EXCALIBUR 149 - gennaio 2023
nello Speciale...

Le aperture ai fascisti da parte di Saragat, Nitti e Dc

Le conseguenze furono un accentuarsi, nell'ormai imminente esclusione dal governo De Gasperi del blocco social-comunista e col timore di una reazione violenta dello stesso, di una serie di tentativi di aggregare parte del mondo neofascista principalmente verso due formazioni politiche in fieri. Una laica di destra facente capo all'ex Presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti, uomo di notevole levatura culturale e politica, antifascista che pure diede al fascismo i cosiddetti "nittiani", ovvero quel gruppo di tecnocrati, fra cui Beneduce, fondatore dell'Iri, di cui si servì Mussolini per modernizzare lo stato fascista. L'altra formazione faceva capo all'esponente socialista Giuseppe Saragat, il quale stava lavorando per una scissione a destra del partito socialista di Pietro Nenni. Proprio su Nitti si incentrarono le attenzioni di alcune testate giornalistiche d'area e del Partito Fusionista di Marengo, il quale evidentemente puntava su Nitti per trasformarsi in una forza politica di rilevanza nazionale.
Questa cordata, diciamo così "filo-nittiana", più propensa alla costituzione di un partito nazionale terzo fra democristiani e comunisti e più d'impronta laica, di fatto metteva fuori giuoco il "senato" di Romualdi e Michelini, che invece, più o meno segretamente, erano ormai legati a doppio filo col mondo cattolico e democristiano. In sostanza quindi con il governo De Gasperi, l'unico in grado di garantire e tutelare non solo la nascita, ma anche la concreta operatività nel territorio del Msi.
Proprio da questi ambienti, con tutta probabilità, partì l'invito verso gli esponenti del "senato" ad accelerare la costituzione del nuovo partito. Riteniamo che non sia stato un caso che il 3 dicembre del 1946, presso un notaio romano, i movimenti filo-nittiani "Il Fronte dell'Italiano" e il Partito Fusionista si unificassero, mentre in contemporanea, nello studio di Michelini, venne prodotto un documento con il quale si dichiarava costituito il Mo.S.It. (Movimento Sociale Italiano).
Secondo Giuseppe Parlato il documento portava la firma dei più rappresentativi esponenti del neofascismo(13): Pino Romualdi, Arturo Michelini, Giorgio Pini, Biagio Pace, Nino Buttazzoni, Giorgio Bacchi, Valerio Pignatelli, Ezio Maria Gray, Italo Carbone, Emilio Profeta Trigona, Cesco Giulio Baghino, Giovanni Tonelli, Ernesto De Marzio, Costantino Patrizi, Giacinto Trevisonno.
La riunione del 3 dicembre non fu però quella definitiva, vuoi perché non si erano ancora concretizzate le adesioni di alcuni gruppi milanesi, fra cui Muis (Movimento Italiano di Unità Sociale) facente capo a Cesco Giulio Baghino, di cui faceva parte Giorgio Almirante, vuoi perché non si erano sufficientemente chiarite certe posizioni politiche. La riunione decisiva avvenne il 26 dicembre.
(13) Cfr. Giuseppe Parlato, ibidem, pag. 246.
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