EXCALIBUR 121 - novembre 2020
in questo numero

Statue e veli d'ipocrisia

Sempre in prima linea a rinunciare alla nostra dignità

di Alessio Dettori
'Allegoria della battaglia di Lepanto' di Paolo Veronese
"Allegoria della battaglia di Lepanto" di Paolo Veronese
Ci risiamo!
Quando si tratta di assoggettarsi al politicamente corretto, l'Italia è sempre in primis a genuflettersi a logiche che, prima di essere demenziali, sono addirittura non richieste, nemmeno dall'auto-razzismo politicamente corretto.
Ecco che nel 2020 si deve assistere a siparietti di cattivo gusto, che ripercorrono i "fasti" del 2016, quando si decise di coprire le statue che rappresentavano persone nude nei Musei Capitolini, per non "offendere" il presidente dell'Iran, Hassan Rouhani.
Stavolta le statue non sono state coperte fisicamente, ma idealmente, perché con la scusa dell'approvazione della Convenzione di Faro, l'Italia si potrà nuovamente prestare a simili, squallidi, episodi.
Ovviamente, a sinistra, c'è stata la solita levata di scudi, volta a esaltare la bontà di questa convenzione e negando che possa portare a simili episodi, ma basta leggere alcuni articoli di essa, liberamente consultabile sul sito del Senato, per far suonare qualche campanello d'allarme. L'articolo 4, che recita «L'esercizio del diritto al patrimonio culturale può essere soggetto soltanto a quelle limitazioni che sono necessarie in una società democratica, per la protezione dell'interesse pubblico, degli altrui diritti e libertàµ.
Resta da capire quali siano le limitazioni necessarie.
Ma anche l'articolo 7 lascia perplessi, visto che il paese firmatario si deve impegnare a stabilire dei procedimenti di conciliazione tra comunità diverse, qualora le due parti dovessero dare un'interpretazione diversa riguardo una determinata opera (quindi tante opere come la famosa "Allegoria della battaglia di Lepanto" potrebbero diventare il pomo della discordia tra due comunità diverse, in quanto riprende una battaglia tra musulmani e cristiani).
Quindi l'Italia si ritroverebbe anche a dover mediare per una propria opera d'arte? Follia.
L'articolo 16, invece, parla di un contorto sistema di vigilanza per assicurare l'applicazione della convenzione, tramite un comitato apposito. La convenzione venne ideata per risolvere i problemi delle opere d'arte nella turbolenta area dei Balcani, con varie etnie sul piede di guerra; ma in un paese come l'Italia, che non ha questo genere di problemi, non si sentiva il bisogno di una cosa simile.
Se questa convenzione è così bella, perché altri paesi come Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Olanda e altri non l'hanno firmata? Perché proprio l'Italia, che ha il patrimonio artistico più grande del mondo, ha sentito il bisogno di firmare una convenzione che ha, al suo interno, articoli che prestano il fianco a svariate interpretazioni da parte di chi dovrà applicare eventuali "limitazioni necessarie alla società democratica" e interpretazioni su come mediare tra comunità in disaccordo (magari facendo rimuovere una statua, presente in una piazza da secoli, ma che disturba una delle parti in causa, che la interpreta come offensiva).
Infine c'è anche un problema di rispetto. L'Italia non viene più presa sul serio a livello internazionale su tante questioni perché, da troppo tempo, numerosi politici italiani, contagiati dal virus dell'auto-razzismo, abbassano ossequiosamente la testa al cospetto di omologhi di altri paesi (come per la questione delle statue coperte). In questo modo non si dà una dimostrazione di rispetto; ma bensì viene data l'immagine (sbagliata) di uno stato incapace di interagire alla pari con un altro stato e incapace di difendere la propria cultura, la propria storia e le proprie radici.
Tutto il contrario dell'Italia che fu; che rispettava tutti, ma non si sentiva inferiore a nessuno.
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VICO SAN LUCIFERO