«
Partiamo dal presupposto di eliminare il pericolo in Occidente». Con questa frase Hitler concludeva l'allocuzione ai generali della Wehrmacht e delle Waffen-SS riuniti a Ziegenberg (Nido dell'Aquila) il 12 dicembre 1944. Nel dopoguerra alcuni generali dell'esercito descrissero l'atmosfera della riunione. All'ingresso nella sala i generali dovettero depositare le pistole d'ordinanza e furono invitati a sedersi, mentre i generali delle Waffen-SS furono lasciati in piedi, ma con le loro pistole nelle fondine. Fu detto che questo era un onore per i valorosi dell'esercito, ma tutti ne compresero il significato. Del resto, pochi mesi prima, Hitler era scampato al sanguinoso attentato nella Foresta Nera e le misure di sicurezza erano aumentate ovunque.
Il discorso del Fuhrer è stato ricostruito qualche decennio dopo dagli stenografi che lo seguivano ovunque, grazie al ritrovamento del documento stenografato in diverse cartelle, in gran parte bruciacchiate, seguendo il filo logico del discorso e secondo lo stile abituale di Hitler.
Ecco un sunto del lungo testo: «
Miei Signori, ci troviamo così oggi in una lotta che forzatamente, ineluttabilmente, presto o tardi doveva arrivare [...] non abbiamo forse agito troppo preventivamente? [...] Tutte le guerre vittoriose dell'umanità, miei Signori, sono state guerre preventive [...]. Non vi è un solo momento in cui un armamento possa essere considerato come definitivo [...]. Abbiamo avuto una volta la fortuna di conseguire una completa superiorità nel campo degli armamenti grazie a una gigantesca spesa [...] ma è chiaro che questa superiorità poteva essere soltanto di natura transitoria. Se siamo noi stessi costretti alla resistenza, alla difensiva, si renderà allora opportuno far capire chiaramente all'avversario, con colpi spericolati, che nonostante tutto egli non ha ancora vinto e che la guerra verrà incrollabilmente proseguita [...]. Quelli che oggi abbiamo di fronte [...] sono Stati ultracapitalistici da una parte e Stati ultramarxisti dall'altra [...] un Impero mondiale morente, la Gran Bretagna, dall'altra una colonia [...], gli Stati Uniti [...] ciascuno di loro è entrato in questa coalizione (per realizzare i propri fini politici) per qualche guadagno. Gli Usa, col tentativo di ereditare dall'Inghilterra; la Russia, col tentativo di conquistare i Balcani, di conquistare gli Stretti (dei Dardanelli), di conquistare il petrolio persiano, di conquistare l'Iran, di conquistare il Golfo Persico; l'Inghilterra, col tentativo di mantenere le proprie posizioni, di rafforzare le posizioni del Mediterraneo. Noi abbiamo avuto fin dal principio della guerra naturalmente grandi deficienze, deficienze, soprattutto, che si trovavano nei nostri alleati [...] abbiamo avuto come alleati Stati deboli [...] non ci è consentito di lamentarci [...] dobbiamo riconoscere con gratitudine che, in ogni caso, per un certo tempo questi hanno compiuto il loro dovere. Siamo riusciti infatti per molti anni a condurre la guerra alla periferia del Reich. Siamo stati, ora, respinti alla periferia del Reich, in parte siamo ancora lontani dagli antichi confini. A ogni modo conduciamo la guerra come prima in una posizione che ci offre tutte le possibilità di sopportarla, di resistere, specialmente se partiamo dal presupposto di eliminare il pericolo qui in Occidente»
(1).
Molti storici hanno imputato a questa offensiva, iniziata il 18 dicembre, il crollo del fronte Orientale, perché da lì furono distolte molte divisioni corazzate e forti unità di granatieri corazzati, consentendo ai Sovietici di organizzare poco dopo la grande offensiva verso Berlino.
Ma in realtà all'inizio di dicembre 1944 per la Germania la situazione non appariva del tutto compromessa. Al Sud, in Italia, gli Angloamericani erano inchiodati da mesi sul fronte della Linea Gotica da poche ma esperte divisioni tedesche, nonché da quelle italiane della Rsi ancora in formazione, mentre sul fronte orientale la situazione, pur critica, sembrava ancora gestibile.
Riuscire a vincere in Occidente col "colpo spericolato" sembrava la soluzione. Tutto fu portato avanti in segreto, le telescriventi dei comandi di divisione cambiavano continuamente il nome dell'operazione, che gli Alleati ovviamente sospettavano dovesse avvenire, ma non capivano dove e come. Prima descrissero con dati falsi l'operazione "Wacht am Rhein" (Guardia sul Reno), poi evocarono una "Herbstnebel" (Nebbia autunnale), confondendo i nemici, che la denominarono "Offensiva di Rundstedt", nella quale invece il feldmaresciallo tedesco ebbe un ruolo davvero marginale.
L'idea di fondo era di dividere le forze alleate, prima avventandosi contro l'armata inglese e poi contro le due armate americane, per poi distruggerle.
