Sopra: Giuseppe Camillo Pietro
Ricchiardi (Alba 1865 - Casablanca 1940)
Sotto: Boeri del Sud Africa
Nel Sud Africa la situazione di oggi affonda le proprie radici nel passato.
In questo mondo lontano dalla vecchia Europa, ancora splendono i fasti seicenteschi dell'antica colonizzazione olandese e splendono in un popolo fiero che ancora conserva la struttura linguistica originaria, i Boeri.
"Boero" è un termine di origine olandese (boer), che si traduce come "contadino" o "fattore", ed è proprio il ruolo che i primi coloni olandesi andarono a esercitare in quel mondo nuovo e selvaggio, scarsamente popolato da indigeni se non addirittura completamente disabitato.
Durante l'arco del XIX secolo, con una popolazione in forte espansione demografica, i Boeri iniziarono a colonizzare tutti gli spazi liberi dell'attuale Sud Africa e, grazie alla loro lunga tradizione di isolamento e duro lavoro, arrivarono perfino a fondare due distinte nazioni nell'entroterra africano; le Repubbliche del Transvaal e lo Stato Libero dell'Orange. Perché non costruire la propria nazione con strategici sbocchi sul mare? Perché oltre all'esplosione demografica, questo coraggioso popolo di contadini si scontrò con l'espansionismo coloniale della superpotenza del tempo; l'Impero Britannico.
Conservando fieramente la tradizione olandese in chiave anti britannica come i loro antenati, i Boeri preferirono evitare le guerre per continuare a dedicarsi alla loro vita agreste, ma fuori dal controllo e dalla giurisdizione inglese.
Gente con una cultura plurisecolare, conserva oltre la lingua olandese un cristianesimo protestante come religione, che mal si sposerebbe con l'anglicana religione del Regno Unito, assieme al culto della Regina.
Gli Inglesi si fecero strada nel territorio sudafricano ingaggiando una serie di conflitti con le tribù locali, le quali furono facilmente sottomesse all'Impero. Gli Anglosassoni, per evitare ulteriore dispendio di energie economiche e umane, preferirono accordarsi coi Boeri per l'indipendenza delle loro repubbliche dall'impero, data la loro posizione priva di valore strategico e contando comunque di ottenere una velata dipendenza dei Boeri a causa del loro relegamento nell'entroterra africano popolato esclusivamente da tribù ostili verso nord e dalla scarsità delle risorse naturali che il territorio poteva offrire ai suoi abitanti.
Tutto cambiò quando vennero scoperti i giacimenti d'oro, proprio nelle terre in cui i Boeri fondarono le loro repubbliche, e con la scusa di "riportare l'ordine in quelle terre per proteggere i cittadini anglosassoni" e l'intramontabile scusa di "liberare i negri dalla schiavitù", mutarono drasticamente l'atteggiamento nei rapporti con le repubbliche boere da totalmente indifferente ad apertamente belligerante.
La guerra anglo-boera fu tutt'altro che semplice per l'Impero Britannico, sia per le continue rivolte delle tribù indigene, sia per le spinte anti britanniche degli Zulu e degli Xhosa, sia perché i Boeri oltre che difendersi accanitamente seppero attirare l'attenzione delle potenze europee, data la specificità delle loro origini.
Non trattandosi dei soliti nativi muniti di archi e frecce, ma bensì di una guerra dichiarata a due repubbliche sovrane di stile europeo, oltre che cristiane, in primis venne attirato l'interesse delle concorrenti alla spartizione del mondo come Germania e Francia (oltre che l'Olanda per ovvi motivi), ma a fare i passi più audaci fu proprio il Regno d'Italia, memore degli ostacoli britannici al proprio espansionismo nel Borneo e nel Corno d'Africa.
Venne inviato in loco un contingente di Italiani capitanati dal comandante Giuseppe Camillo Pietro Ricchiardi.
Formatosi all'Accademia militare, essendo egli ufficiale di cavalleria, parte alla volta del Regno del Siam in Asia al servizio del Re Rama V.
L'ufficiale Ricchiardi ebbe anche il compito di organizzare l'esercito di quella nazione, oltre che seguire la formazione militare dell'erede al trono. Svolse compiti di giornalista e inviato di guerra nella guerra sino-giapponese e fu anche presente alla battaglia di Adua con le nostre truppe.
Dopo aver combattuto come mercenario al servizio degli Americani contro la Spagna per l'indipendenza delle Filippine, Ricchiardi raggiunge le repubbliche boere e imbraccia le armi contro gli Inglesi.
A capo della "Legione Volontaria Italiana" (circa 200 unità) e probabilmente in stretto contatto coi servizi segreti italiani, riuscì addirittura durante l'assalto a un treno britannico a catturare Sir Winston Churchill per poi condurlo in prigionia.
L'episodio viene confermato nelle memorie sia dello stesso Ricchiardi che in quelle di Churchill; anche se quest'ultimo non ammetterà mai di essere stato fatto prigioniero dagli Italiani, forse per non alimentare spiriti di rivalsa e di orgoglio nell'Italia sconfitta nella seconda guerra mondiale?