Lo stemma dell'Armata Bianca
Al successo del colpo di stato che portò al potere i bolscevichi di Lenin nel 1917, seguì, nello stesso anno, la creazione di un armata cosiddetta bianca, che si rifaceva all'idea zarista, in opposizione al nuovo governo rivoluzionario e all'armata rossa.
Questo esercito volontario controrivoluzionario aveva appunto in programma di rovesciare il nuovo regime e restaurare l'autorità imperiale russa su basi nuove, sebbene il suo cardine ideologico si basasse, ovviamente, sulla tradizione della Chiesa Russo-Ortodossa, vista come perno di unione di coscienza spirituale collettiva.
Essa non aveva, come i loro avversari pensavano a torto, la lontanissima idea di una monarchia assoluta, anzi il sentimento comunitario tradizionalista si univa alla necessità di una riforma agraria in senso non violento, al contrario di come invece stavano facendo i bolscevichi-comunisti, fautori di un'abolizione della proprietà privata con metodi di guerra civile.
L'armata bianca si batteva, inoltre, secondo un ideale panslavo, che voleva la cultura russa erede di Bisanzio, ma stavolta in senso federalista tra i popoli slavi del defunto impero.
Ivan Aleksandrovic Il'in, principale teorico di quella che fu detta idea bianca, pensava che il richiamo alla tradizione e a una sorta di socialismo rurale con l'appoggio della autorità patriarcale (secondo i detrattori, paternalista) della corona, avrebbe portato naturalmente alla libertà del popolo, visto minacciato da idee estere, come quella dei bolscevichi.
Questi concetti erano presenti nei pensatori della cosiddetta slavofilia, movimento che durante l'ottocento si batteva per una autoriforma dello stato.
Il principale organizzatore dell'armata bianca fu un militare, Petr Nikolaevich Vrangel, ufficiale zarista. Il suo esempio servì da incoraggiamento alla creazione di parecchie armate bianche, sul modello della propria.
Nonostante un forte consenso popolare, tutte le armate controrivoluzionarie furono sconfitte per mancanza anche di coordinamento tra loro e un relativo isolamento dagli altri movimenti armati di opposizione al regime, impegnati, tra le altre cose, a farsi la guerra a vicenda. Le armate bianche cessarono di esistere dopo la presa di Vladivostok, del 25 ottobre 1922.
La mancanza di informazioni, a lungo nascoste, le fece considerare, a torto, residui semi feudali: oggi possiamo invece dire che furono dei patrioti con un programma di riforma ben preciso.
La loro memoria sopravvisse alla caduta grazie agli esuli, rifugiatisi nelle democrazie liberali europee per raccontare la loro verità storica. Il loro progetto di unione panslavo e la riforma sociale sarebbero dovuti essere la premessa fondante delle libertà dei popoli e persone di etnia slava... Un peccato che questa via alternativa alla democrazia non abbia potuto realizzarsi.
Chissà quale sarebbe stata la direzione degli eventi successivi, nel resto d'Europa e del mondo, se ci fosse stata un'armata filo-zarista vincente su quella bolscevica. Un interrogativo destinato a restare senza risposta.