I distretti industriali
L'associazionismo aziendale come concreta possibilità di sviluppo socio-economico delle aree depresse
di Alberto Meconcelli
Costituiscono entità socio territoriali caratterizzate dalla compresenza attiva, in un'area territoriale circoscritta, naturalisticamente e storicamente determinata, di una Comunità di persone e di una popolazione di imprese.
Uno degli elementi definitori essenziali del distretto è quindi l'integrazione dei fattori sociali e culturali con quelli economici, all'interno di un'area geograficamente circoscritta, originando un unico insieme socio-economico.
Un ulteriore aspetto che definisce il distretto è la presenza di un'attività industriale che, se anche non necessariamente concentrata in un solo settore manifatturiero, deve comunque costituire, all'interno di una filiera di attività, l'area produttiva principale, rappresentante il motivo propulsivo di tutto il sistema economico locale.
Ogni distretto industriale è composto, tra l'altro, da una comunità di persone fisiche il cui tratto saliente è quello di essere accomunate da un insieme omogeneo di valori e di idee che si esprimono non solo nelle manifestazioni dell'etica professionale ma anche nello stile di vita quotidiana. Un sistema culturale conosciuto e condiviso dai membri del distretto appare vitale per la genesi e lo sviluppo delle economie locali poiché garantisce importanti elementi di compenetrazione e coesione che culminano nella volontà di lavorare e crescere insieme.
La struttura sociale delineata è data dalle consuetudini e dalle regole che da esse derivano, che diffondono, cementano e trasmettono i valori tipici del distretto da una generazione all'altra.
Essi vanno inquadrati all'interno di una cornice che definisce i margini di una sorta di interesse generale che va oltre quello del singolo ed è ben interiorizzato dalla popolazione locale nel suo complesso.
Le considerazioni riportate non devono far pensare a un sistema chiuso ma a un sistema solidale dove ognuno è consapevole che singoli benefici possono essere tratti solo in presenza di un costante sviluppo nell'intera comunità.
Seguendo tale impostazione, finisce col perdere significato la politica degli incentivi finanziari alla singola impresa e acquisisce notevole importanza l'intervento indiretto a sostegno delle infrastrutture e la distribuzione efficiente dei servizi pubblici.
Uno degli elementi tipici nell'organizzazione produttiva di un distretto industriale consiste nella divisione del lavoro tra le imprese, che manifesta i suoi effetti nella specializzazione produttiva in determinate fasi del processo di trasformazione industriale; da ciò è evidente che la diffusione del modello distrettuale trova terreno fertile in quelle attività industriali caratterizzate da una relativa facilità di scomposizione dei processi produttivi. Pertanto un'altra caratteristica essenziale dei distretti industriali è, in contrapposizione al modello fordista della grande impresa, la struttura produttiva imperniata sulla flessibilità, che consente alle piccole e medie imprese appartenenti al distretto di adeguarsi più velocemente e con minori costo alle mutevoli esigenze del mercato.
Anche l'acquisizione di beni strumentali specializzati nella produzione desiderata normalmente, con piccoli e poco dispendiosi accorgimenti, è riconvertibile in lavorazioni similari e in grado di rispondere tempestivamente a improvvise variazioni della domanda.
Va inoltre segnalato il frequente ricorso a risorse familiari per il reperimento dei mezzi finanziari; tale opportunità assume estrema rilevanza.
Un altro importante effetto dell'utilizzo delle risorse familiari sta nei risvolti che vengono garantiti in termini di flessibilità occupazionale. È evidente che in un'impresa di piccola dimensione, eventuali punte di domanda potranno essere superate con la partecipazione motivata alla produzione di tutto il nucleo familiare, evitando per quanto possibile di ricorrere a manodopera esterna, che oltre ad aumentare i costi può rivelarsi un fattore di rigidità una volta esaurita la fase di espansione.
In conclusione, la possibilità di modificare rapidamente alcune caratteristiche della produzione e la partecipazione attiva dell'intero nucleo familiare alla vita dell'impresa, finiscono con l'innescare meccanismi automatici di flessibilità gestionale, che nelle altalenanti fasi economiche possono consentire il superamento del momento congiunturale sfavorevole.
