Lettere e opinioni
Lo spazio dei lettori
della Redazione
Attenzione alla corrente...
L'impegno profuso per la manifestazione dedicata a Sergio Ramelli ha sottratto del tempo prezioso alle riflessioni, relegando nei piani bassi le quisquiglie dialettiche. Ecco perché solamente a distanza di tempo replico con piacere a un intervento - firmato Pietro Salaris - pubblicato nell'"Excalibur" del mese di settembre all'interno della rubrica "Lettere e opinioni" col titolo "A proposito dei giovani alleanzini".
Dall'attenta lettura è sorta spontanea una prima riflessione, che considero assolutamente positiva. Finalmente, a furia di metter in fila pensieri e parole, qualcuno si è destato. Un successo orgogliosamente da ascrivere come successo personale.
Sono riuscito nell'impresa che maggiormente anelavo: riuscire a risvegliare - grazie a una buona dose di vis polemica contenuta in alcuni interventi pubblicati su "Excalibur" - anche le menti e le coscienze più assopite, più cloroformizzate, più ottenebrate. Provocando una reazione, impresa ancora più ardua, anche tra coloro che fanno spesso mistero criptico dei propri pensieri. E, se mi è permesso uno slancio di narcisistico orgoglio, non si tratta di un risultato da poco.
Superato l'entusiasmo per l'obiettivo conseguito, ho dovuto più attentamente soffermarmi sull'esegesi della lettera, che sarebbe stata partorita per colpa di un critico intervento sull'attuale momento del mondo giovanile di A.N..
Leggo che mi sarei fermato «sul più bello, arrivando alla scontata conclusione dei giovani che hanno poco da dire in termini di idee e contenuti perché sotto la tutela delle correnti», quindi poche righe sotto, eleggendosi al ruolo ingrato di mio biografo, l'autore ricorda ai più sprovveduti e smemorati che anche «Fabio è stato uomo di corrente, finiano prima, gasparriano poi».
Ahimè, lo confesso. Sono stato smascherato. Anche io fui uomo di corrente. Non sapevo, però, che questo togliesse il diritto al commento e alla proposta. In verità, lo sono stato anni or sono all'interno dell'allora Movimento Sociale Italiano. Scendendo nei dettagli, prima aderendo alla componente guidata da Giorgio Almirante e poi a "Destra protagonista", che portò Gianfranco Fini alla segreteria nazionale del M.S.I. (chi è senza peccato, scagli la prima pietra...). Tutto questo è accaduto fino al lontano 1991, anno al quale risale la mia ultima tessera di partito (per i più distratti, ricordo che "Fiuggi" è del 1995).
Non ho quindi ancora vestito la maglietta del "gasparriano", peraltro neanche quella dell'"alemanniano" o del "matteolitico" (ogni riferimento all'attualità della corrente del Ministro è puramente voluta). Ma non voglio porre limiti alla provvidenza, seppure non abbia mai vissuto la mia militanza nel mito dei capicorrente.
Potrà sembrare una precisazione di poco conto, ma, a mio avviso, le correnti dell'allora M.S.I. possedevano una diversa dignità culturale e politica, determinata da anni di dibattiti interni (veri e propri scontri dialettici e non) e da concrete differenze su contenuti e prassi politica. Diversità che oggi facilmente si omogeneizza e si confonde, risultando non sempre rilevabile negli attuali schieramenti interni di Alleanza Nazionale.
Comunque, con letizia del mio attento lettore, confermo: come ogni essere umano pensante, anche io sono stato e resto un uomo di parte. Che prende parte, in maniera netta e inequivocabile. Non mi sembra, però, una grande rivelazione.
Invece, mi è ancora ignoto, nonostante gli sforzi e la altrui collaborazione, perché le mie osservazioni sugli alleanzini perderebbe di credibilità, e perché, peggio ancora, sarebbero «in contraddizione con la personale storia politica». Si tratta di un passaggio poco comprensibile nella sua dinamica. Inoltre, parrebbe che per chi ha compilato la lettera possa rappresentare un limite, un peccato imperdonabile, un macigno irremovibile avere una personale storia politica, essersi arricchiti (per i maliziosi evidenzio il senso figurato del verbo...) grazie a un passato di militanza, aver ricoperto ruoli di responsabilità nell'organizzazione, aver partecipato ad alcune scelte importanti (sia per il M.S.I. che per il Fronte della Gioventù di quegli anni), aver lasciato una traccia, seppure minima, nella storia del movimento giovanile. Comunque stiano le cose, mi approprio con piacere del riconoscimento, forse involontario, e commosso ringrazio. Un complimento che considero ancora più bello, se penso che ad altri aspiranti non è capitata questa fortuna e costoro si sono dovuti accontentare di vivere in maniera anonima e trascurabile il loro passaggio nelle organizzazioni giovanili.
Rinuncio alla lettura critica di altri punti della lettera, sia per non tediare ulteriormente chi legge che per difficoltà oggettive, e termino la mia lettera prendendo in prestito la generosa metafora usata nella conclusione. Apprendendo che mi sarei «ritagliato un ruolo da grillo parlante» («giusto e necessario» scrive, bontà sua), confesso che, nonostante si possano ricevere colpi di martello (come nella storia di Collodi), l'insetto in questione non ha alcuna intenzione di smettere.
Per quanto siano enormi le orecchie da mercante di chi legge.
Fabio Meloni