Il periodico "Voce Serafica della Sardegna"
Madre di misericordia,
Eluana non c'è più,
Le mani assassine
Hanno bevuto il suo sangue!
Un altro Golgota della vita
un'altra croce è innalzata
nel cuore del ludibrio.
Gli angeli sono scesi nel deserto
a prendere questa vittima,
olocausto di amore
per un branco di lupi!
Padre Stefano Mascia
Che Papa Benedetto XVI, non a caso definito dagli anticlericali di casa nostra "pastore tedesco", avrebbe introdotto nella chiesa cattolica un po' di rigore teologico, intellettuale e morale non avevamo dubbi. Come pure che avrebbe sostituito il linguaggio dolciastro, ambiguo, "italiano", tipico della curia romana, con discorsi chiari, precisi, inequivocabili e anche "cattivi", frutto certo della sua personalità, ma anche del fatto che l'Italiano con cui si esprime è una rigida traduzione dal Tedesco, che è una lingua che si presta poco ai fronzoli, ai giri di parole, al dire e non dire in cui noi siamo maestri.
Quello che invece non ci saremmo aspettati è che questo nuovo linguaggio sarebbe arrivato così presto anche in Sardegna, avendo dimenticato che anche la lingua sarda, come il Tedesco, è priva di fronzoli, chiara, concisa e anche brutale.
Dico questo perché qualche tempo fa mi capitò, per caso, di sfogliare un mensile cattolico sardo, che più sardo non si può: "Voce Serafica della Sardegna", organo dei frati cappuccini francescani di Sant'Ignazio da Laconi.
Per caso mi cadde l'occhio sull'editoriale del direttore, Padre Tarcisio Marco Mascia, dal titolo inequivocabile: "I nuovi barbari". Ma chi sono questi nuovi barbari secondo Padre Mascia? Eccoli: «
Come si fa - mi dicevo - ad aver comprensione e giustificazione per chi ha voluto che Eluana venisse "allontanata" da questo mondo? Com'è possibile esprimere vicinanza e affetto (giornali, tv, politici, uomini di cultura hanno usato proprio questi termini) a un padre che avrebbe dovuto battersi con tutte le forze per prolungare il più possibile la vita di sua figlia e che invece mette in essere un insieme di procedure per sopprimerla? Perché tentare di sovvertire le nozioni di vita e di morte su cui da sempre si misura il livello di civiltà di un popolo? La tutela dei deboli - Eluana era una di questi - ha qualificato da sempre la nostra civiltà, anche a livello giuridico e legislativo.
Chi sono dunque questi nuovi barbari che vogliono a tutti i costi scardinare i valori più sacri della nostra storia, legati chiaramente alla fede cristiana? Sappiamo che esistono, che hanno un nome e un cognome, che sono sostenuti da alcune forze politiche, che hanno in mano molte leve di potere, che combattono in tutti i modi la presenza della Chiesa».
È difficile rappresentare in così poche righe il caso Eluana e al contempo darne una interpretazione e un giudizio inequivocabile sul piano umano, politico e civile.
Per dirla tutta: la morte di Eluana è una sconfitta della "nostra" civiltà e una vittoria della "loro" barbarie. Ma Padre Mascia non si ferma qui e va ben oltre: «
Butto giù queste note quando la nostra Isola è andata alle urne per scegliere i suoi governanti: I risultati della consultazione sono noti: ne è venuto un ribaltone con vincitori e vinti. Anche il paese, a livello nazionale, è rimasto allibito davanti all'accaduto. Una piccola riflessione si impone: il popolo, nel chiuso dell'urna, decide quel che vuole, anche a dispetto di quanti vogliono imporgli scelte che non condivide (è la vendetta di Eluana?). Cari amici, scusate queste riflessioni, che vi propongo con insolita crudezza e che vogliono essere un servizio reso alla verità che ci fa liberi».
Qualche considerazione che riguarda anche noi. Che da parte nostra non ci si aspettasse una vittoria, almeno così travolgente, di Cappellacci, è fuori discussione. Anzi molti, colpiti dall'affluenza e dall'entusiasmo della gente ai comizi di Soru, avevano pure paventato una sconfitta.
A cose fatte non sono mancate le spiegazioni: l'intervento di Berlusconi, la frattura nel partito democratico, la crisi della sinistra, ecc.. Ma, in realtà, nessuna di queste spiegazioni è apparsa convincente, e a tutt'oggi quella travolgente vittoria che ha sconvolto non solo il quadro politico sardo, ma anche quello nazionale, rimane inspiegata.
Che non abbia ragione Padre Mascia a presentare, anche se in forma dubitativa, la vittoria di Cappellacci come la vendetta di Eluana?
Per carità! Per noi dotti razionalisti del XXI secolo questa è pura eresia! Padre Mascia, probabilmente nella foga dello scrivere, per un momento ha dimenticato il Vangelo del perdono per dare sfogo al codice barbaricino che ogni buon Sardo si porta nel proprio
dna. Oppure, più prosaicamente, ascoltando in confessione tante pecorelle sarde, si è reso conto prima e meglio di tanti politici che certo contano la crisi economica, i disagi personali e familiari, le alluvioni, gli incidenti e gli accidenti, ma pur sempre questo bistrattato popolo, vittima della società dei consumi e "telediretto", quando si tratta di scegliere tra valori e pseudovalori, tra veri e falsi pastori, non ha dubbi: sceglie bene.
Occhio compagni: Dio è con noi e con Cappellacci.