EXCALIBUR 17 - marzo 2000
in questo numero

Salute: la "sindrome del badogliano"

Chi di Badoglio ferisce... di Badoglio perisce! A destra, questa sindrome miete nuove vittime

di Roberto Aledda
"Badogliano", sinonimo di traditore: negli ambienti "postfascisti" è l'accusa più infamante!
Furono così bollati gli scissionisti di Democrazia Nazionale, nel 1977, per continuare con l'accusa fatta, questa volta nei confronti di Fini, dai presunti "fascisti doc" della Fiamma di Rauti. Ma i fascisti "duri e puri" si sa che non amano molto la dialettica interna, e allora, nella Fiamma, scissione con botte e nasce il "Fronte Nazionale" di Tilgher. E poi altra separazione, più recente, nasce il Movimento Sociale Europeo: ovviamente l'accusa, reciproca, è di essere badogliani.
Anche in Sardegna è nato un nuovo partito, costituito da transfughi (termine di demonazionale memoria) di Alleanza Nazionale: Alleanza Sarda per l'Europa. Anche qui il problema è liquidato con poche battute, rispedite al mittente: «traditori, venduti, lo fanno solo per le poltrone!». Credo che sia ora di smettere di liquidare in questo modo qualsiasi dissenso: se uno vuol fare politica e non riesce a farla nel suo partito per qualsiasi motivo o se ne torna a casa a pensare ai fatti suoi o si crea, se ne ha la voglia, i mezzi e la capacità, un'altra organizzazione o partito, visto che l'attuale sistema ti permette di crearne quanti ne vuoi (per stare in Sardegna, basta vedere i Popolari e i Sardisti quanti ne stanno facendo).
Riavvicinandomi dopo tanti anni alla "politica", in Alleanza Nazionale ho ritrovato, amplificato, il malessere che covava dai tempi del M.S.I.: l'accusa è che, come al solito, il partito è gestito a livello "familiare", che non si muove foglia che il padrone non voglia! Ma credo che bisogna capire se chi contesta, giustamente, questa situazione voglia un partito nel quale vengono rappresentate tutte le sue componenti, oppure se vuole sostituire a una "famiglia" un'altra, a un "capofamiglia" un altro.
Bisogna capire qual è il confine tra l'accusa di non avere la capacità di portare avanti le istanze e i Valori della destra fatta agli attuali dirigenti di A.N. e quella di non portare avanti le istanze (cioè raccomandazioni per concorsi e posti di lavoro) e i valori materiali (poltrone in Enti, seggi sicuri), spesso anche legittimi, di tanti uomini e donne di A.N.. Perché, dopo un digiuno durato oltre mezzo secolo, sembra che siano in tanti a chiedere un pezzo di pagnotta, o almeno qualche briciola.
Si contesta la gestione del partito in Sardegna, ma vorrei capire se viene impedito a chi milita in A.N. (forse "militare" per A.N. è una parola troppo grossa, ma il tema viene trattato in altre pagine di questa pubblicazione) di svolgere iniziative politiche dove è possibile farlo. Cioè, anche se il vertice del partito viene accusato di immobilismo, nessuno impedisce alla "base" di organizzare, come accade ad esempio a Cagliari, petizioni popolari come fa il circolo di Sirigu, i convegni e dibattiti del circolo di Spinas, o le marce contro la criminalità organizzate da Citanna e i convegni a carattere storico-culturale di Angioni. Quando hanno voluto hanno fatto. La colpa, grave, è che manca un coordinamento organizzativo, ma il problema di fondo credo sia che molto spesso alle singole "componenti" (o correnti, o fazioni), dell'interesse generale del partito non gliene frega assolutamente nulla - si mettano la mano nella coscienza, ad esempio, i segretari di circolo che da anni non riuniscono i propri iscritti - e se una di esse (mettiamoci dentro anche la federazione, vedi "Festa Tricolore"), ha una qualche iniziativa, le altre tifano per il suo fallimento.
Purtroppo non credo che il malessere presente in A.N. sia dovuto a una "crisi di crescita", come ha scritto su "Excalibur" Gianluca Grosso, ma a una crisi di identità, e, in Sardegna come in altre parti d'Italia, all'affermarsi, ora che la Destra diventa anche partito di governo, di una mentalità da "carrierificio", come ha affermato Fini nel Consiglio Nazionale dello scorso mese di giugno. Ricordo che prima, nel M.S.I., ci si accapigliava per gestire federazioni e sezioni che davano, comunque, ben poche prebende dal punto di vista personale; oggi anche un assessorato nel più piccolo paesello della provincia può farti sistemare il parente, l'amico grande elettore, o far divenire edificabile il terreno di famiglia.
E se l'avvenire del partito sono i giovani, siamo ben messi! Vedo che spesso si accapigliano per una carica, anche modesta, che sono divisi in gruppi e correnti; marciano rigorosamente separati e alcuni sognano, per se stessi, un avvenire radioso, ma devono stare attenti... questa deve essere una ambizione nascosta... perché se il loro Padrone se ne accorge... li stronca!
I giovani devono invece rendersi conto che solo con un movimento giovanile forte, unito, con proprie idee originali e, perché no, rivoluzionarie - e c'è tanto da attingere nel fertile orto della Cultura della Destra - si può cambiare radicalmente il proprio partito.
Certo che questo quadro del partito non è idilliaco, e allora ti chiedi che cosa stai a farci là dentro oppure perché lo voti. Se fai parte della maggioranza degli Italiani che sono contro il centrosinistra, se pensi che abbia un senso credere nell'affermazione dei valori spirituali dell'uomo sul materialismo marxista e capitalista, se credi che la partecipazione sia la giusta soluzione dei conflitti sociali; se inoltre credi nella salvaguardia dell'identità nazionale e della sicurezza sociale dall'invasione extracomunitaria, e persino giudichi che la buonanima di Benito sia stato l'Uomo politico più importante del Novecento (e su questo, lasciamo perdere il giudizio di Fini, che certo non rispecchia la maggioranza degli aderenti ad A.N.!), non puoi che stare a destra, e, se non vuoi darla vinta a D'Alema e allo schieramento neoulivista, non puoi non votare per A.N. e forse, nel tuo collegio, per chi non ti è simpatico!
E allora, tornando al malessere locale, se vogliamo che si affermi un partito di destra democratico, organico a un'alleanza di centrodestra, ma consapevole di essere differente dagli altri per valori e princìpi, bisogna rimboccarsi le maniche. Se l'interesse comune è di avere dentro questo partito tutti gli elementi validi e non la speranza, da parte dei soliti arrivisti, che persone capaci se ne vadano affinché si liberino poltrone disponibili, la mia proposta è, innanzitutto, che si ritrovino gli stimoli, le "motivazioni ideali" e il senso di appartenenza a una "comunità" (come predicano i giovani di A.G.) non più ghettizzata ma determinante per il nostro Paese.
Lo studio dei problemi reali della nostra società, l'analisi e la ricerca delle soluzioni concrete per risolverli sono molto importanti e ciò deve essere fatto con competenza. Ma se A.N. non si decide a diventare, anche al suo interno, un partito veramente democratico, facendo partecipare tutte le sue componenti alla sua gestione e al suo sviluppo, si rischia di affondare, chi prima, chi poi, travolti dall'insofferenza del popolo di destra, che comunque esiste ed è numeroso.
Aspettiamo un segnale!
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