Il simbolo nazionale di CasaPound
Caro Excalibur,
quando riporterai queste righe io sarò già a Palermo, mia città di nascita, in cui mi trasferisco dopo 6 anni e 2 mesi da studente "fuori sede" a Cagliari. Il tempo è passato veloce e non ti nascondo che, se mi fermo a pensarci, mi mancherà la città che mi ha accolto 19enne, con le sue torri bianche, l'architettura pulita ed elegante delle vie attorno al tribunale e tutte quelle peculiarità di cui ho accennato nel pezzo edito da Casteddu Online il 17 dicembre.
Con te, qui, parlerò più strettamente di politica.
Non sono stati pochi gli ostacoli che il percorso politico ha presentato in città e farsi largo tra diffidenze preconcette, prudenze algide e risorse limitatissime non è stato semplice, specialmente nel clima "fatalizzato" dalle esperienze partitiche che hanno spolpato un'area politica un tempo fiorente.
La logica calcolatoria, puramente elettoralistica, ha contribuito a decostruire il costruito con i tanti sacrifici di chi per vocazione ha sacrificato e non per tornaconto. Ma tu sei rimasto intatto, per 100 numeri. Sei sopravvissuto! Alimentato da chi per passione ha avuto qualcosa da dire, e non per incarico. Non è scontato al giorno d'oggi, specie nella stessa "area" in cui nelle fondazioni non si discute di altro che di patrimoni immobiliari. Ma non tutto è perduto e qualcuno continua imperterrito la sua via a costruire i suoi avamposti autofinanziati, concretizzando quella bellissima parola che è "militanza".
Ancora 100: è il numero della sede cagliaritana di CasaPound (come ha notato anche il quotidiano Libero). E a distanza di due mesi siamo già a 106, contando le nuove sedi di Genova, Roma Sud, Fermo, La Spezia, Reggio Calabria e Verona.
100 voti? Massimo 106, sminuirebbe qualcuno. Ma oggi la realtà sta guadagnando terreno sulla boutade, sulla stampa asservita, su chi della politica ha fatto professione senza preoccuparsi di produrre e, incalzato, trotta e raccatta per fuggire lo spettro della disoccupazione.
Competenza! Esperienza! Voto utile! Ecco rievocata la trinità degli imbalsamatori. Ma non sarà arrivato il momento di finirla con quest'oppio dei popoli? Se così non fosse tocca accelerare i tempi perché i farisei hanno infestato da troppo tempo il tempio, e la simbologia da essi rievocata come feticcio dei bei tempi andati ricorda più le pietrificazioni di Medusa che la dinamicità della fiamma (sempre utile ad accenderlo però, l'oppio). Da capodanno a primavera è un attimo e l'11 marzo l'Italia vota (stando a quanto dicono oggi i tg).
Renzi trotta, Salvini gira, Meloni imita.
Berlusconi è il centro immobile attorno al quale i tre completano l'ellisse.
Tutto cambia per restare uguale.
Le 5 stelle cadenti hanno vagato nel cosmo senza direzione, da destra a sinistra e viceversa, prima di finire in qualche buco nero. Anche gli "elettori di destra" che hanno seguito il canto del Grillo se ne sono accorti e parecchi, stanchi, guardano ora al passo della tartaruga, che lenta ma inesorabile si dirige verso il parlamento.
Lenta ma determinata. Più determinata e meno lenta se a darle una mano sono coloro che oltre a simpatizzarvi sentono di poter dare un contributo in sede o col passaparola, appoggiando una candidatura o abbonandosi alla rivista mensile nata in seno al movimento, "Primato Nazionale".
È questo, in definitiva, quanto sento di dirti per salutarci: credere in chi crede, appoggiare chi, contro ogni fatalismo, lotta per le proprie idee perché valgono più di ogni calcolo.
Orsù dunque, alla prossima!