte da elementi toscani. Non per volontà di Mussolini, "un pover'uomo isolato e controllato", ma per colpa di coloro che lo hanno ridotto in tale stato. Questi, all'ombra dei Tedeschi, controllano il governo e il partito: Farinacci, Pavolini, lo stesso figlio del Duce, Vittorio, una moltitudine di gerarchi, di parenti, di profittatori, irresponsabili e inetti, corrotti e feroci, capaci soltanto di combattere gli "eretici" del fascismo».
Nel pieno delle vicende salottine, pubblicò, nel marzo del '45, "Lettere a un rivoluzionario", la cui stesura risaliva all'anno precedente. Il "rivoluzionario" era il suo ex amico Salvato Capelli, divenuto in seguito comunista. Lo scrittore sardo non rimproverava tanto al suo amico l'antifascismo o il filocomunismo, quanto il fatto che il partito politico di cui faceva parte si era alleato con l'Inghilterra e gli Stati Uniti, bestie nere del fascismo di "sinistra", che le aveva sempre considerate roccaforti del capitalismo e della reazione.
Scrive Ruinas: «A costo di passare per un ingenuo confesso di non comprendere come degli uomini che si autoproclamano socialisti, comunisti, anarchici, possano plaudire all'Inghilterra plutocratica e all'America trustistica che in nome della democrazia e della libertà devastano l'Europa. Intuisco in anticipo la tua risposta. Da rivoluzionario non ami Hitler e non hai fiducia in Mussolini, e va bene [...]. Churchill è un uomo intelligente, ma è conservatore nel midollo, duca e ricco a strabelli. Roosvelt è il portavoce dei miliardari americani, entrambi personificano il sistema capitalistico, che è il nemico numero uno della rivoluzione». Prosegue Ruinas: «Io, Italiano e proletario, ammiratore e seguace di Carlo Pisacane, il più vero e autentico precursore del nazionalsocialismo, ho seguito Mussolini perché in lui e nella sua azione vedevo il solo mezzo per spezzare la catene della miseria secolare del nostro popolo: anche tu eri di questa opinione [...]. Quello che noi desideriamo e vogliamo è l'abbattimento del capitalismo, l'espropriazione di coloro che detengono i mezzi di produzione e costringono i diseredati a lavorare a loro vantaggio. La socializzazione spinta al massimo porta agli stessi risultati [...]. Noi pensiamo e crediamo che i veri comunisti rivoluzionari siano molto più vicini al Manifesto di Verona che non alla plutocrazia. Perciò noi siamo favorevoli a una loro cooperazione e collaborazione [...]. La R.S.I. è di fatto una repubblica socialista».