Nei distretti, poiché ogni membro è pervaso anche inconsapevolmente dalla atmosfera industriale che aleggia nell'aria, l'innovazione competitiva, che dipende più dall'accumularsi di piccole intuizioni e miglioramenti che da radicali cambiamenti tecnologici, viene vista con la partecipazione attiva di tutta la comunità di persone e di imprese in ogni suo livello. Va a tal proposito aggiunto che la formazione culturale omogenea e l'insieme di valori che prevale all'interno di un distretto in genere comprendono anche l'orgoglio di essere tecnologicamente aggiornati.
Una delle principali difficoltà in cui la piccola impresa quotidianamente si imbatte sta nel reperimento delle risorse finanziarie a tassi di remunerazione competitivi.
Per quanto attiene le piccole entità produttive operanti all'interno di un distretto industriale, è fondamentale il ruolo della cosiddetta "banca locale", spesso nata e sviluppatasi con lo stesso distretto, frutto dell'insieme di valori su cui poggia l'intera struttura del sistema locale e quindi maggiormente attenta verso le aziende a esso appartenenti.
La banca locale (o quantomeno un consorzio di garanzia fidi espressione dell'imprenditoria locale) per sua natura e origine conosce profondamente la situazione dell'economia distrettuale coi relativi punti di forza e di debolezza, ed è consapevole delle principali problematiche che quotidianamente devono affrontare gli operatori economici. In virtù di ciò nessuno meglio di essa è in grado di attivare una serie di strumenti e di servizi finanziari, anche confezionati su misura, capaci di facilitare l'attività gestionale del piccolo imprenditore.
Vi è quindi l'opportunità, sancita e avvalorata dal legislatore, di creare forme di associazionismo, emanazione e interfaccia stessa del distretto, in grado non solo di contrattare il prezzo di acquisto e di vendita dei beni, ma anche di facilitare il reperimento delle risorse finanziarie con concrete possibilità di ridurre l'onere degli interessi passivi.
Appare evidente che il successo di un simile approccio è fortemente correlato al grado di cooperazione che esiste tra le imprese, alla consapevolezza che solo associandosi sarà possibile competere con la grande impresa e infine, elemento determinante e ricorrente, al livello di intensità e diffusione del sistema di valori che regola la vita del distretto.
Quindi il distretto industriale è un efficace modello organizzativo all'interno del quale sono rinvenibili fattori ambientali favorevoli allo sviluppo e alla diffusione dello spirito d'impresa.
A questo punto si pone il problema se il modello del distretto industriale possa essere esportato e replicato in aree depresse o se esso sia esclusivamente il prodotto di processi socio-economici storicamente e geograficamente delimitati, e quindi ristretto alle sole aree in cui si manifesta spontaneamente.
Le caratteristiche del distretto possono trovare massima esplicazione solo in quelle località dove già naturalmente si sia manifestata una certa spontaneità produttiva e dove già piccole e medie imprese senza un impegno preciso e definito siano riuscite a creare condizioni di dipendenza e integrazione.
Infatti un distretto può essere definito tale e avere successo a patto che, autonomamente, in una certa area si sia generata tra le imprese una rete di rapporti interaziendali, e soprattutto gli operatori economici siano bene integrati con la cultura e gli aspetti sociali locali.
Nel caso in cui già ricorrano tali condizioni, sia pure allo stato embrionale, sarà possibile attraverso adeguate politiche atte a rafforzare la cornice creata dal gioco naturale degli eventi, lo sviluppo economico locale basato sul modello distrettuale.
In definitiva l'attenzione delle autorità preposte alle politiche industriali regionali dovrebbero concentrarsi non tanto sulla perfetta replicabilità di modelli esterni, quanto cercare di individuare forme, sia pur rudimentali, di aggregazione distrettuale già esistenti nelle aree depresse per poi analizzare le possibilità di crescita e gli eventuali interventi, anche di carattere politico, da intraprendere per abbattere gli ostacoli che impediscono, rallentano o comunque rendono poco competitivo lo sviluppo naturale del sistema economico locale.
I distretti industriali sardi
I 5 distretti industriali della Sardegna.
1. distretto del tappeto di Samugheo (21 imprese, fatturato di 93 milioni di euro);
2. distretto del sughero di Calangianus-Tempio (156 imprese, fatturato di 93 milioni di euro);
3. distretto del marmo di Orosei (43 imprese, fatturato di 22 milioni di euro);
4. distretto del granito della Gallura (283 imprese, fatturato di 240 milioni di euro);
5. distretto del pecorino (19 imprese e 13 cooperative, fatturato di 215 milioni di euro).