EXCALIBUR 126 - marzo 2021
in questo numero

Il vescovo cagliaritano Lucifero

Personaggio controverso e intransigente, Santo solo per i Sardi

di Ernesto Curreli
Atanasio d'Alessandria e l'imperatore Costanzo II
Sopra: Atanasio d'Alessandria e l'imperatore Costanzo II
Sotto: le imponenti rovine romane di Arelate, diploma di congedo
militare (honesto missio) rinvenuto in Germania e San Lucifero,
vescovo di Cagliari
le imponenti rovine romane di Arelate, diploma di congedo militare (honesto missio) rinvenuto in Germania
San Lucifero, vescovo di Cagliari
Contrariamente alla storia antica di molti altri Santi, quella di Lucifero è ben documentata nei testi storici e religiosi. Del vescovo cagliaritano ne attestano vita e opere autorevoli scrittori antichi, tra i quali Teodoreto, autore di una famosa Storia Ecclesiastica, e Atanasio, Patriarca di Alessandria d'Egitto, che nel IV secolo d.C. nei loro scritti lo individuavano quale vescovo metropolita delle "Isole", intendendo che avesse autorità primaziale per la Sardegna e la Corsica.
Nel 353 si era riaccesa la disputa tra i vescovi di fede ariana e gli ortodossi, che si stringevano intorno al vescovo romano Liberio. Il presbitero libico Ario sosteneva infatti che il Cristo non potesse possedere la duplice natura divina e umana, in quanto "generato" dal Padre e quindi non di natura eterna come il Supremo Dio. Le sue tesi trovarono ampio seguito tra i religiosi, provocando lacerazioni e dispute infinite.
Per porre fine a queste, l'imperatore Costanzo II (Costanzo Cloro, dal pallido colore della pelle, figlio di Costantino il Grande), anch'egli di fede ariana, convocò un Concilio ad Arelate, l'antica capitale imperiale (oggi Arles, nel sud della Gallia), preoccupato per le contrapposizioni che minacciavano l'unità religiosa dell'impero romano. Il concilio rifiutò però di condannare le dottrine ariane.
Profondamente religioso ma cristiano ariano, fu Costanzo a ordinare la rimozione dell'Altare della Vittoria dalla Curia Iulia, sede del Senato romano sul quale prestavano giuramento i senatori e i magistrati. Fu un colpo durissimo per i senatori pagani che seguivano ancora la tradizionale religione romana, segnando il definitivo trionfo di quella cristiana.
Valoroso soldato, Costanzo, oltre ad aver decretato la fine del paganesimo, si distinse anche in numerose campagne militari. Da Arelate partì la sua spedizione contro la temibile tribù germanica dei Brisigavi, che annientò insieme ad altre tribù guerriere di Alamanni che da tempo sconfinavano nel territorio romano. Poi fu la volta dell'usurpatore Claudio Silvano, comandante della cavalleria romana, che gli si era ribellato in Gallia con alcune legioni, fatto trucidare senza pietà.
Avendo ormai compreso che la sua permanenza a Mediolanum favoriva la ribellione delle legioni stanziate in Gallia, l'imperatore nel 355 associò alla guida dell'impero suo cugino Giuliano quale suo Cesare, destinandolo in Gallia.
In seguito Giuliano sarà denominato Apostata dalla Chiesa di Roma perché, una volta salito al trono, pur concedendo ai sudditi la libertà religiosa, si era avvicinato al pensiero filosofico dei neoplatonici e alla fede pagana. Torniamo però a Lucifero, il quale in quegli anni si mise a capo della corrente più intransigente del pensiero cattolico che sosteneva la duplice natura umana e divina di Cristo.
Si recò più volte a Roma per sostenere il pontefice Liberio, ormai sconfortato per l'adesione di molti vescovi alla dottrina ariana e per l'ostilità che gli rivolgeva Costanzo. Poiché la disputa religiosa si era fatta ancora più virulenta, nel 355 Costanzo convocò un nuovo Concilio a Milano. Fu a quel punto che Papa Liberio decise di inviarvi Lucifero quale suo legato, col compito di farvi trionfare la dottrina della Chiesa romana.
Per sostenere Lucifero, papa Liberio gli mise a fianco Eusebio, anch'egli appartenente al clero di Caralis (Cagliari) e all'epoca già autorevole esponente dell'ortodossia romana, già vescovo di Vercelli e autore di una delle prime traduzioni in latino dei Vangeli.
Ma i due prelati, pur battendosi con valore, non ebbero il successo che Liberio si attendeva. La maggioranza dei vescovi rimase fedele alla dottrina ariana e, anzi, condannò nuovamente Atanasio d'Alessandria.
L'imperatore colse così l'occasione per esiliare in Oriente Lucifero e Eusebio, convinto che l'allontanamento dei due prelati avrebbe posto fine alle dispute in Occidente, mentre la loro influenza nell'altra parte dell'Impero si sarebbe spenta, circondati com'erano da un clero che in larghissima misura condivideva le tesi eretiche di Ario.
