Marzo 1974, Xi'an, Cina. Un giovane contadino di nome Yang Zhifa, durante lo scavo di un pozzo, trova delle antiche sepolture con statue.
Si tratta del mausoleo con il famosissimo esercito di terracotta dell'imperatore Qin Shi Huang, primo imperatore della Cina.
Dal 1987, il sito è diventato Patrimonio dell'umanità dell'Unesco.
Marzo 1974, Mont'e Prama, Sardegna. Durante la semina di un terreno, due agricoltori, Sisinnio Poddi e Battista Meli, trovano i primi resti di statue in arenaria, alte tra i 2 e i 2,5 metri, raffiguranti degli antichi guerrieri sardi a guardia delle sepolture sottostanti. Gli scavi successivi porteranno alla luce anche dei modelli di nuraghe, oltre a utensili e tanto altro.
Se il meraviglioso sito archeologico cinese attira circa 5 milioni di visitatori ogni anno, non può dirsi lo stesso per quello sardo, trattato come fosse un luogo da far finire nell'oblio della storia.
Potrebbe sembrare un paragone azzardato, ma a livello di importanza la scoperta dei giganti avrebbe meritato un maggior risalto a livello internazionale, rispetto a quello ricevuto fino a oggi.
Il complesso cinese ha goduto di imponenti campagne di scavi, che hanno permesso di portare alla luce migliaia di reperti e un enorme giro di affari grazie alle visite dei turisti (120 milioni in totale dal 1979 a oggi); a differenza del sito di Mont'e Prama, dove gli scavi sono andati a singhiozzo per decenni, con le prime campagne di scavo tra il 1975 e il 1979, che portarono alla luce oltre 5 mila frammenti tra statue e tutto il resto.
Dopo questi scavi? Grandi aperture e milioni di visitatori a Mont'e Prama? Patrimonio dell'Unesco?
Niente di tutto questo. I frammenti verranno tenuti per una trentina d'anni al Museo archeologico nazionale di Cagliari, dimenticati in qualche magazzino buio e polveroso.
Solo nel 2005 verranno stanziati i soldi necessari per restaurare queste bellissime ed enigmatiche statue, la cui datazione è dibattuta, ma che si collocherebbe tra il XIII e il IX secolo a.C., in tal caso i Giganti di Mont'e Prama sarebbero tra le statue più antiche del Mediterraneo (più antiche delle famose statue greche!).
Le statue, inoltre, sono estremamente dettagliate, con tanto di rilievi e decorazioni, e alcune di esse sono visitabili al museo di Cabras (consiglio assolutamente di andarci), tra cui quelle dei pugili, degli arcieri e dei guerrieri, oltre ai bellissimi modelli di nuraghe in arenaria. Inoltre è interessante notare la somiglianza di alcune statue con i bronzetti nuragici (come se i bronzetti fossero una riproduzione in miniatura di esse).
Qualcuno potrà obiettare che quindi dei Giganti se ne parli e che siano valorizzati; la realtà è che non se ne parla abbastanza e le scoperte vanno ancora oggi a rilento.
Basti pensare che i recenti scavi tra il 2014 e il 2016 hanno portato alla luce resti bronzei, nuove statue, resti di edifici e altro; i controlli con il georadar hanno evidenziato come l'area da scavare sia enorme (si parla di oltre 16 ettari pieni di anomalie, rispetto ai 750 mq scavati finora) e che forse lì sotto ci siano i resti di un vero e proprio insediamento urbano.
Si dice che i soldi per gli scavi scarseggiano, ma immaginatevi quanti ne entrerebbero con centinaia di migliaia di visitatori se il sito fosse davvero curato e ampliato con delle importanti campagne di scavi prima e maggiore pubblicità poi (notevole e rincuorante il fatto che, allo stato attuale, il museo dedicato riesca a fare dei numeri importanti, ma immaginate cosa si potrebbe ottenere con una vera valorizzazione).
Invece, sopra i terreni individuati come zone piene di reperti si è lasciato che si piantassero dei vigneti e poi, dulcis in fundo, si è deciso di sperperare qualche centinaio di migliaia di euro (nonostante si dica che non ci sono mai abbastanza soldi per finanziare gli scavi) per promuovere il nuovo nome delle statue di Mont'e Prama, conosciute da tutti con il nome di "Giganti", ma ora cambiato in un anonimo e insipido "Eroi".
È triste constatare come un sito che potrebbe riscrivere parte della misteriosa storia dell'antico popolo sardo sia trattato con una tale superficialità, come se si abbia paura di ammettere che la visione imposta da alcuni "super esperti" che hanno scritto fior di saggi nei quali i Sardi erano relegati al ruolo di primitivi che aspettavano l'arrivo di Punici, Fenici e Romani per superare l'età della pietra (nonostante i nuraghe e i pozzi sacri dimostrino il contrario) sia una visione ormai ampiamente superata.