Questa volta parliamo di noi!
Alcune idee per un dibattito sull'Associazione
di Roberto Aledda
Circa cinque anni fa, in modo assolutamente casuale, tre "vecchi camerati" presero l'iniziativa di promuovere un incontro tra ex militanti della destra cagliaritana degli anni settanta, dal quale nacque l'Associazione "Vico San Lucifero".
Erano tante le motivazioni: sicuramente il malcontento di chi, avendo speso tanti anni della propria giovinezza nella lotta politica, anche aspra, intrisa di forti tensioni ideali, che ha caratterizzato gli anni settanta, vedeva con malcelato disgusto l'affermarsi di una classe dirigente di destra rampante, priva di scrupoli e di motivazioni ideali, pronta a qualsiasi compromesso. Il desiderio, per tanti di noi che avevano abbandonato la politica da quasi vent'anni, di rituffarsi in una nuova avventura e sicuramente, per alcuni, il dispiacere di aver abbandonato il partito di provenienza, il M.S.I., nel momento in cui si doveva invece essere presenti per proporsi come alternativa alla classe dirigente. Inoltre la voglia di mettere a disposizione le esperienze, le competenze, le professionalità acquisite in vent'anni di lavoro, anche perché da giovani, ai tempi delle grande utopie, era questa la nostra visione della società (corporativismo... socializzazione... partecipazione... ricordate?).
Si decise, quindi, nell'estate del 1997 di creare una associazione culturale con l'intenzione di incidere, senza legami di partito, nella realtà politica cagliaritana.
Non ho intenzione di annoiare i lettori con un'elencazione dell'attività svolta, ma le iniziative intraprese sono state numerose: il ricordo, doveroso, dei camerati caduti negli anni settanta (Sergio Ramelli); la raccolta di ben 3000 firme (fatta insieme ai ragazzi di Azione Giovani) a Cagliari, e le tante iniziative che hanno portato all'inaugurazione del Parco dedicato ai "Martiri delle foibe", culminate in una manifestazione pubblica di grande intensità emotiva, con la partecipazione della fanfara della Brigata Sassari e degli esuli istriani e dalmati, che rimarrà sicuramente nel cuore di coloro che hanno partecipato. E inoltre i convegni sulle riforme, sulla siccità e la desertificazione, sull'identità nazionale e, l'ultimo, sull'esigenza di rompere l'egemonia culturale della sinistra; e le tante iniziative a carattere prettamente culturale e storico organizzate nelle sede della nostra Associazione. Per non parlare delle cene... un grande successo!
A questo punto l'interrogativo, e quindi lo spunto per un dibattito che vorrebbe coinvolgere tutti i nostri amici, è capire, dopo cinque anni di attività e dopo oltre quattro anni (e 27 numeri) di pubblicazione di Excalibur, quale sarà il futuro della nostra Associazione.
Siamo stati bravi a organizzare tanti convegni, sempre ben riusciti, e poi? Cioè, siamo solo una buona segreteria organizzativa, oppure è il caso che la nostra Associazione trovi il modo di incidere politicamente non solo sollevando i problemi ma anche auspicandone delle soluzioni, e come? Ne abbiamo la capacità... e la voglia?
Inoltre ci siamo proposti, nel nostro statuto, di essere una associazione aggregante per la destra cagliaritana, a prescindere dal partito di appartenenza; ma a destra, in provincia di Cagliari, c'è A.N. e solo A.N.: non esiste la Fiamma Tricolore, il Fronte Nazionale, e Forza Nuova è formata da una decina di ragazzi volenterosi, coraggiosi, in gamba, fuoriusciti da un gruppo di Azione Giovani, che hanno ben poca valenza nel mondo politico isolano.
E allora sarà il caso di affrontare seriamente il nostro rapporto con A.N. in particolare e con i partiti della Casa delle Libertà in generale? Anche perché, se all'interno dell'Associazione si parla solo di A.N., se dentro Excalibur le poche volte che si tratta di politica di discute solo di A.N., non è che la nostra Associazione sia stata fagocitata da A.N. senza accorgersene, rischiando di essere condizionata dalle divisioni e dalle polemiche (del partito) perdendo la sua funzione di aggregazione e di stimolo?
Oppure siamo condannati, "Vico San Lucifero" e la sua voce Excalibur, a limitare la nostra azione solo nel campo culturale? Abbiamo esaurito (o mai avuto) una funzione politica? Dobbiamo aggregarci a qualcuno? Avere dei padrini? Sopravvivere? E per cosa sopravvivere?
Dobbiamo "movimentare" l'Associazione, come scriveva Fabio Meloni due anni fa? Ma con chi, per che cosa, a quali prezzi? O restare un circolo chiuso, reducistico, con appuntamenti standard come il 28 ottobre, 25 e 28 aprile, aspettando qualche altra commemorazione da fare?
In un mondo di destra povero di associazioni che facciano veramente cultura, sia politica che ambientale, che non siano emanazioni di circoli di partito con l'unico obiettivo di ottenere finanziamenti pubblici, credo che la nostra esperienza, comunque vada a finire, serva come dimostrazione che, per avere un maggiore radicamento nella società e conoscenza dei suoi problemi, non bastano le strutture classiche (partiti e sindacati). Bisogna favorire iniziative che aggreghino, al di là di etichette predefinite, capacità, esperienze e professionalità di una destra che esiste, che è vivace e che non vuole essere ingabbiata nelle strutture asfittiche di un partito politico.
Un lutto per la destra locale.
Giancarlo Loi ci ha prematuramente lasciato all'età di 67 anni.
Sino all'ultimo era impegnato nel sociale in qualità di Presidente dell'"Associazione per la difesa dei Pensionati" e di animatore del Centro Sociale di Capoterra (CA), perché questo era il Suo modo di concepire lo "stare a destra".
Ci piace ricordarLo quando, nella seconda metà degli anni '60, noi, poco più che ventenni, impegnati a mettere su la sede della Giovane Italia nel Vico San Lucifero, trovammo in Lui l'amico più grande che ci fu prodigo di incoraggiamenti e di costanti, e per Lui onerosi, aiuti materiali.