Mons. Ledda in una pubblica manifestazione della polizia venezuelana
Il suo reparto, il Btg. "M - Guardia del Duce", ai primi di febbraio del '45 fu trasferito in Valtellina nella famosa ridotta che avrebbe dovuto rappresentare l'ultima difesa delle milizie fasciste contro le truppe alleate.
Nei giorni precedenti l'uccisione di Mussolini, in particolare il 26 e 27 aprile, una colonna di Camicie Nere comandata dal maggiore Vanna, fra cui 150 legionari della Guardia del Duce, ingaggiarono violenti combattimenti con le forze partigiane nel tentativo di raggiungere la località dove si trovava Mussolini.
Giunti presso il comune Ponte della Valtellina, il 28 fu data loro la notizia dell'uccisione di Mussolini. Ricevettero l'offerta di resa da parte partigiana, con garanzia della loro immunità. Malgrado gran parte dei legionari, non a torto, volessero continuare a combattere, il maggiore Vanna si arrese.
Mal gliene incolse: fu il primo a essere eliminato seguito da un gran numero di militi. Quanto a don Ledda, possiamo solo presumere che sia riuscito a evitare di farsi catturare e a rientrare fortunosamente in Sardegna, presumibilmente alla fine del '45.
Nel 1949, su richiesta del Vaticano, si recò in Venezuela. Lì, dopo aver appreso in breve tempo la lingua spagnola, diventò prima editorialista e poi direttore del più importante quotidiano cattolico del paese: "Fe y accìon". Successivamente nella capitale dello Stato venezuelano di Lura, Barquisimeto (1.200.000 abitanti), diventò editorialista del quotidiano di quello Stato: "El Impulso". Qui manifestò le sue tendenze letterarie scrivendo articoli e racconti anche relativi alla Sardegna e al suo paese natale: Sindia.
Né gli viene meno l'antico spirito "repubblichino" attaccando spesso e volentieri gli Usa, tetragono ai consigli e agli inviti alla moderazione e alla prudenza che gli venivano da più parti. Ciò non gli impedì di diventare membro del Collegio Nazionale dei giornalisti. Avendo ottenuto l'incarico onorifico di cappellano di Sua Santità, ne conseguì la promozione a monsignore.
Ricoprì importanti incarichi nell'ambito della gerarchia cattolica: fu, tra l'altro, sovraintendente ai cappellani delle carceri, cappellano della polizia, membro del tribunale ecclesiastico, membro della commissione diocesana per il pellegrinaggio nazionale in onore della Vergine di Coromoto, ecc..
Veniva spesso in Sardegna e nella sua Sindia dove incontrava i vecchi fascisti e commilitoni, in particolare l'indomito don Ciceri che ancora negli anni '70 protestava contro l'Ordinariato militare per essere stato epurato a seguito della sua militanza nella Rsi.
Don Ledda concluderà la sua avventurosa vita terrena l'1 giugno del 1986 a Barquisimeto.