I comunisti si organizzano nel centro-nord

Caduto il fascismo, nel mese di agosto del '43, i comunisti, suddivisi in cellule, furono inviati nelle località più importanti del centro-nord, col compito di organizzare la guerra "patriottica" contro i Tedeschi.
Il 20 settembre 1943 a Milano venne costituito il comitato militare del Pci che in ottobre si trasformò in comando generale delle Brigate d'assalto Garibaldi, sotto la direzione di Longo e Secchia. Dopo la dichiarazione di guerra alla Germania del governo Badoglio (13 ottobre 1943), il comando generale delle Brigate Garibaldi diramò un documento in linea con le direttive politiche del Pci a favore dell'intensificazione della guerra partigiana, caratterizzato da un appello alla lotta senza quartiere contro i Tedeschi e i militanti del nuovo fascismo repubblicano.
Associati alle Brigate Garibaldi erano i Gruppi di Azione Patriottica (Gap), che nelle città operavano azioni di sabotaggio e attentati contro gli uomini del fascismo. La lotta fu condotta in termini nuovi rispetto ai vecchi canoni del conflitto armato.
L'obbiettivo non era quello di sconfiggere il nemico (cosa del resto impossibile), quanto quello di renderlo insicuro e di esasperarlo con una serie continua di attentati e di uccisioni di scarso peso militare, ma che suscitavano reazioni inconsulte e rabbiose di cui spesso faceva le spese la popolazione. Per farla breve, alla vigila del 25 aprile, il Pci riuscì, avendone la forza politica e militare, a imporre alle forze non comuniste l'insurrezione, con l'occupazione di tutti i grossi centri dell'alta Italia, prima dell'arrivo degli Alleati.
L'operazione fu anche a basso rischio, dato che i partigiani calarono a Torino e Milano solo una volta che queste vennero evacuate dalle formazioni fasciste. Lo scopo era evidente: porre gli Alleati di fronte al fatto compiuto di un territorio completamente liberato, con propri organi di governo amministrativi e giudiziari rispondenti formalmente al Clnai, di fatto al Pci.