EXCALIBUR 130 - luglio 2021
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Amore e vittorie

<b>Giuseppina Beauharnais</b>
Giuseppina Beauharnais
Da allora abbandonò ogni indugio indipendentista. La nave che portava gli inviati della Convenzione per processare Paoli si stava avvicinando ad Ajaccio e lui colse l'occasione per abbandonare nottetempo la Corsica con la famiglia verso Tolone.
Sembrava che tutto gli stesse crollando addosso, ma proprio Tolone gli diede il grado di generale di brigata e poi di comandante dell'Armata d'Italia: aveva solo ventiquattro anni e quattro mesi. Quando sbarcò a Tolone apprese che tutto il Midì francese era in rivolta contro la Francia giacobina. Alcune navi nella rada sparavano contro i forti, erano navi spagnole e inglesi con truppe pronte allo sbarco per aiutare la rivolta girondina, più moderata e propensa a ristabilire un regime monarchico: Provenza, Normandia e Vandea erano contro Parigi. Paoli offrì la "corona" di Corsica a Re Giorgio d'Inghilterra, che accettò.
A Tolone i nemici erano troppi: truppe inglesi, spagnole e napoletane presero Tolone e i forti che la sovrastavano. Lui, unico tra tutti gli ufficiali, individuò un sentiero che averebbe consentito di impossessarsi di un forte dal quale si sarebbero potuti battere gli altri forti in mano ai nemici e rovesciare bordate costiere contro la flotta in rada. Nessuno gli credette, ma qualcuno alla fine si convinse del suo piano.
Gli diedero il comando di poche truppe per tentare, e lui riuscì nell'impresa, di notte e con pochi plotoni di coraggiosi. Prima prese il forte Mulgrave, poi quello dell'Eguillette, quello che davvero gli interessava perché col cannocchiale aveva capito che era la chiave "balistica" di tutto. Venne ferito alla coscia da un fendente di baionetta ma alla fine la spuntò, catturando persino il generale inglese O'Hara.
Quando i nemici si ritirarono sulle poche navi rimaste intatte, lo accolsero alcuni rappresentanti della Convenzione: «Cosa è quella divisa?», gli chiese Saliceti. «Cambiatela subito, perché siete Generale di Brigata».
Il resto della vita straordinaria di Napoleone è noto. Noi abbiamo voluto tracciarne il profilo giovanile, meno conosciuto. Un bambino gettato da piccolo in un ambiente estraneo, se non ostile, che infine lo volle con sé e lo amò incondizionatamente anche nella sventura finale. Ancora oggi la Francia ne conserva gelosamente il ricordo.

Il suo vero amore.
Napoleone ebbe diverse relazioni con donne, sia prima sia dopo il matrimonio con Giuseppina. Lei era una creola di Martinica, nei Caraibi, nata dalla famiglia de La Pagerie, nobili coloni francesi.
Tornata in Francia per sposare il nobile Alessandro di Beauharnais, rimase vedova dopo che il marito subì una dura sconfitta sul Reno contro i Prussiani. Il generale, accusato ingiustamente di tradimento da Robespierre, fu ghigliottinato cinque giorni prima che il capo del Terrore facesse la stessa fine. Lei era affascinante piuttosto che bella, ma attirava gli uomini per la vitalità e la sensualità che emanava.
Divenne amante di Barras, uno dei capi del Direttorio, il quale la presentò a Bonaparte. Napoleone se ne innamorò perdutamente e la sposò nel 1796. Lei però non lo amava veramente, lo tradiva coi bei maschi della nobiltà e dell'esercito guidato dal marito, che spesso la perdonava.
Quando Napoleone, impegnato nella vittoriosa Campagna d'Italia, mandò a Parigi i suoi generali Murat e Junot per convincerla a raggiungerlo a Pavia, lei se li fece amanti. Giuseppina ebbe una duratura relazione anche con Hippolyte Charles, un elegante ufficiale degli Ussari.
Napoleone, ormai Imperatore dei Francesi, quando cominciò a pensare a una sua discendenza, decise a malincuore di separarsi da lei, che non gli dava figli. Lui sapeva di essere fertile, aveva avuto già due figli da una giovane francese e da una polacca: era Giuseppina che non riusciva a dargli un erede.
Nella cerimonia pubblica di separazione, Giuseppina si vide crollare il mondo addosso e pianse, tanto da non riuscire a terminare il discorso di commiato che le avevano preparato. Forse capì solo allora che, in fondo, a modo suo, amava quell'uomo.
Napoleone non la dimenticò mai e la portò sempre nel cuore. Durante il delirio della morte a Sant'Elena, pronunciò soltanto tre parole: «Joséphine - Francia - capo dell'esercito».

Le sue vere vittorie.
È superfluo descrivere le vittorie militari di Napoleone Bonaparte, perché sono note a tutti e ancora oggi sono oggetto di studio da parte di storici e accademie militari. Conseguì risultati straordinari grazie alla sua lucidità e alla comprensione fulminea che aveva degli schieramenti in battaglia. Basti ricordare Marengo, Ulma, Austerlitz, Jena, Eylau, Wagram, Borodino, Lutzen, Bautzen, Dresda, Lipsia e Waterloo.
Lui con le armate francesi portò in Europa la fresca ventata della Rivoluzione e dell'Illuminismo, introducendo il concetto dell'uguaglianza tra i cittadini, i princìpi del moderno codice civile, l'obbligo istituzionale della salute pubblica, il divieto di sepoltura nelle chiese ed entro le mura cittadine, ecc..
L'Italia gli deve molto, a partire dalla costituzione della Repubblica Cisalpina dopo decenni di servitù straniera, la bandiera Tricolore, una moderna amministrazione statale. La Restaurazione savoiarda e austriaca ripristinò solo per pochi decenni il vecchio regime aristocratico, ma il seme gettato da lui in Italia germogliò.
Il Re di Sardegna Carlo Alberto, cresciuto nei fermenti parigini della Rivoluzione, fu il primo "costituzionalista" italiano. I Sardi sarebbero stati liberati dalla servitù feudale di lontana origine catalano-aragonese proprio da Carlo Alberto.
Tra i sostenitori della nuova libertà si trovarono molti di quegli uomini che, ancora inconsapevoli e legati alla borghesia e all'aristocrazia sarda, avevano respinto i Francesi e la loro "rivoluzione" dalle coste della Sardegna.
Riferimenti:
- Max Gallo, "La voce del destino", Mondadori Editore, Cles (TN), 1999.
- Giuseppe Manno, "Storia di Sardegna", Libro Quarto, ristampa anastatica Gianni Trois Editore, Cagliari, 1973.
- Università Luiss, tesi di laurea di Davide Vincenti, relatore Prof.ssa Vittoria Ferrandino, "La storia della sanità pubblica dall'unità d'Italia ai giorni nostri", Roma, A.A. 2015-2016, liberamente disponibile sul web.
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