Un quotidiano tedesco ritrae Paolo Camedda e Gianluigi Cadeddu mentre depositano una corona d'alloro ai piedi del Muro
Sono stato testimone oculare di quel "muro della vergogna" che per fortuna non c'è più.
Un ricordo personale: nel dicembre del 1970 partecipai a un viaggio a Berlino organizzato dalla Associazione culturale "Italia-Germania", ed essendoci recati a rendere omaggio alle vittime della barbarie comunista, ebbi l'onore di essere prescelto, assieme a un altro militante del F.U.A.N. di Cagliari, Gianluigi Cadeddu, per deporre una corona d'alloro ai piedi del "muro", nel punto in cui era stato ucciso l'ultimo giovane di Berlino Est nel tentativo di raggiungere la libertà.
Dopo quasi vent'anni è stato finalmente abbattuto: e non è retorica affermare che la caduta del Muro di Berlino è stato un evento che ha cambiato i destini del mondo, oltreché dei Tedeschi.
Una folla strabocchevole attraversò i valichi che dividevano la città. Non dimenticheremo facilmente le immagini di quella sera viste in televisione, le feste, i balli, i giovani Tedeschi dell'est e dell'ovest intenti a smantellare quell'odiato simbolo di oppressione.
Quel 9 novembre di dieci anni fa col muro di Berlino crollava il grande inganno del "paradiso rosso" che per decenni aveva illuso le masse operaie di mezzo mondo, e crollava finalmente anche quella logica di Yalta che per quasi un cinquantennio aveva tenuto l'Europa soggiogata alle due superpotenze; divisa in zone di influenza gli era stato impedito un adeguato sviluppo economico, politico e militare.
In parole povere gli stati europei avevano potuto esercitare soltanto una "sovranità limitata".
Quindi, se è vero che materialmente è crollato un muro, non si può disconoscere che l'onda d'urto che ha generato questo crollo ha travolto in breve tempo l'intero sistema comunista. Ecco perché, quando parliamo di fine del comunismo non ci si può riferire al 1991, l'anno in cui si dissolse l'Unione Sovietica, ma lo si deve collegare idealmente a quella esaltante serata del novembre di dieci anni fa.
Il senso di fastidio per questa ricorrenza che abbiamo potuto cogliere in certa stampa di sinistra o a lei asservita non ci deve, in fondo, stupire; infatti se a Est la menzogna del comunismo si è tenuta in piedi con la forza della repressione, a Ovest questa stessa menzogna è stata sostenuta da schiere di intellettuali facenti parte della cosiddetta "
intellighenthia progressista" usa a obbedire ciecamente agli ordini di Mosca.
Non possiamo esimerci, in questa circostanza, di ricordare e onorare quelle decine di Tedeschi, giovani e anziani, uomini e donne, che cercando di raggiungere la libertà sono caduti sotto il piombo dei mitra dei Vopos, le guardie comuniste. E nel loro ricordo facciamo quindi un auspicio: che la ricorrenza della caduta del Muro di Berlino possa diventare il giorno in cui si festeggia la libertà dell'Europa e del Mondo dalla barbarie del comunismo.