L'adesione alla Rsi
Durante il periodo della "Città Aperta", Solinas fu contattato da un emissario del Generale Carboni, che gli propose, ma senza alcun risultato, di unirsi alle bande che si stavano organizzando in Abruzzo. A giudizio di Sanna fu allora che il nostro Generale avrebbe perduto l'occasione di passare alla Resistenza; tuttavia ben si guarda dal considerarlo un traditore, anzi arriva persino a giustificare il suo disinteresse per la lotta partigiana di cui non avrebbe recepito l'importanza.
Ma chi mai in quei giorni confusi avrebbe dovuto spiegarne le ragioni a Solinas?
Più probabilmente è Sanna a non aver compreso che la clandestinità era una prospettiva poco allettante per un militare di carriera: un conto era essere inquadrati in formazioni regolari aventi gerarchia e regole d'ingaggio definite, altra cosa sbarazzarsi della divisa e darsi alla macchia per compiere imboscate e atti di sabotaggio, col rischio di essere trattati come franchi tiratori e fucilati sul posto dalle forze di sicurezza.
Per gli ufficiali presenti nella Capitale, schierarsi con la Rsi fu una scelta inevitabile e largamente condivisa, vista la rilevante partecipazione alle adunate promosse da Graziani, cui prese parte, naturalmente in uniforme, anche il Generale sardo. La sua presenza venne notata e tanto il Maresciallo che il Generale Gambara, Capo di S.M. dell'Esercito, lo vollero incontrare poiché la nuova struttura militare aveva bisogno di ufficiali di provata esperienza.
Il colloquio con Gambara ebbe luogo a Palazzo Baracchini il mattino del 3 novembre e fu determinante per l'adesione alla Rsi:
«Egli mi accolse affabilmente ed entrò subito nell'argomento: "Allora, cosa vuoi, un comando provinciale o regionale?". Risposi che non volevo e non potevo accettare nessun comando dati i miei precedenti di Roma e il rancore dei Tedeschi. "Ma i Tedeschi fin ora non ti hanno fatto nulla di male, anzi ti hanno trattato troppo bene, anzi si tratta di agire a danno dei Tedeschi che ci stanno portando via tutto e ci lasceranno solo gli occhi per piangere se non ci affrettiamo a salvare il salvabile". Concluse dicendo che io nelle mie particolari situazioni non avevo affatto da scegliere: "Se questo è un ordine mi vedo costretto a obbedire e obbedisco"».
Da questa frase traspare quanto fosse radicato in Solinas il senso del dovere, che dapprima lo portò a combattere i Tedeschi, poi a servire lealmente nella Rsi e le ragioni di questa scelta sono ben chiarite nel suo memoriale:
«Per me e per tantissimi altri avvenne un fatto di coscienza: a quale delle due Italie e dei due governi che di fatto esistevano in quel momento bisognava dare la nostra opera di soldati? Non certo alle Italie governate dalle fazioni, ma all'Italia una, dalle Alpi alla Sicilia. Feci anch'io la mia scelta e ancora non so dire se giusta o sbagliata: lo dirà la storia. Se sbagliata, ho pagato. Ma allora e ora la coscienza mi ha sorretto e mi sorregge perché ho operato solo al servizio e per il bene dell'Italia».