I due contendenti "virtuali"
Non ce la sentiamo di prendere sul serio la singolare tenzone tra i due big della politica italiana.
Ci fanno ridere le accuse a Renzi di voler far precipitare il paese in elezioni politiche anticipate col coronavirus imperante, dimostrando così di essere un sabotatore dell'immane sforzo che la Patria va conducendo contro il suo nemico principale.
Primo perché Renzi vuole tutto fuorché elezioni anticipate. Secondo perché la guerra contro il virus l'abbiamo già persa, vaccino o non vaccino, non per nostre carenze, ma perché il virus, in barba a tutte le presunzioni della scienza, la guerra l'ha vinta e se ne andrà per conto suo forse quando meno ce lo aspettiamo. Così come sta avvenendo col virus dell'influenza che, dopo averci angustiato per decenni, pare che quest'anno non se la senta di svernare in Italia.
Così come è ridicolo scandalizzarsi per il fatto che Conte provi a rafforzare la maggioranza che lo sostiene cercando nuovi adepti fra le anime morte della Camera e del Senato, esercitando così quella nobilissima arte tutta italiana, che storicamente prende il nome di "trasformismo". E i suoi cultori "trasformisti" oggi, giusto per non propinarci la solita minestra riscaldata, vengono chiamati, con molta fantasia, "volenterosi", "costruttori" e addirittura "salvatori della Patria". Nobile arte che ebbe inizio nel parlamento del Regno Sardo per poi essere ufficializzata nel parlamento del Regno Italico e che vide tra i suoi illustri protagonisti pure il sommo poeta Gabriele D'Annunzio, che, a sua detta, passò dalla "morta gora" della Destra alla "luce radiosa" della Sinistra. La qualcosa non gli evitò la trombatura alle successive elezioni.
Tutto sommato è una lite fra due polli dello stesso pollaio. Scordatevi contrapposizioni politiche, dialettica delle idee, questioni morali: tutta roba del secolo scorso.
Come andrà a finire? Con un po' più di potere per Renzi e forse un po' meno per Conte, che però rimarrà saldamente in sella.
A meno che, come dice il proverbio, «
il diavolo è bravo a fare le pentole, ma non i coperchi».