EXCALIBUR 110 - novembre 2019
in questo numero

La Turchia tra passato e presente

Eterne contraddizioni di una nazione controversa

di Franco Di Giovanni
Sopra: Turchia, nazione strategica a cavallo tra Oriente e Occidente
Sotto: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan
Da tempo si parla ormai di un più o meno imminente ingresso della Turchia in Europa, cosa che suscita preoccupazione in larghe fasce di opinione pubblica, per un temuto radicalizzarsi del regime di Ankara su posizioni islamiche integraliste, nonostante le istituzioni siano basate da anni sui modelli occidentali e la Turchia sia stata fino alla fine del novecento un esempio di laicismo imperante.
Come è stato possibile che una nazione che fino a qualche anno prima aveva sempre represso i movimenti come quelli dell'attuale presidente, ora abbia una compagine governativa ispirata direttamente ai princìpi che per decenni aveva in teoria avversato?
Per capire la Turchia odierna occorre fare un breve salto indietro nella storia di questo paese, quando questa, alla conclusione della Grande Guerra, capitolò malamente, non essendo più ormai un impero e, secondo trattati da essa giudicati iniqui, avrebbe dovuto cedere territori a Kurdi, Armeni e Greci.
Contro questa politica di smembramento del territorio turco si ergerà il futuro Padre della Patria, Mustafà Kamal Ataturk, membro della massoneria e interessato a liberare il paese per porlo al passo coi paesi occidentali.
Ataturk apparteneva al culto degli Aleviti, un sottogruppo etnico dell'Anatolia che riconosce la discendenza dei dodici Imam discendenti di Alì, il genero di Maometto, ma, a differenza di buona parte di questi, hanno conservato una forte carica esoterica e in alcuni casi è presente una forte tradizione sufi.
I princìpi etici degli Aleviti sono contenuti nei loro testi sacri (i più importanti chiamati Buyruks, base storica e teologica di questo gruppo imparentato col popolo degli Yazidi, anche loro formalmente Sciiti Duodecimani), che riconoscevano millenni prima delle nostre rivoluzioni occidentali molti princìpi moderni, come la parità tra uomo e donna, la libertà religiosa, ecc..
Gli obbiettivi democratici e di unità nazionale che dovevano, secondo i proclami di Ataturk, essere applicati il più pacificamente possibile, rispettando anche le minoranze etniche e la religione, furono tuttavia attuati col pugno di ferro e difesi con le armi dall'esercito.
L'ispirazione giuridica formale furono invece le leggi svizzere, prese come modello; ne consegue che la Turchia moderna era finita in mano a una etnia interna di dieci milioni di persone che non hanno nulla a che vedere con gli altri settanta milioni di turchi presenti nel paese.
Ovviamente questo stato di cose non poté durare per sempre e la maggioranza musulmana tradizionalista ha modernamente preso il sopravvento inseguendo più o meno dichiaratamente l'instaurazione in di un sultanato neo-ottomano, sia pure in forme apparentemente repubblicane.
Erdogan si presentò sempre come il continuatore ideale della politica dell'Impero Ottomano, cercando di estendere l'influenza politica del suo paese favorendo movimenti affini ideologicamente al suo "Partito della giustizia e dello sviluppo", proclamandosi fautore di una democrazia islamica nei paesi etnicamente imparentati con quello Turco o anche in quelli che erano appartenenti al vecchio impero, non essendo per nulla contrario, per la realizzazione dei suoi scopi, a usare le armi. Il ruolo dell'esercito, centrale nel passato regime nazionalista laicista, è stato fortemente ridimensionato, per togliergli il ruolo di guardia della rivoluzione datogli da Ataturk, con una campagna, sia locale che estera, di riforme in apparenza liberali, ma fu anche il pretesto per allontanarli dalle loro tradizionali roccaforti di potere, per asservirli meglio.
La vera libertà, in tutti i regimi Turchi, è sempre stata quindi un sogno e la presenza di questi regimi, di qualunque colore politico fossero, un incubo per i confinanti, in primis la Grecia per via dell'isola di Cipro o l'Armenia, con la sua minoranza sempre perseguitata all'interno dal regime di Ankara.
Ancora oggi, il futuro è incerto.
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