I cittadini chiedono una politica che riparta dal territorio
C'è un elemento che esce rafforzato prepotentemente da queste elezioni. Ed è la richiesta dei cittadini di una politica che riparta dal territorio.
Inutile ribadire la forte crisi che la politica sta attraversando, sarebbe come ripetere una filastrocca. I cittadini, anche quelli che non vanno a votare e continueranno a non andare alle urne, hanno già dato la loro preferenza: gente seria, onesta e che ti guardi in faccia.
Non ci sono scuse, non ci sono attenuanti.
Chi fa politica una volta all'anno, a parte rare eccezioni di nomi forti espressioni della società civile (che però per certi versi fanno politica nei propri ambiti di competenza), verrà punito. L'elettore non firma più deleghe in bianco, senza badare ai contenuti e all'impegno del politico in causa.
I politicanti vengono puniti dall'astensione, simbolo di disaffezione, disinteresse e scoraggiamento. E chi va a votare, i pochi che vanno a votare, danno una punizione ancora peggiore, inserendo nell'urna preferenze "ribelli" per partiti che, in vari modi, sul territorio sono presenti e continueranno a esserci, con messaggi forti e chiari, condivisibili o meno.
Dunque, se pensavamo che fosse stato il 2013 l'anno della svolta, non avevamo capito nulla. Ci sono ancora coloro che cercano di tergiversare, ma il cittadino non perdona. Servono politiche coraggiose e sincere, così come i politici stessi di cui la società necessita.
Per una volta l'Europa, o meglio i cittadini europei, ci ha chiesto un'ottima cosa: una politica vera e a portata di mano. Non tradiamo di nuovo la fiducia.