EXCALIBUR 24 - febbraio 2001
in questo numero

San Patrignano comunità di vita

di Antonella Zedda
Sopra: Vincenzo Muccioli
Sotto: la mensa di San Patrignano e giovani ospiti
Visto che è la prima volta che scrivo qualcosa per un giornale mi sto chiedendo come impostare quest'articolo ma vi posso tranquillamente dire che la cosa più difficile sarà trasmettervi le sensazioni che ho potuto respirare il 12, 13 e 14 gennaio 2001: milito in Azione Giovani e a un gruppo ristretto di militanti di tutta Italia è stato data l'opportunità di visitare, vivere, conoscere la comunità per il recupero dei tossicodipendenti più grande nel nostro territorio: San Patrignano.
Tutti noi sappiamo di cosa si tratta, tutti sappiamo che se ne parla nel bene e nel male, ma vi posso assicurare che fino a quando non l'avrete vista non potrete realizzare cos'è realmente!
San Patrignano è una frazione di un paese in provincia di Rimini, ha un'estensione di 240 ettari, in cui sono organizzate tutte le attività lavorative che servono per il sostentamento economico della medesima... immaginatevi un piccolo paese, dei vialetti perfettamente mantenuti, dei giardini ricchissimi di svariata flora e fauna... immaginatevi delle piccole officine meccaniche, elettriche, delle falegnamerie, degli orti, un piccolo centro medico, un centro giuridico, un atelier, una lavanderia, delle scuole e dei centri ricreativi e pensate che tutto questo funziona alla perfezione! In queste attività ci lavorano i tossicodipendenti, quelle persone che sono state per un periodo della loro vita estremamente deboli e emarginate: da una "canna" sono passati all'eroina, dopo breve tempo anche questa da sola non da più niente e allora si sono fatti in vena anche della cocaina, ma ora possono considerarsi dei privilegiati, infatti la comunità riceve ogni anno 3.000 domande d'ingresso ma solo 600 riescono a accedervi.
Cari lettori, credetemi quando vi dico che San Patrignano è un modello di comunità umana non indifferente, si respira a pieni polmoni l'area di fratellanza, di umanità; la volontà di perseguire tutti assieme lo stesso obiettivo: ricominciare a vivere! San Patrignano è un simbolo di vita, che, oggi come ieri, cerca di essere distrutto da chi retoricamente teorizza quella cultura che porta i miei coetanei di oggi e di ieri alla droga. Sentire un coro di voci che dice sì alla vita e no alla liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere, dopo che le droghe sono state parte della loro esistenza, mi fa capire quanto sia importante continuare la mia battaglia contro qualcosa che ti regala illusioni, che ti lascia l'amaro in bocca, ma se nessuno ti aiuta ne vuoi sempre di più... non ti puoi accontentare!
Mi viene semplice rivolgermi ai miei coetanei, ma credo sia un problema che riguardi tutti; combattiamo la droga, muoviamoci facendo della prevenzione, dove non è possibile andiamo con il recupero; combattiamo chi come l'attuale ministro Veronesi proprio in questi giorni pur di dire qualcosa spara delle, permettetemi il termine, baggianate assurde sull'uso della maria e degli acidi!
Concludo con due frasi dette dal grande Vincenzo Muccioli: «Al centro del dramma non c'è la droga, non c'è la crisi d'astinenza, ma c'è l'uomo, con le sue paure, i vuoti in cui rischia di essere inghiottito [...]. La nostra è una comunità di vita». Penso che siano molto significative per capire in che stato d'animo abbia iniziato il suo percorso questa persona che dal nulla ha teso la mano a chi non sapeva di averne bisogno.
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