EXCALIBUR 154 - maggio 2023
nello Speciale...

Il nuovo volto e la nuova architettura di Cagliari

Palazzo Civico: stemma della città
Palazzo Civico: stemma della città
Ed è proprio tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento che Cagliari cambia volto assumendo le caratteristiche di una città moderna grazie alla presenza di una vivace e variegata borghesia commerciale, costituita soprattutto da elementi continentali (in prevalenza piemontesi, liguri e lombardi), ma anche provenienti dall'estero (da Gran Bretagna, Francia, Svizzera, ecc). Da Stefano Doglio(5) a Luigi Merello, da Josias Pernis a Enrico Serpieri, da Galeazzo Magnini a Giovanni Zamberletti a Giuseppe Picchi: sono tutti imprenditori "forestieri" che si insediano a Cagliari e che, con le loro idee e le loro imprese, daranno un contributo decisivo al cambiamento del ruolo e dell'immagine della città integrandosi a pieno titolo con la classe dirigente locale.
Grazie a loro, Cagliari accentua quella funzione di cerniera tra la Sardegna (le zone interne) e il Mediterraneo, che da sempre le è stata congeniale, favorendo un flusso continuo di imprenditori, mercanti, tecnici, intellettuali e funzionari dello Stato - provenienti dall'Italia continentale e dall'Europa - che spingeranno la città verso un impetuoso progresso economico e civile. Nel contempo Cagliari accoglie le energie migliori provenienti dai villaggi della Sardegna che si integrano nel tessuto urbano contribuendo al suo rapido sviluppo.
Alla fine dell'Ottocento, lo stabilimento dei Merello (posto nell'attuale Viale Trento dove insiste il Teatro Massimo), che lavorava soprattutto il grano proveniente dalla Russia e dall'America, era il più importante(6). Ma vi erano anche i mulini di Giovanni Balletto, di Efisio Coiana, dei fratelli Costa, di Battista Denaci e di Battista Piras. E poi l'industria conciaria, settore nel quale, con l'antico stabilimento del Cavalier Francesco Spissu, operavano quello degli eredi Gavaudò (che lavorava anche pelli importate dal continente e dall'America) e quelli impiantati da Severino Manca, dai fratelli Loddo, da Ignazio Spissu e da Antonio Piroddi.
Nello stesso periodo, era entrato in attività anche il mobilificio di Guglielmo Cau e fratelli. Aveva sede in Viale Bonaria, dirimpetto alla Stazione delle Ferrovie Secondarie, e occupava 40 operai e 50 giovani apprendisti i quali erano tenuti a frequentare la scuola d'arte e mestieri. Inoltre vi erano le ebanisterie di Giacomo Boero, Bartolomeo Cuneo, Romeo Danova e altre minori. Nel settore vitivinicolo e dei liquori si erano affermati due veri e propri colossi: la Vinalcool di Amsicora Capra e la Zedda Piras. Cagliari, inoltre, diviene sede di banche e centro della più importante burocrazia isolana.
Insomma, la Cagliari di fine Ottocento era ben lontana dalla Cagliari d'ancien régime, sede del viceré e dall'aristocrazia feudale. Si trattava di una città guidata da una dinamica e intraprendente borghesia. In questo periodo si formano o si consolidano le dinastie di imprenditori (industriali e commerciali) che guideranno la città per gran parte del Novecento e alla cui operosità si deve lo sviluppo della città. Quegli imprenditori non devono essere visti solo come accumulatori di capitale ma anche come innovatori e artefici del progresso civile. Si tratta di una borghesia colta, sensibile all'arte e alla cultura, che promuove anche l'abbellimento della città e dei suoi edifici. La vivacità culturale è favorita dalla presenza di un quotidiano locale, "L'Unione Sarda", che aveva iniziato le pubblicazioni nel 1889 e darà un contributo non secondario alla crescita democratica del capoluogo e di gran parte dell'Isola.
Sarà proprio grazie a questa grande apertura economica e culturale - promossa in particolare dai nuovi ceti imprenditoriali e professionali - che la città si affermerà quale capitale dell'Isola, non solo sul piano burocratico e amministrativo, assumendo la funzione guida dell'intera Sardegna. E sarà grazie alla multiforme provenienza della nuova classe dirigente che Cagliari potrà lasciare l'isolamento militare e avviarsi verso lo sviluppo economico che favorirà anche un aumento della popolazione. Infatti, dal 1861 agli inizi del Novecento, la crescita demografica è costante e inarrestabile: si passa dai 30.905 abitanti nel 1861, ai 32.039 del 1871, ai 35.598 del 1881 ai 53.741 del 1901.
All'alba del XX secolo, i ceti borghesi vanno ad abitare i palazzi di Via Roma, Largo Carlo Felice, Piazza del Carmine, Viale Trieste, Viale Merello, Viale Regina Margherita e zone adiacenti. Nel complesso, si trattava di palazzi costruiti per gli stessi imprenditori: Chapelle, Aurbacher, Boscaro, Picchi, Vivanet, Accardo, Magnini, Ravenna, Leone, Devoto, Zamberletti, Zedda Piras, Signoriello Saggiante, ecc. Va anche detto che il palazzo borghese, a differenza del palazzo nobiliare, non era solo uno status symbol ma costituiva - per la prima volta a Cagliari - il risultato di un processo produttivo industriale destinato a essere immesso sul mercato, quale bene da vendere o cedere in locazione per trarne un profitto.
In questo periodo, l'architettura cagliaritana è caratterizzata da una serie di linguaggi che trovano puntuale riscontro nell'edilizia: in particolare, si affermano una componente che attingeva dal repertorio storico (medioevale, rinascimentale e barocco), dando vita anche a soluzioni eclettiche, e un filone genericamente liberty nelle sue diversi espressioni (floreale e geometrico).
(5) La Fonderia Doglio, entrata in attività nel 1848 grazie all'intraprendenza dell'astigiano Stefano Doglio, agli inizi del Novecento, era il più antico stabilimento industriale presente in città. In quell'officina, che dava lavoro a molti operai, tra l'altro venivano prodotte le colonnine per l'illuminazione a gas di Via Roma, Via Sassari e Viale Umberto (l'attuale Viale Regina Margherita).
(6) All'epoca i fratelli Merello erano a capo di un vasto gruppo industriale che da Cagliari si era esteso al resto d'Italia con stabilimenti a Genova, Sampierdarena, Oneglia, La Spezia, Ferrara, Bologna e Napoli.
tutti i numeri di EXCALIBUR
VICO SAN LUCIFERO