Fiamma e fiaccola, simboli ancora in uso
La recente polemica suscitata dal fatto che i due noti esponenti di Fratelli d'Italia, Isabella Rauti e Ignazio La Russa, abbiano voluto commemorare la data (26 dicembre 1946) di fondazione del Movimento Sociale italiano, ha riportato alla ribalta la vicenda del Msi, visto dai detrattori come ricettacolo del peggior fascismo, ovvero quello di Salò, e dai difensori come strumento che ha traghettato milioni di Italiani dall'esperienza del fascismo alla democrazia. Niente di nuovo nell'orizzonte della politica italiana, dove i partiti sono usi sempre a rinfacciare ai propri avversari ascendenze non proprio limpide, quando non infamanti.
E in questo sport chi è senza peccato scagli la prima pietra. Disquisire su chi ha torto o ragione è fatica sprecata. Quello che conta per i partiti è mettere in difficoltà gli avversari e parare i colpi di questi.
Cosi è la politica. ma se passiamo dalla politica alla storia, scopriamo che le vicende del Msi, date per conosciute, in realtà presentano dei vuoti, veri e propri buchi neri a tutt'oggi poco presi in considerazione dalla ricerca storica.
Per dirne una: come sia stato possibile che, ad appena venti mesi dalla sconfitta dell'Asse, in una Italia ancora occupata dalle truppe alleate, potesse costituirsi, con una semplice comunicazione alla questura di Roma, il 26 dicembre del 1946, un partito dichiaratamente neofascista, quale effettivamente fu il Msi, fa parte dei misteri gloriosi della repubblica antifascista, nata dalla resistenza, ecc..
E ancora più singolare è il fatto che sia il governo dell'epoca, sia le più importanti forze politiche antifasciste, pur essendo perfettamente a conoscenza di quanto andasse maturando negli ambienti del fascismo clandestino, incoraggiarono la costituzione del nuovo partito o, quantomeno, non posero ostacoli, a parte il solito e scontato polverone di facciata. Certamente la costituzione del Msi non fu un atto di generosità nei confronti del fascismo sconfitto, ma la contropartita per l'impegno assunto dai fascisti di non schierarsi in funzione eversiva nel corso del referendum monarchia-repubblica del 2 giugno 1946. Ma se sulla questione del referendum abbiamo una qualche, anche se tardiva, testimonianza, lo stesso Msi si guardò bene dal dare una qualche notizia sui soggetti e sulle circostanze che agevolarono la sua nascita.
Possiamo solamente presumere che l'antifascismo chiese che il costituendo partito riconoscesse la legittimità dello stato repubblicano e delle forze politiche che in esso si identificavano e ovviamente rispettasse le leggi dello Stato. Concludiamo dicendo che proprio la costituzione del Msi rappresentò, allora, l'atto politico più intelligente e più "alto" dell'antifascismo e del governo che lo rappresentava.
È un peccato che i partiti antifascisti abbiano cancellato quella loro memoria che li vide solleciti al superamento della guerra civile e all'interesse nazionale.
Se l'avessero tenuta a mente forse avrebbero evitato il disastroso risultato elettorale del 25 settembre.