Fu però un errore, perché dal suo esilio in Siria Lucifero, contrariamente a Eusebio che tentava un dialogo con i vescovi ariani, dimostrò di possedere tanta fede e coraggio da spingersi a scrivere all'imperatore, con grave rischio personale, diverse lettere nelle quali lo accusava di eresia e lo invitava a tornare sui suoi passi. Lettere che poi furono diffuse dai vescovi ortodossi tra il clero d'Oriente, provocando nuove dispute.
Anche il vescovo Eusebio, dal suo esilio di Scitopoli, ma con tono più conciliante, prese a scrivere ai fedeli di Vercelli e del Nord d'Italia esortandoli a mantenersi saldi nell'antica fede cristiana.
Per fortuna dei vescovi ortodossi, sopravvenne la morte di Costanzo Cloro e il suo successore Giuliano, nel 362, ordinò il richiamo dall'esilio dei vescovi ortodossi ribelli. A quel punto Atanasio, per riconciliare il clero ancora diviso soprattutto in Oriente, rese pubbliche le deliberazioni del clero di Alessandria, che riammetteva nella comunione i vescovi ariani.br> Di nuovo scese in campo Lucifero, questa volta contro Atanasio e i vescovi favorevoli a concedere il perdono agli eretici, preso dalla sua intransigenza teologica.
Da allora Lucifero subì le critiche di gran parte del clero e, in misura moderata, dello stesso Eusebio. Anche San Girolamo, eremita e teologo ortodosso, nonché uno dei più famosi Dottori della Chiesa, si schierò nei suoi scritti ((Altercatio Luciferiani et Orthodoxi) contro il vescovo cagliaritano, per l'incapacità di Lucifero di mediare e perdonare in una situazione drammatica e pericolosa per le Chiese d'Occidente e d'Oriente.
La disputa tra ariani e ortodossi durò ancora a lungo e l'arianesimo conquistò per secoli i popoli germanici, che presto avrebbero abbattuto l'Impero. Così come a lungo durò la confusione tra il clero in merito ai loro doveri pastorali e agli abusi di incontinenza. Girolamo, del resto, non era meno duro di Lucifero. In una lettera al vescovo Eustochio scrive: «Donde viene alla Chiesa questa peste delle agapete (puttanelle, n.d.s.)? Donde queste mogli senza mariti (i preti, n.d.s.)) E donde infine questa nuova specie di puttaneggio?».
Si riferiva ovviamente ai preti che frequentavano le case delle matrone o che si portavano donne a casa. Proprio Girolamo, però, sarebbe stato oggetto di una pesantissima polemica, a causa della morte della sua discepola Blesilla, appartenente alla Gens Cornelia, accusato di averne provocato la morte imponendole troppi digiuni. Questo gli costò il Seggio di Pietro, al quale aspirava.
Lucifero, da parte sua, fu persino accusato di essere divenuto ormai uno scismatico, perché aveva trascinato con sé una parte minoritaria del clero, che rifiutava il perdono ai vescovi ariani (scisma luciferino).
Sulla sua elevazione alla "santità", invero, non c'è nulla di certo o documentato. All'epoca passare ad altra vita in fama di santità non era difficile, bastava osservare i precetti, fare opere di carità e la devozione del popolo.
Sulla "santità" canonica di Lucifero ci fu una secolare diatriba, che cessò soltanto nel tardo '600 con l'intervento del papato romano, che dispose di non indagare oltre sull'attribuzione della sua santità. Nell'elenco ufficiale dei Santi, pertanto, Lucifero non compare affatto. Ma per i Sardi e i Cagliaritani Santo lo è davvero. E tanto basta ai fedeli. Cagliari ha dedicato a Lucifero e a Eusebio due strade cittadine.
Lucifero morì nel 370 e fu sepolto in un sarcofago posto in un luogo isolato nelle campagne a est di Cagliari. Oggi la sua tomba è ancora visibile nei sotterranei dell'oratorio dove secoli dopo fu costruita la Chiesa parrocchiale a lui intitolata.
Non si deve credere che la fama di Lucifero si spegnesse col tempo. Ci fu infatti un secondo vescovo con quel nome. Ormai trascorso più di un secolo dalla scomparsa, il vescovo San Fulgenzio di Ruspe, nell'antica provincia romana di Bizacena (Tunisia), fu esiliato in Sardegna dal Re vandalo Trasamondo, che non tollerava vescovi ortodossi nel suo regno nordafricano dominato dai Vandali ariani.
Fulgenzio scelse proprio il luogo della sua sepoltura per fondarvi il primo cenobio isolano di sacerdoti fedeli alla ortodossia Trinitaria della quale Lucifero fu uno dei più strenui difensori.
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