EXCALIBUR 126 - marzo 2021
in questo numero

L'ossessiva caccia ai capri espiatori

Come nella società moderna si esorcizza il concetto di responsabilità personale

di Alessio Dettori
il sommo sacerdote ebraico caricava tutti i peccati del popolo su un capro e poi lo abbandonava nel deserto
Il sommo sacerdote ebraico caricava tutti i
peccati del popolo su un capro e poi lo
abbandonava nel deserto
"Capro Espiatorio", termine che identificava originariamente un antico rito ebraico compiuto il giorno dell'espiazione, con il quale si espiavano tutti i peccati del popolo.
Oggi questo termine viene usato per identificare qualcuno (o qualcosa) che si deve accollare tutte le colpe e i mali compiuti dagli altri. È ormai un'abitudine consolidata, nella società moderna, quella di accusare qualcuno o qualcosa ogni volta ci sia un fatto tragico di cronaca o un problema nella società.
Oggi, purtroppo, sembra sia sparito il coraggio di assumersi le proprie responsabilità davanti a un errore compiuto da una o più persone, in quanto è più comodo scaricare tutto quanto sulle spalle del capro espiatorio di turno.
La riflessione viene spontanea davanti al recente e tristissimo caso di cronaca della bambina di 10 anni, a Palermo, morta soffocata con una cintura intorno al collo, per aver voluto partecipare a una sfida sul popolare social network "TikTok".
Come al solito si è cercato di identificare il capro espiatorio in suddetto social, che non è del tutto esente da colpe, dove simili contenuti, in realtà, sono veramente una minoranza tra milioni di video di ogni tipo (dal video comico, a quello più serio).
Certo, alcune associazioni hanno chiesto, giustamente, maggiore controllo sull'età degli utenti e sui contenuti e la rimozione di quelli violenti e pericolosi, ma come al solito si preferisce scaricare tutte le colpe sul famoso capro espiatorio, invece di cercare le vere motivazioni che possono portare a simili tragedie.
Come si può ignorare, tra i veri problemi, il disagio di una società dove l'apparire è più importante dell'essere? Dove per essere qualcuno devi farti un nome (già in tenera età), tramite dei video su un social network?
E soprattutto: è normale, che i bambini, già a 6-7 anni, siano sempre più alienati e si ritrovino a giocare con dei telefonini e a interagire con suddetti social network?
Non dovrebbe esserci già, a partire dalle mura domestiche e dalla scuola, una profilassi per evitare un utilizzo sbagliato di queste tecnologie? Di casi simili ce ne sono a centinaia.
Posso citare tranquillamente alcuni casi, come quello del lancio dei sassi dal cavalcavia negli anni '90, dove si diede la colpa agli "anime" (o cartoni animati) giapponesi, tanto in voga tra gli adolescenti di quel periodo; o la presunta correlazione tra l'ascolto di musica metal tanto apprezzata da Eric Harris e Dylan Klebold, i diciassettenni autori del massacro della Columbine High School, e il loro insano gesto.
Negli ultimi anni, invece, uno dei capri espiatori preferiti dai media sono i videogiochi.
Persino Donald Trump e tutti i media statunitensi avevano fatto una inutile caccia alle streghe, accusando questo media di essere responsabile delle sparatorie a Dayton ed El Paso, nel 2019 che causarono molte vittime, ignorando che anche i videogiochi (esattamente come film, libri e fumetti) siano divisi in tanti generi diversi tra loro e non tutti sono violenti.
Ma anche ai livelli più alti la ricerca del capro espiatorio è diventata un'arte.
Vedasi quanto accaduto al social network Parler, definito un social per estremisti "di destra" e oscurato dopo le accuse di essere stato il luogo dove alcuni utenti si sarebbero organizzati per il cosiddetto assalto a Capitol Hill, il 6 gennaio 2021.
Anche qui la colpa è del social network o degli utenti? E soprattutto, se era tutto organizzato alla luce del sole, è credibile che la polizia non abbia potuto monitorare quel social per anticipare quegli eventi?
Anche la politica fa la parte del leone in questa ricerca ossessiva.
Per esempio, in Italia si è lasciato aperto per un breve periodo di tempo per le spese natalizie (con tanto di bonus spese natalizie promosso dal governo), con conseguente affollamento dei negozi.
Ovviamente i politici hanno colto la palla al balzo per stracciarsi le vesti e gridare che la colpa per l'aumento della mistica curva dei contagi da covid-19 era tutta degli Italiani "irresponsabili".
Le imprese falliscono perché lo stato non aiuta i commercianti in difficoltà per le chiusure dettate dal numero di contagiati, ma indovinate di chi è la colpa?
Esatto: sempre dei cittadini irresponsabili.
Prendersi la responsabilità delle proprie azioni sembra ormai essere un retaggio dei tempi che furono, eppure dovrebbe essere uno dei pilastri nell'insegnamento da parte di un genitore, della scuola e della società in generale.
Se nell'infanzia è comprensibile che un bambino accusi il fratellino di aver rovesciato il vaso dei fiori mentre giocano insieme, nell'età adulta, in una società altamente evoluta, non è più tollerabile.
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