Il Gen. Asclepia Gandolfo, che condusse le
trattative per la fusione tra sardisti e fascisti
In vista della probabile Marcia su Roma, i sardisti puntarono a esorcizzare tale avvenimento mettendosi in sintonia con i dannunziani, che pensavano a una Marcia su Roma pacifica, presieduta da D'Annunzio e culminante con una grande manifestazione patriottica all'Altare della Patria il 4 novembre.
In un clima effervescente proprio in vista di tale evento, "L'Unione Sarda" fece sapere che già dal 1º ottobre il fascismo sardo aveva sciolto il proprio direttorio e creato un "comitato segreto di azione".
L'11 e il 12 ottobre si tenne, in vista del congresso nazionale di Napoli del 24 ottobre, il primo congresso regionale del partito a Iglesias. Si discusse a porte chiuse l'organizzazione delle "squadre"; si manifestò diffidenza nei confronti del sardismo, specie quello cagliaritano. Fu eletto segretario l'Avv. Falchi.
Al congresso di Napoli parteciparono l'Avv. Falchi per la Federazione di Cagliari, l'Avv. Pilo per quella di Sassari; altri Sardi presenti furono Pala in rappresentanza del Fascio di Genova e il Gen. Fara.
Il documento sui problemi della Sardegna non fu messo all'ordine del giorno: venne invece approvato un testo generico sul Mezzogiorno e uno specifico solo per la Sicilia e la Basilicata.
Il 27 ottobre si era tenuto a Nuoro il congresso sardista con una totale impronta antifascista.
Dopo il 28 ottobre ripresero gli incidenti tra fascisti e socialisti nell'Iglesiente e tra fascisti e sardisti a Cagliari.
Il culmine lo si ebbe il 13 novembre quando Emilio Lussu, nel corso di incidenti, fu ferito da una guardia regia e il 26 quando, a seguito di una forte concentrazione fascista nel capoluogo, fu ucciso il sardista Efisio Melis.
Tra fine novembre e dicembre, si verificarono gli episodi più gravi dello squadrismo: 200 camicie nere di Civitavecchia, capeggiate da un certo Botti, ex comunista ed ex segretario della Camera del Lavoro di Civitavecchia, sbarcarono a Olbia (allora Terranova) abbandonandosi ad atti di violenza e di intimidazione. Da Iglesias partì una spedizione punitiva contro i battellieri in sciopero a Portovesme.
La spedizione si concluse con l'uccisione dei fratelli Fois.
Ma dopo tutti questi gravi episodi prevale tra i sardisti l'opinione che si poteva arginare lo strapotere del fascismo sardo puntando sul fascismo nazionale e segnatamente su Mussolini, che sul sardismo aveva avuto un atteggiamento di apertura e aveva tra i suoi collaboratori due ex: Paolo Orano e Lissia.
Lussu vantava poi una solida amicizia col Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giacomo Acerbo.
Lussu, appena rimessosi dall'infortunio provocatogli dalla guardia regia, vola a Roma dove ha un incontro con il Capo della Polizia Emilio De Bono. Dell'incontro abbiamo solo la versione di Lussu, puramente fantastica.
Fatto sta che dopo l'incontro salta il Prefetto di Cagliari Valle, inviso ai sardisti, e al suo posto viene nominato il Gen. Gandolfo, uomo di assoluta fiducia di Mussolini.
Lussu al rientro da Roma informa i dirigenti sardisti sui risultati positivi dell'incontro.
Qualche giorno dopo è l'Avv. Oggiano a nome del partito a recarsi a Roma per incontrare Mussolini.
Il 30 dicembre avviene l'incontro ufficiale tra il direttore del Partito Sardo (Oggiano), il delegato regionale dei Combattenti (Ing. Dino Giacobbe), il delegato provinciale di Cagliari (Raffaele Angius), il delegato provinciale di Sassari (Avv. Candido Adami) oltre all'Ing. Rodolfo Prunas di Sassari e Mussolini.
La delegazione rientrò in Sardegna con l'appena nominato Prefetto Gen. Gandolfo e il Vice Segretario del Pnf Piero Balzon, inviato speciale di Mussolini per mettere le cose a posto.