Spartani, mitici e irriducibili guerrieri
Quando si parla di Sparta il pensiero corre inevitabilmente alle glorie elleniche della città guerriera, quando l'antica Roma ancora non si era affermata come guida politico-militare nel Mediterraneo, imponendo la sua cultura e i suoi prodotti nell'allora mondo conosciuto.
Sparta però non è soltanto un lascito culturale di una gloriosa nazione come la Grecia, ma è anche una parte inedita della storia della Sardegna, che i più ignorano come tale.
Sparta oggi è il capoluogo della regione della Maina, regione impervia e montuosa, che ancora oggi tramanda il mito di Re Leonida tramite la sua popolazione agguerrita e bellicosa.
Non è un mistero che l'Impero Ottomano dominasse quasi tutti gli attuali territori greci - esatto, "quasi" tutti - a esclusione proprio della Maina a causa del temperamento bellicoso dei suoi abitanti e della assoluta avversione all'islam di questi ultimi.
Oggi la Maina è una regione ortodossa, ma rimase pagana fino attorno all'anno 1000, anno in cui si convertì al cristianesimo ortodosso.
Si sprecano nei secoli gli episodi di eroismo da parte tanto di Sparta quanto dei suoi eredi, ma in particolare la storia del popolo sardo e quella del popolo maniota si incrociarono esattamente nel 1746, quando il Re di Sardegna Carlo Emanuele III diede una concessione territoriale nella zona della Pianarza, più precisamente tra il fiume Temo e il Montiferru, a una cinquantina di famiglie esuli della Maina (a causa della resistenza e della guerriglia anti ottomana nella loro regione) appartenenti al clan degli "Stephanopoulos" e provenienti dalla città di Oitylo; costoro fondarono il paese di Montresta.
Oggi Montresta è un paese di circa 500 persone in provincia di Oristano e praticamente nulla sul piano culturale è rimasto del popolo della Maina, fiero erede di Sparta.
La gente del posto non parla più la lingua maniota, ma soltanto Sardo e Italiano, le testimonianze si limitano alla documentazione storica e ad alcuni cognomi come "Comneno", "Passero" (da Psaròs) e "Stefanopoli" (dal nome del clan Stephanopoulos).
Naturalmente è impensabile che col passare degli anni e dei decenni le famiglie originarie della fondazione di Montresta non si fossero integrate e fuse con il popolo sardo, e una certa parte di cognomi ha resistito fuori dai territori comunali; ad esempio a Siliqua, ultimo comune del Campidano di Cagliari, si ricordano i cognomi delle famiglie "Paparizos" e quello delle famiglie "Cruccas" ormai cognomi estinti in paese.
La storia della Sardegna è qualcosa di molto più composito di quello che si possa pensare e le storie dei popoli che hanno contribuito a formare i Sardi di oggi continuano a fare capolino di tanto in tanto nel presente... come con i racconti accanto al fuoco del camino sulle sconosciute origini di uno strano cognome di una ignara e sorridente vecchia signora Cruccas, che quasi nulla sapeva della sua famiglia se non quella di essere originaria di una famiglia da anni e anni presente tra i vecchi proprietari terrieri siliquesi, ma a sua volta originaria di un lontano paesino del nord Sardegna.
Oggi le ricerche storiche rimangono comunque qualcosa di difficile da attuare per una serie di motivi, quindi in passato si era ulteriormente limitati.
La famiglia Cruccas, a causa della documentazione, attribuiva le origini del suo cognome in base alla vecchia documentazione ottomana a delle origini riconducibili proprio alla parte europea dell'attuale Turchia, non pensando che questo fosse esclusivamente un fattore burocratico dato che in quel periodo la Grecia ancora non esisteva.
Ironia della sorte, invece, le origini sono proprio quelle dei fieri nemici degli Ottomani per eccellenza, quelle del popolo mainota erede di Sparta.
In memoria di Emilia Cruccas, mia nonna