EXCALIBUR 151 - marzo 2023
nello Speciale...

La cattura, il rilascio e l'esperienza universitaria

manifesto di propaganda
A sinistra: manifesto
di propaganda
Sotto: il Maresciallo
Rodolfo Graziani passa in rassegna un reparto delle SS italiane
il Maresciallo <b>Rodolfo Graziani</b> passa in rassegna un reparto delle SS italiane
Quel poco che sappiamo su come Piras si trovò ad affrontare le vicende del 25 aprile del 1945 lo abbiamo desunto dai verbali stesi dagli ufficiali americani della commissione militare alleata sugli interrogatori dei militari delle SS. In uno di questi verbali, riguardante l'interrogatorio del Maggiore Felice Bellotti, si afferma: «Il comando del Generale Canevari (responsabile dell'ufficio stampa e propaganda delle SS italiane, n.d.r.) a Villa Bella (località vicino a Verona, n.d.r.), risultava cos&ìgrave; composto: Generale Mannelli, Tenente Borsetti, Maggiore Bellotti, addetto alla sezione propaganda.
Alle SS italiane conosce il capitano Salvatore Piras, nome di copertura Rios, il quale lo presenta alla signorina Pasca Piredda
(responsabile dell'ufficio stampa e propaganda della X Mas, vedi il mio libro "I Sardi a Salò" pag. 90, n.d.r.)».
In un'altra parte del rapporto si afferma: «Bellotti Felice, maggiore direttore di "Avanguardia" [...], il 25 aprile si reca a Cassano d'Adda nella villa del fratello e cerca di infiltrarsi nelle formazioni patriottiche, riuscendo pure a ottenere la liberazione del Capitano Piras, pure lui nelle SS italiane a disposizione delle brigate "Matteotti"».
Da queste poche frasi possiamo dedurre che Piras fu catturato, o si arrese, a ridosso del 25 aprile a una brigata partigiana "Matteotti".
Con tutta probabilità fu la stessa brigata che lo liberò e gli diede un salvacondotto che gli permise, via Genova (dove il futuro Cardinale Siri aveva apprestato un centro di soccorso per tutti i dannati, civili e militari, italiani e stranieri, perseguitati per essersi schierati dalla parte "sbagliata" della storia), di raggiungere tranquillamente la Sardegna.
Cosa inusuale per le SS italiane che in genere venivano immediatamente passate per le armi, dopo sevizie varie o, quando erano fortunate cioè quando venivano fatte prigioniere dagli alleati, finivano nel campo di concentramento di Coltano.
La cosa non deve meravigliare.
Molti dei reduci della Rsi che ho conosciuto erano arrivati nell'Isola con il lasciapassare delle brigate socialiste, le quali, sia nel corso della guerra civile ma anche dopo, quando si discusse dell'amnistia ai fascisti e della nascita del Msi, ebbero nei confronti del "nemico" un atteggiamento conciliante.
Piras giunse a Sassari nell'autunno del 1945 ed ebbe subito un incarico nell'ateneo turritano. E fu già cosa stranissima che come minimo non venisse non dico arrestato ma neppure incriminato per il reato di collaborazione con il "Tedesco invasore".
Non sub&ìgrave; nessun procedimento di epurazione e nessuna inibizione all'insegnamento. Ma il tutto trova una spiegazione nel fatto che ai reduci della Rsi venisse "consigliato", soprattutto dai sacerdoti, che si potevano evitare persecuzioni aderendo all'Azione Cattolica, alle Acli o alla Dc.
Ormai il fascismo è roba del passato e per la Chiesa, che vede sempre lontano, il nuovo e pericoloso nemico è il comunismo e non si deve andare molto per il sottile nell'arruolare le nuove legioni. Inoltre Sassari manteneva ancora una fortissima presenza di simpatizzanti fascisti anche a livelli molto alti.
Piras però non butta del tutto al mare il suo passato. Nel 1949 fonda con un'altra figura controversa del neofascismo sassarese, Antonio Pigliaru, la rivista "Ichnusa", mentre nel 1953 viene stampato a cura di Antonio Pigliaru un quaderno di iniziativa culturale dal semplice titolo "Giovanni Gentile". Riporta gli scritti dello stesso Pigliaru, L. Forteleoni, M. Brigaglia, T. Mannazzu e S. Piras.
Scrive Piras, nell'articolo "Fusione degli spiriti": «Anche e sopra tutto nella "sciagura infinita" l'uomo intelligentemente buono prova un impulso di ottimismo, che lo porta a trovare in essa il seme di una "ripresa" [...]. È la forza, questa, più umanamente valida affermata da Giovanni Gentile [...]. Il suo monito umano vale ancora, pur mutate le contingenze, in un'ora in cui tante e troppe "venature politiche [...] pare sommergano nel mondo di oggi i valori dello spirito cresciuto dalla Patria e dal sacrificio degli uomini operanti nel mondo di ieri».
Piras non rinnega niente di quel suo "mondo di ieri".
Per finire, mi fu riferito che la figlia di Piras abbia detto che suo padre non abbia mai rinnegato la sua militanza nella Rsi e nelle SS italiane.
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