I Tedeschi ammassarono in Occidente circa un milione e trecentomila soldati, 1.500 panzer e più di 1.500 aerei. Sul fronte della prima linea furono però schierate solo 7 divisioni panzer, 2 divisioni di paracadutisti e 12 divisioni di granatieri motocorazzati. Un nucleo di rottura di 250 mila soldati, 1.900 cannoni, 1.000 carri armati e quasi 1.500 aerei, pensando che nelle strettoie delle Ardenne il grosso delle forze non poteva passare. Il resto delle 8 divisioni ammassate, di cui 1 corazzata, 2 di Panzergrenadier, 3 di forti brigate meccanizzate e circa 200 panzer rimasero nelle retrovie, pronte a sfruttare lo sfondamento.
Il nucleo principale di punta era formato da 3 Volksgrenadier-Division e da 4 SS-Panzerdivision, appena ricostituite dopo le sanguinose battaglie d'arresto in Normandia.
I Tedeschi sapevano di rischiare, ma si sentivano abbastanza tranquilli per la tenuta del Fronte Orientale, dove l'Armata Rossa era stata fermata sulla Vistola. Certo, pochi mesi prima i Russi erano riusciti a sbloccare l'assedio di Leningrado, provocando l'uscita dal conflitto dell'alleata Finlandia. Ma il fronte si era stabilizzato e i Sovietici avevano pagato cara la conquista di Narva
(2), la città estone sul Baltico. Poi pagarono più duro per lo sfondamento della Linea Tannenbergtellung. Quest'ultima battaglia è passata alla storia come la "Battaglia delle SS Europee", per l'alto numero di Europei che vi presero parte. Su quella linea il Waffen SS-Regiment 47 di Estoni fu completamente distrutto, la SS-Nordland coi suoi reggimenti Norge di Norvegesi e Danmark di Danesi ebbero forti perdite, ma riuscirono a tenere le posizioni. Dei 137 mila soldati Sovietici che si erano lanciati all'attacco, soltanto alcune migliaia riuscirono a porsi in salvo e le loro unità furono ritirate in tutta fretta dal fronte, alcune delle quali non furono nemmeno ricostituite.
Ad agosto 1944 al reggimento Danmark fu persino aggregata la Compagnia Penale 103, formata da gente dura e ribelle. A dicembre 1944 la divisione Nordland, che inizialmente contava 21 mila uomini, si era ridotta a poco più di 9 mila unità e fu trasferita in Pomerania per riorganizzarsi.
È in questo clima di tragedia e di speranza che i Tedeschi giocarono la loro carta, una scommessa che gli sarebbe stata fatale. Perché al fallimento dell'offensiva nelle Ardenne seguì subito dopo l'offensiva generale sovietica, sembra su pressioni di Winston Churchill, preoccupatissimo, come del resto tutti i comandanti alleati del Fronte Occidentale, davanti all'incubo dell'avanzata tedesca. Finì così l'ultimo tentativo tedesco di capovolgere le sorti della guerra.
Ma oggi, 76 anni dopo le Ardenne e Narva, di quelle previsioni di Adolf Hitler cosa è rimasto? A essere obiettivi, abbastanza, molto... Intanto l'Impero britannico si è dissolto e la sua eredità, manco a dirlo, è passata agli Americani. Poi, immediatamente dopo la guerra, anzi in corso di guerra, il presidente Harry Truman, successore di Roosevelt, cambiò le carte in tavola in quella "coalizione nata per realizzare i propri interessi", fronteggiando da subito l'Urss e circoscrivendola entro i confini europei che aveva conquistato con le armi.
Prima l'Urss e poi la Federazione Russa hanno tentato quindi di impadronirsi degli "Stretti", cercando ancora oggi con Putin di rompere il bastione della Nato formatosi con la inaffidabile Turchia.
E i Russi rimangono ben fermi nel Medio Oriente, in Siria come in altre parti strategiche. Poi sappiamo come i Russi siano ostinati anche nel sostenere la dirigenza dell'Iran, che vende il suo petrolio a chi paga meglio. Gli Americani sono invece riusciti a prendersi gratis, sulla pelle di poche decine di soldati americani, il petrolio iracheno e quello di altri paesi vicini. Mentre l'Inghilterra ha perso tutti i suoi possedimenti nel Mediterraneo, eccetto Gibilterra, così come li ha persi la Francia, grazie all'ostilità americana che non vuole, per scelta ideologica di "libertà dei popoli", che si mantengano in vita gli imperi.
Eccetto il loro, che però è "democratico" e guerrafondaio. Fatto fuori Trump, riprenderanno il loro sport preferito: esportare democrazia con le bombe.
(1) "Storia illustrata della seconda guerra mondiale" di Hans-Adolf Jacobsen e Hans Dollinger, Sansoni Editore, Firenze 1970.
(2) Quanto alla battaglia di Narva, ogni anno dal 2008 si svolge a Riga, capitale dell'Estonia, una pacifica manifestazione in ricordo delle SS europee che combatterono sul suolo estone. Su internet si trovano diversi video in proposito.
(3) Le fotografie sono tratte da Wikipedia e sono state rese disponibili dal Bundesarkiv germanico.
Inoltre, molti riferimenti storici si trovano presso la Biblioteca nazionale tedesca (Dnb) che è la biblioteca centrale d'archivio per tutte le opere multimediali in tedesco provenienti anche dall'estero. Nelle due biblioteche di Lipsia e Francoforte sul Meno si trovano diverse opere sulla "battaglia delle SS tedesche".