Penultime dal Kosovo
Il servilismo dell'Europa
di Fabio Meloni
Non fossero già bastati gli indiscriminati bombardamenti degli Stati Uniti sull'Iraq, l'azione militare contro la Serbia, partorita e decisa dalle parti della Casa Bianca, ha riportato alla ribalta il ruolo dell'Europa nel nuovo scenario mondiale.
Nonostante il prodigarsi di larga parte della stampa, fomentata dalle centrali della disinformazione internazionale, questo atto di guerra non è diventato agli occhi del mondo come l'eterna lotta del bene contro il male, tanto ipocritamente recitata dagli Stati Uniti. Male che nelle precedenti occasioni era stato degnamente rappresentato da Saddam Hussein (padre padrone iracheno che da anni consente agli americani di esercitare il proprio predominio, con la diplomazia o con le armi, nella zona del Golfo Persico, scenario di vitale importanza per il controllo del petrolio) e oggi da Milosevic, serbo comunista, non "nazista" e tantomeno "fascista", come tentano di contrabbandare gli intellettuali progressisti.
Caduto il muro di Berlino e tramontato lo spauracchio del pericolo comunista, la politica "a stelle e strisce" si è invaghita ancor di più del ruolo di "poliziotto del mondo", intervenendo a sua discrezione nel pianeta per sconfiggere il male. Che poi ciò accada in precise zone di interesse economico o in particolari periodi della vita politica interna americana è una banale "coincidenza". Circostanza tanto casuale che non si minacciano interventi militari in tutte le zone del mondo che risultano essere governate in maniera dispotica, o in quei paesi spesso oggetto di risoluzioni di condanna dell'O.N.U. oppure in quegli Stati sovrani - come il caso della Serbia - che utilizzano regolarmente la forza per reprimere le minoranze etniche o religiose (Tibet, Cecenia, Algeria, Afghanistan per fare qualche esempio).
In queste "operazioni di pulizia internazionale" (troppo spesso a spese di civili inermi, alla faccia dei missili intelligenti), gli U.S.A. del "progressista" Bill Clinton hanno sempre trovato conforto e aiuto militare incondizionato da parte dell'Inghilterra - a sua volta capitanata dall'emblema dell'Ulivo continentale Tony Blair - sempre presente al fianco dei fratelli capitalisti, e in occasione dei bombardamenti sulla Serbia anche, seppure con mille riserve e timidi distinguo, di altri paesi europei aderenti alla N.A.T.O., compresa l'Italia del "progressista ex comunista pacifista" Massimo D'Alema.
Certamente uno scenario internazionale nuovo nel quale l'Europa risulta assente ingiustificata e appare priva di ruolo.
Se possiamo ritenere possibile che gli U.S.A. intraprendano un intervento militare illegittimo per difendere i propri interessi e riaffermare il proprio primato sui sudditi europei, non è altrettanto accettabile che gli Stati Europei non riescano a trovare una posizione comune di fronte ai problemi che riguardano il proprio continente. Solo balbettii confusi o eterne posizioni attendiste che hanno certamente il sapore delle scelte ad alto tasso pilatesco. Un'Europa che si è faticosamente avviata verso l'unificazione economica, ma che pare non aver compreso l'accresciuto ruolo che il crollo dell'impero sovietico le ha conferito.
Oggi, soprattutto in presenza di una sempre più prepotente egemonia americana sul pianeta, i paesi del Terzo Mondo, soprattutto quello arabo, guardano all'Europa come unico interlocutore di fiducia. Non fosse per altro che per le profonde tracce di cultura millenaria che caratterizzano questi popoli e non certo il paese a stelle e strisce.
Non si può più concedere assoluta libertà d'azione agli Stati Uniti per i suoi sporchi interessi, soprattutto risultando evidente come la politica americana sia priva di un minimo controllo etico. L'Europa deve ritrovare unità d'intenti, coraggio, dignità e consapevolezza del proprio ruolo, aldilà dei singoli governi che si avvicenderanno alla guida delle Nazioni, condannando la politica di aggressione americana, ridiscutendo l'adesione e la stessa esistenza della N.A.T.O., soprattutto ricordando che solo un'Europa orgogliosamente indipendente dagli U.S.A., sarà libera e unita.