EXCALIBUR 142 - luglio 2022
in questo numero

Sardi dimenticati: Francesco Dessì Fulgheri

Eroe della Brigata Sassari, fondatore nel 1923 del Fascio di Villacidro, padre dello scrittore Giuseppe Dessì

di Antonello Angioni
locandina con l'immagine del Generale Francesco Dessì Fulgheri
Sopra: locandina con l'immagine del
Generale Francesco Dessì Fulgheri
Sotto: Francesco Dessì Fulgheri
(Villacidro, 1870-1945)
<b>Francesco Dessì Fulgheri</b> (Villacidro, 1870-1945)
Nell'ambito del "Maggio letterario 2022", la Fondazione Giuseppe Dessì ha promosso a Villacidro un incontro su Francesco Dessì Fulgheri, ufficiale dell'esercito italiano (aveva il grado di generale di brigata), che combatté in Libia e partecipò gloriosamente alla Prima Guerra Mondiale col grado di maggiore della Brigata Sassari, distinguendosi in particolare per la conquista - nell'oscurità di una notte freddissima e sotto una pioggia sottile, pungente e incessante - della famigerata "Trincea dei Razzi", azione che portò alla cattura di 289 soldati austriaci (tra cui 11 ufficiali) senza alcuna perdita per il suo battaglione e gli valse l'assegnazione dell'Ordine di Savoia.
Ed è proprio da quest'ultima impresa militare, organizzata il 13 novembre 1915 dal III Battaglione del 152º Reggimento della Brigata Sassari sotto il comando del Maggiore Francesco Dessì Fulgheri, che il figlio Giuseppe - che a volte lo seguiva nelle visite alle truppe in Sardegna e in Continente - trasse lo spunto per lo sceneggiato televisivo "La trincea", proiettato a Villacidro dopo le interessanti relazioni svolte dal Prof. Aldo Accardo, presidente della "Fondazione di Ricerca Giuseppe Siotto", e dal Dott. Alberto Monteverde, presidente del "Club Modellismo Storico Cagliari".
Ricordo che "La trincea", scritto da Giuseppe Dessì e diretto da Vittorio Cattafavi, nel 1961 inaugurò il secondo canale Rai. Il documentario racconta come un manipolo di "sassarini" comandati da Dessì Fulgheri riuscì a conquistare la fortificazione che aveva resistito a ben 14 attacchi, facendo 289 prigionieri senza subire perdite.
«Occorre considerare che la Brigata Sassari dopo la sua costituzione non si recò subito al fronte, in quanto i militari dovevano fare l'amalgama (periodo di conoscenza e addestramento del reparto necessario per diventare un'unità operativa): ciò - come ricorda il Prof. Accardo - avvenne a Calcinato, piccolo comune del Bresciano a sud del Lago di Garda, dove il ricordo dei Sardi è ancora vivo» (si veda al riguardo il volume di Mauro Pellegrini, "Guerra e società nel 1915. Calcinato durante la mobilitazione. Il caso della Brigata Sassari", pubblicato dall'editore Gaspari).
Dopo l'iniziativa svolta il 27 maggio in Casa Dessì, ho avuto modo di parlare con l'omonimo nipote de generale, figlio dello scrittore Giuseppe Dessì, il quale mi ha detto: «A domanda diretta, mi rendo conto di sapere abbastanza poco di mio nonno. Ne sentivo parlare con grande affetto da mio padre e con grande rispetto da mia madre. Delle sue imprese durante la Prima Guerra Mondiale ho sentito i racconti che poi sono diventati il soggetto del documentario "La trincea". Il nonno non l'ho conosciuto e quello che so viene dai racconti e dai libri di mio padre. Però c'è una quantità di lettere di famiglia, scritte o ricevute dal nonno, recentemente digitalizzate, che non ho ancora letto e potrei mettere a disposizione di chi volesse approfondire l'argomento».
Poche note biografiche finalizzate a meglio inquadrare il personaggio. Francesco Dessì era nato nel 1870 a Villacidro. Sposò Maria Cristina Pinna, figlia di primo letto di Giuseppe Pinna Curreli (1850-1920), e da questo matrimonio nacquero Giuseppe (1909) e Franco (1915). Conclusa la Grande Guerra, nel 1919 aderì al fascismo e nel 1923 inaugurò a Villacidro una sezione del partito. Inoltre fu tra i promotori del locale Consorzio di Bonifica. Alla fine degli anni Venti la famiglia si trovò in difficoltà economiche per far fronte alle insolvenze generate dal fallimento dell'impresa commerciale di Erminio Pinna, fratellastro di Maria Cristina. Fu un contesto davvero triste che vide quest'ultima ammalarsi di tumore e morire nel 1930.
La famiglia Dessì è originaria di Villacidro. Il padre di Francesco Dessì, Antioco (1835-1883), medico, era coniugato con Maria Giuseppa Fulgheri, nipote dell'Avvocato Giuseppe Fulgheri, discendente di una illustre famiglia originaria di Lunamatrona, le cui notizie risalgono al XVIII secolo. Sappiamo che, nel 1766, i fratelli Francesco e Ignazio Fulgheri ottennero il cavalierato ereditario e la nobiltà. L'anno dopo Francesco Fulgheri, canonico, appassionato cultore di agronomia, che risiedeva a Villacidro, ebbe in feudo il Salto di Oridda col titolo di Conte di San Giovanni Nepomuceno. Lo stesso lasciò il titolo e il feudo ai figli di suo fratello Ignazio e, per l'ipotesi in cui la loro discendenza fosse mancata, ai figli dell'altro fratello Giuseppe. Il feudo, in effetti, toccò proprio a uno dei figli di Giuseppe, Giovanni Maria, alla cui discendenza (e precisamente allorché era di proprietà del citato Avvocato Giuseppe Fulgheri), come per legge, nel 1838 fu riscattato.
