EXCALIBUR 121 - novembre 2020
nello Speciale...

Ciao "Cagnaccio"

di Roberto Aledda
Da 'L'Unione Sarda' dello scorso 7 novembre
Da "L'Unione Sarda" dello scorso 7 novembre
"Cagnaccio" era il nome di battaglia di Paolo Camedda. Paolo si comportava come i cani da pastore: stanno davanti al gregge per vedere se la strada è libera negli attraversamenti, dietro e intorno affinché nessuna pecora si perda. Nel caso, il cane pastore le insegue e le riporta nel gregge.
Noi giovani di "Vico" non eravamo un gregge, al contrario: si era insofferenti alla disciplina, disordinati e individualisti, oltremodo critici verso i dirigenti del Msi, partito in cui militavamo.
Paolo era l'unico che ci metteva in riga, spesso urlando, ma sempre con l'esempio. Pestava i pugni sul tavolo al cospetto del Federale del Msi ogni volta che riteneva ingiuste le sue decisioni, ma metteva sempre a disposizione la nostra organizzazione, il nostro tempo e le nostre auto (compresa la sua, che poi gli fu bruciata sotto casa dai comunisti) per le manifestazioni e le campagne elettorali.
Per noi ragazzi di 15-16 anni Paolo e la sua generazione, nata tra il 1940 e il 1945, sono stati un esempio di servizio non a un partito in quanto tale, ma a una idea di società e di concezione della vita che si richiamava agli ideali del Fascismo.
Nella mia esperienza in Vico San Lucifero, quando si organizzavano riunioni o conferenze, ricordo sempre Paolo in fondo alla sala, mai nel tavolo del "conferenziere", che controllava la regolarità dell'incontro, oggi si direbbe la "messa in sicurezza" dell'evento.
Nei numerosi momenti di tensione, nelle scuole, all'università e nelle manifestazioni in piazza, la sua presenza, al netto di una simpatica rudezza, era un faro e una sicurezza. Con Paolo a fianco nessuno di noi si permetteva di tirarsi indietro.
La sua è stata una vita dedicata a un ideale e alla fedeltà a un partito che lui riteneva fosse la continuazione di questo ideale.
Prima con il Msi, poi con Alleanza Nazionale, dove, da consigliere provinciale, fu l'unico in Sardegna che si dissociò pubblicamente, attraverso un comunicato stampa, dalle dichiarazioni di Gianfranco Fini sul Fascismo come "male assoluto".
Impareggiabile e pignolo organizzatore, a lui si deve, attraverso le Associazioni Vico San Lucifero e Caravella, l'organizzazione di tutto quanto è stato fatto a Cagliari per l'intitolazione del Parco dedicato ai Martiri delle Foibe (raccolta di firme, convegno e inaugurazione) e le manifestazioni che si svolgono annualmente il 10 febbraio.
Senza Paolo Camedda nulla sarà come prima. Addio Cagnaccio!
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