Distretto Militare di Milano, 30 gennaio 1944: al centro si riconosce il Generale Gioacchino Solinas e alla sua destra Vincenzo Costa, futuro federale fascista di Milano
Ai primi di novembre il Generale Solinas si insediò al Comando Regionale della Lombardia, ganglio vitale dell'amministrazione militare preposto all'arruolamento e alla fornitura dei materiali di equipaggiamento, di cui vi era penuria a causa dei pesanti prelevamenti tedeschi e dei saccheggi avvenuti nell'immediatezza dell'8 settembre.
"Salvare il salvabile" era l'obiettivo posto da Gambara e a questa finalità si attenne Solinas, nonostante i gravi problemi da affrontare e le complicazioni derivanti dallo scontro in atto fra la componente militare (Graziani, Gambara, Canevari) che era orientata verso un esercito apolitico reclutato mediante la leva, e l'ala più radicale del fascismo repubblicano (Pavolini, Mischi) che paventando un esercito inquinato da badogliani e massoni privilegiava una forza su base volontaria e controllata dal partito.
Solinas si trovò quindi a operare in un ambiente travagliato per un verso dai bombardamenti e dal terrorismo gappista, per l'altro da lotte intestine e ingerenze tedesche, ma seppure osteggiato e accusato di essersi circondato di ufficiali massoni seppe mantenersi al di sopra delle parti, guadagnandosi l'appoggio nel cosiddetto
"partito delle medaglie d'oro", rappresentato da personaggi influenti, quali il conterraneo Francesco Maria Barracu, sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Carlo Borsani, invalido di guerra e direttore del quotidiano "La Repubblica Fascista" e Fulvio Balisti, vice segretario del partito, già Comandante del Reggimento "Giovani Fascisti", che a Bir-el-Gobi si era battuto contro gli Inglesi con grande valore.
I risultati comunque non mancarono e l'opera di reclutamento, bene avviata nei mesi finali del '43, continuò con discreto successo anche all'inizio del '44, quando si instaurò una fattiva collaborazione con Vincenzo Costa, commissario federale di Milano, che fra l'altro consentì di formare in breve tempo un battaglione di alpini reduci dalla Russia da inquadrare nella costituenda Divisione "Monterosa".
Le cose cominciarono ad andar male nel prosieguo dell'anno quando il Nord Italia fu preso nel vortice della guerra civile e a prevalere furono le logiche crudeli del terrorismo e della rappresaglia, di cui Solinas fa ricadere la responsabilità sulle bande partigiane come sui reparti paramilitari della Repubblica Sociale, «
ugualmente responsabili di aver spinto il popolo all'odio fratricida».
La lotta all'interno delle istituzioni repubblicane e i contrasti con il potente generale tedesco Leyers, responsabile della produzione industriale in Italia, determinarono in giugno il trasferimento di Solinas al Centro per la costituzione delle Grandi Unità di Vercelli dove prestò servizio per alcuni mesi, venendo poi
estromesso dall'esercito in via definitiva.
L'operato di Solinas è ben sintetizzato nelle sue memorie:
«
In dieci mesi di servizio che vi ho prestato (il rimanente del tempo che durò la Rsi lo trascorsi esonerato dal servizio o in prigione) ho sottratto ai Tedeschi materiali bellici del valore di molti miliardi, ho fatto evitare distruzioni e asportazioni di materiali dalle fabbriche, ho risparmiato la vita e il campo di concentramento a migliaia di giovani, ho chiuso non un occhio ma entrambi quando i giovani non rispondevano ai bandi di chiamata alle armi. [...] Io ho giovato all'Italia più di quanto non giovassero certi capi politici che dirigevano o credevano di dirigere le forze della resistenza. Io, di crimini, non ne ho mai commessi».
Dopo il 25 aprile Gioacchino Solinas venne arrestato dal Cln, posto sotto processo e condannato a 20 anni di carcere per aver giurato fedeltà alla Rsi e rivestito importanti incarichi di comando, tuttavia il 18 giugno 1946 la Corte di Cassazione riformò la sentenza consentendo la piena riabilitazione del Generale.
Questa vicenda offre motivi di riflessione che vanno al di là della contrapposizione fascismo-antifascismo e della tragica contabilità della guerra civile.
Essa è la dimostrazione del fallimento del grande progetto politico, economico e militare incardinato sulla Repubblica Sociale, che non riuscì a risollevare la nazione italiana dal baratro in cui la guerra perduta e un disastroso armistizio l'avevano precipitata.
Bene farebbero i Sardi a trovare il modo per ricordare degnamente il bonorvese Gioacchino Solinas, non soltanto perché fu un valoroso soldato ma anche per aver reso nel dopoguerra un grande servizio alla nostra terra: posto dalla Fondazione Rockefeller alla direzione dell'Erlaas riuscì infatti a vincere la battaglia contro la malaria.