Con la morte dell'Avvocato Giuseppe Fulgheri, avvenuta nel 1882 (poco prima era morto il fratello Francesco), il ramo villacidrese della famiglia Fulgheri si estinse. Tuttavia, attraverso un apposito regio decreto ottenuto grazie ai buoni uffici di Francesco Dessì, eroe della Grande Guerra, la famiglia Dessì fu autorizzata ad aggiungere il cognome Fulgheri al proprio. Invero, l'appiglio giuridico c'era perché il citato Antioco Dessì, padre di Francesco Dessì, aveva sposato in prime nozze Maria Giuseppa Fulgheri, nipote dell'Avvocato Giuseppe Fulgheri.
Resta comunque il vuoto documentario sull'eroe che espugnò la "Trincea dei Razzi". Al riguardo, il Dott. Alberto Monteverde precisa che attualmente «non sono molte le informazioni attorno alla figura di Francesco Dessì Fulgheri, se non che fu il padre del grande scrittore Giuseppe Dessì. Nato a Villacidro nel 1870 aveva abbracciato la carriera delle armi, percorso confacente ai rampolli della media borghesia di provincia fin de siècle. Il suo nome rimane legato a uno dei primi vittoriosi colpi di mano dei fanti della Brigata Sassari sferrato nel novembre 1915, nel corso della Quarta Battaglia dell'Isonzo. Con i gradi di maggiore, al comando del III Battaglione del 152º Reggimento, aveva concepito un piano spericolato volto alla presa d'impeto e con poche perdite della famigerata "Trincea dei Razzi". Il piano, che teneva conto perfino della direzione del vento e delle fasi lunari, confidava nelle innate doti mimetiche dei pastori sardi, la cui agilità è proverbiale come lo è la destrezza nell'uso del coltello. La vicenda è nota. Gli Austroungarici furono sopraffatti in breve tempo. In segno di resa il loro comandante consegnava la pistola d'ordinanza nelle mani dello stesso Maggiore Dessì Fulgheri».
«Al termine di conflitto», precisa Monteverde, «essendo ufficiale in servizio permanente effettivo, Dessì Fulgheri proseguì la carriera militare. Nella metà degli anni Venti, col grado di colonnello, assumeva il comando del 152º Reggimento della "Sassari" a Trieste. Gli anni della pensione lo videro tornare alla sua Villacidro e al lavoro dei campi, cui dedicò tempo ed energie con la stessa sagacia dimostrata in guerra. Aderì al fascismo e fu tra i fondatori del Fascio villacidrese, ma presto si ritirò dalla politica locale. Fu prima di tutto un monarchico. Ciò forse spiega il silenzio che col tempo calò sulla sua figura. Ormai anziano, nel 1945 si spense nella cittadina distesa ai piedi del monte Linas. Per il giovane Giuseppe fu un padre premuroso. Ormai uomo maturo e scrittore di successo, rievocherà la mitica impresa dei "Razzi" nell'avvincente pièce teatrale "La trincea", sincero omaggio a uomo retto cui il Paese certo qualcosa deve».
«Nella Trincea dei Razzi - precisa il Prof. Accardo - emerge in particolare il valore dei commilitoni che avevano un alto senso del dovere, della Patria e della solidarietà. Emerge anche la capacità tattica e l'uso intelligente delle risorse da parte dei quadri intermedi (il Maggiore Dessì, il Capitano Serra) e di altri militari (tra cui vanno ricordati Sardus Fontana e Alfredo Graziani). In tale ambito la figura di Francesco Dessì Fulgheri va studiata da diversi punti di vista (anche attraverso il carteggio privato) in quanto potrebbe essere d'ausilio ai fini di una più matura comprensione del senso con cui i Sardi hanno affrontato la guerra: senso che il documentario "La trincea" bene interpreta». Si fa presente che sia Fontana che Graziani hanno pubblicato due interessanti libri che riguardano la Brigata Sassari: il primo è autore di "Battesimo di fuoco", il secondo di "Fanterie Sarde all'ombra del Tricolore".
Non vi è dubbio che Francesco Dessì Fulgheri fu un militare di primo livello. A quotidiano contatto col popolo in divisa, era amato dai fanti come un padre. La sua figura va pertanto riportata alla luce con la necessaria obiettività che la ricerca storica impone. Al riguardo, ritengo che lo studio del carteggio familiare - che mi ha cortesemente fornito l'omonimo nipote - potrà fornire elementi assai utili ai fini della ricostruzione del personaggio e ulteriori spunti di riflessione su un periodo storico spesso trascurato o sottoposto a manipolazioni di parte.
tutti i numeri di EXCALIBUR
VICO SAN LUCIFERO