La cancelliera e il premier
È nota la richiesta fatta a luglio dal Presidente del Consiglio Conte di poter prorogare lo stato di emergenza a seguito dell'epidemia di coronavirus sino al 31 dicembre 2020.
La richiesta ha innescato un vivacissimo dibattito politico, tutto italiano, tra i partiti del centrodestra, storicamente favorevoli a un rafforzamento dei poteri dell'esecutivo e del Presidente del Consiglio, che in questa occasione parlano di deriva autoritaria e di delegittimazione delle prerogative parlamentari; mentre le forze governative, da sempre anti autoritarie e filo parlamentari, accusano i partiti d'opposizione di scarso senso di responsabilità istituzionale e di carente patriottismo.
Quanto il dibattito fosse surreale lo ha dimostrato il presidente Mattarella, che, motu proprio orale, ha deciso che lo stato di emergenza andava prorogato solo sino al 31 ottobre, eludendo alla grande sia il potere dell'esecutivo che quello delle Camere.
Ma il discorso sui maggiori poteri del Presidente del Consiglio è ancora più surreale se si considera che l'ordinamento giuridico nazionale è subordinato, purtroppo per decisione nostra, all'ordinamento della Comunità Europea, per cui Conte non può promulgare nessun atto che sia in contrasto con dette norme.
Non parliamo poi della nostra subordinazione politica alla Germania: chi ricorda che Conte, presidente del governo giallo-verde, non poté nominare Savona ministro delle finanze per l'opposizione della Merkel?
Il problema è come al solito quello della nostra sovranità nazionale, senza la quale non c'è potere che tenga, e quello di Conte sarà il potere del maggiordomo in cucina.