La vittoria delle destre
Merito della perseveranza del Cavaliere
di Efisio Agus
Per la seconda volta, dopo quella del 1994, registriamo in Italia una vittoria delle destre con la Casa delle Libertà.
Allora fu una vittoria mutilata dal "ribaltone" di Bossi, questa volta il successo di Berlusconi e della sua coalizione è stato così netto e schiacciante che sarà difficile per chiunque creare problemi alla maggioranza. Persino gli avversari politici dell'Ulivo hanno ammesso la sconfitta senza creare attenuanti o giustificazioni.
Quali considerazioni?
Intanto Berlusconi ha condotto egregiamente e per tempo una puntuale e sistematica campagna elettorale con una struttura questa volta "di partito", coinvolgendo a tutti i livelli gli Italiani, prospettando "progetti" e non generici programmi, avvicinandosi a un liberismo dal volto sociale e solidaristico, scegliendo di entrare come moderato nel Partito Popolare Europeo e si è quindi posto all'attenzione di tutti gli indecisi quale unica alternativa al "regime" di centrosinistra.
È stato poi capace di creare nei fatti il vero revisionismo storico attaccando a fondo il comunismo internazionale, i suoi regimi e i suoi misfatti, controbilanciando la cultura dominante che attribuiva tutti i mali del mondo al fascismo e al nazionalsocialismo.
Solo in parte è da attribuire la vittoria di Berlusconi al fatto che gli Italiani gli siano andati in soccorso vedendolo attaccato impetuosamente dalla stampa "di regime", bersagliato offensivamente dalla "pseudosatira" della tv di Stato e denigrato in tutte le occasioni; però non dobbiamo dimenticare che la solidarietà degli Italiani, questo sentirsi un po' Robin Hood o Zorro, ha portato a suo tempo, con modalità diverse, al successo massimo il P.C.I., dopo l'emotività per la morte di Berlinguer, all'elezione in Parlamento del presentatore Enzo Tortora, condannato ingiustamente per spaccio di droga, e non dimentichiamo persino l'elezione della pornodiva Cicciolina.
Infine una considerazione sulla "destra nazionale" che non ha brillato per non essersi posizionata in maniera netta, per non voler decidere di darsi una struttura organica ed efficiente di partito, sganciata dai personalismi e dal verticismo deleterio.