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Crescentino Caselli, architetto

Crescentino Caselli, un architetto nella Cagliari della belle époque

<b>Ottone Bacaredda</b> (1849-1921)
Ottone Bacaredda (1849-1921)
La nuova Cagliari a cavallo di due secoli.
Il regio decreto 30 dicembre 1866 n. 3467 aveva cancellato le "Fortificazioni di Cagliari" dall'elenco delle piazzeforti: era il definitivo "via libera" allo sviluppo economico e urbanistico della città con importanti ripercussioni anche sul piano sociale e politico(1).
In particolare, il Castello - il quartiere dei nobili e dei feudatari che, dalla conquista catalano-aragonese (prima metà del XIV secolo), aveva espresso senza soluzione di continuità le classi dirigenti locali - divenne sempre più marginale in relazione all'affermarsi di un nuovo ceto produttivo, portatore di un assetto di interessi che spostava sempre più il baricentro verso il quartiere della Marina e la parte bassa di Stampace, quella più vicina al porto e alla stazione ferroviaria(2).
Quella Cagliari dei traffici e dei commerci - che gradualmente si era fatta "civile" dotandosi, tra l'altro, dell'acquedotto (1867) e dell'impianto di illuminazione a gas (1868) - vedeva la graduale affermazione di una nuova classe borghese capitalistica, che imprimerà allo sviluppo della città un carattere più propriamente mercantile e moderno. Era una borghesia che si formò anche attraverso un peculiare intreccio, fatto di relazioni economiche e unioni matrimoniali, tra l'elemento locale e gli imprenditori forestieri.
E fu a partire da questo periodo che le esigenze delle classi mercantili emergenti divennero preminenti e spinsero verso la creazione della città-porto. Il centro direzionale si spostò sempre più fuori dalle mura e quando, sul finire del secolo, in vista del concorso nazionale per il nuovo palazzo municipale, si pose il problema di individuare l'area per la sua realizzazione, non a caso, la stessa venne scelta proprio in prossimità del porto e della stazione ferroviaria, nell'attuale Via Roma(3).
È nota - in termini generali - la stretta relazione che esiste tra economia e urbanistica. Non fu un caso quindi che, a Cagliari, il passaggio dal vecchio assetto cittadino chiuso, delimitato da mura, bastioni e fossati a quello - relativamente aperto - dell'area urbana, iniziò proprio sul finire dell'Ottocento con lo sviluppo delle attività portuali e mercantili e col diffondersi intensivo degli insediamenti di tipo industriale. Le semolerie, il porto, la Manifattura Tabacchi, l'attività edilizia, gli opifici e i mercati costituirono le diverse espressioni di uno sviluppo frenetico e tumultuoso che presto avrebbe determinato la proiezione sul tessuto urbano di interessi sindacali, associativi e di partito sino a quel momento inesistenti o del tutto secondari.
In particolare si ricorda che nel 1886, nell'area dell'ex convento di Sant'Agostino (nell'attuale Largo Carlo Felice), venne aperto al pubblico il mercato civico. L'anno successivo iniziarono i lavori di costruzione del Molo di Levante e, poco dopo, quelli del Molo di Ponente. Nel 1889 venne eletto sindaco l'Avvocato Ottone Bacaredda, convinto assertore dell'esigenza di modernizzare la città. Sotto la sua amministrazione, nel 1890, il Comune adottò il nuovo piano regolatore - approntato dall'Ingegnere civico Giuseppe Costa - che, per la prima volta, pianificò lo sviluppo della città nel suo complesso (con la sola esclusione del sobborgo di Sant'Avendrace). Raccogliendo alcuni suggerimenti contenuti nel precedente piano elaborato dal Cima(4), il nuovo piano individuava le aree di espansione ai margini dei quartieri di Stampace basso e Villanova.
Nell'ultimo decennio dell'Ottocento si colloca l'inizio della costruzione dell'imponente palazzata a portici sulla Via Roma, che si stagliava sul cielo quasi a rimarcare il peso economico e sociale di quei ceti borghesi, mercantili e professionali, che, proprio in quel periodo, avevano posto le premesse per affrancare la città dalle ruvidezze e dagli immobilismi del feudalesimo imprimendo i ritmi e la cultura della modernità. Quei palazzi, ancora oggi, portano i nomi delle famiglie (Magnini, Garzia, Devoto e altre ancora) facenti parte della classe imprenditoriale che rese possibile e guidò la trasformazione di Cagliari da città "coloniale", residenza dell'aristocrazia e del conquistatore di turno, a "città nuova", dinamica, dedita ai commerci e ai traffici.
(1) Ai fini di una trattazione generale, vedere M. Rigoldi, "Lo Sviluppo urbanistico di Cagliari: da piazzaforte a città moderna" in "Studi sardi", XVIII, 1962-63, Sassari, 1964.
(2) Si ricorda che il primo tratto della linea ferroviaria che collegava Cagliari a Villasor fu aperto nel 1871 dalla Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde. La stazione, come edificio, verrà invece inaugurata solo l'11 luglio 1879, nell'attuale Piazza Matteotti.
(3) Il Consiglio comunale scelse l'area con delibera 14 dicembre 1896.
(4) L'architetto Gaetano Cima, nel 1858, aveva elaborato un piano regolatore entrato in vigore nel 1861 (uno dei primi d'Italia), che peraltro riguardava solo i quartieri di Castello e Marina.