Icona del sardo-fascismo
Il 10 gennaio il direttorio del Partito Sardo si riunisce a Macomer e dà pieno mandato a Lussu per trattare la fusione con Gandolfo.
Tutte queste manovre suscitarono l'ira dei fascisti sardi.
Caput su "L'Unione Sarda" scrive «
il fascismo sardo non li accetterà (i sardisti, n.d.r.)
sotto i suoi gagliardetti [...]. Il desiderio di passare in massa sarebbe la rovina». Ma appena due giorni dopo Caput ricevette l'ordine di smobilitare le squadre e di non indossare la camicia nera senza autorizzazione.
Era la prima vittoria dei sardisti.
Il 22 gennaio la fusione era praticamente conclusa tanto che furono stampati due manifesti, uno di Gandolfo per dare il benvenuto nella casa fascista ai combattenti sardisti, l'altro del plauso sardista alla nuova casa. Gli "alalà" e i "forza paris" si sprecarono. Caso emblematico: i due manifesti furono stampati dalla tipografia de "Il solco", giornale sardista.
Per consacrare l'avvenimento fu convocato per il 23 il consiglio provinciale di Cagliari. Ma in quella sede, parlando tra il clamore e le invettive dei fascisti, Lussu precisò che la fusione non era ancora avvenuta, ma che avrebbe avuto luogo in modi e forme che l'opinione pubblica avrebbe a suo tempo conosciuto.
Dopo quel discorso i sardisti fecero marcia indietro, anche perché si era sparsa la voce che Gandolfo avesse trattato senza avere i pieni poteri.
Seguì un periodo convulso fatto di dichiarazioni avventate, di smentite, di distinguo sia da parte sardista che fascista.
Questi ultimi scatenarono una reazione rabbiosa. I "sorcinelliani" sapevano benissimo che l'ingresso dei sardisti li avrebbe totalmente spodestati, perché molto più numerosi e organizzati di loro, e vedersi fatti fuori dai nemici di sempre non era piacevole.
Malgrado tutto, anche se faticosamente, le trattative per la fusione ripresero. Ma il 14 febbraio, su invito di Gandolfo, un folto gruppo di dirigenti sardisti dichiara sciolto il Partito Sardo e confluisce nel fascismo. Sconcerto del partito che convocò un congresso a Macomer per il 3 marzo.
Chi salvò baracca e burattini fu il seguente brano di Mussolini pubblicato sul "Popolo sardo": «
L'On. Mussolini [...] si è rivolto con simpatia al movimento sardo nel quale hanno confluito le forti correnti della magnifica razza sarda».
È riportato anche un altro discorso fatto alla delegazione sardista a Roma il 30 dicembre: «
Mi avete combattuto senza sapere cosa io voglio fare per la Sardegna. Se io non farò il bene dell'isola vostra, potete anche combattermi».
Le trattative ripresero guidate da Paolo Pili e si conclusero il 24 aprile.
Sorgeva quindi quello che Lussu chiamò il fascismo della seconda ora, più o meno sardizzato, diretto comunque da ex sardisti o da fascisti originari favorevoli alla fusione, ovvero quello che poi è stato definito dagli storici "il sardo fascismo".