Excalibur rosso

I primi cento numeri di Excalibur

Dal primo numero del marzo 1998 al numero 100 di ottobre 2017

di Angelo Abis
Sopra: la prima pagina del primo Excalibur
Sotto: la prima pagina dell'ultimo Excalibur
Iniziai la collaborazione con Excalibur nel mese di marzo del 1998, su richiesta dell'allora direttore Roberto Aledda, giusto in tempo per poter scrivere un articolo contro l'allora segretario di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini.
Non certo un articolo di politica militante, che di fare politica di partito avevo smesso da quasi un ventennio dopo la sfortunata ma non inutile militanza in Democrazia Nazionale.
Per un ventennio non votai e giurai che mai l'avrei fatto se non fosse apparsa all'orizzonte una destra che oltre a essere democratica non fosse antifascista e invece finii in un partito di dubbia democraticità, almeno interna, e per giunta antifascista e di un antifascismo ben più radicale di quello della sinistra che mai si era spinta sino al punto di dichiarare il fascismo "male assoluto".
Parlo ovviamente di Alleanza Nazionale, ma ormai è acqua passata.
Tornando a Excalibur, per il primo anno la mia collaborazione fu alquanto saltuaria e per lo più limitata ad articoli di carattere politico. Poi, col tempo, anche per cause fortuite, focalizzai i miei interessi sulla storia della Sardegna contemporanea e sui suoi personaggi, notando come in proposito vi fosse una totale non conoscenza di fatti, uomini e idee, che pure avevano avuto un ruolo di rilievo non solo in ambito regionale, ma anche in quello nazionale.
Da qui gli articoli sul sardofascismo, sui Sardi a Salò, sul fascismo clandestino in Sardegna. La focalizzazione sui tantissimi Sardi del mondo della cultura, dell'arte e della politica. Ho iniziato con la biografie di Antonio Pigliaru per passare poi a Francesco Maria Barracu, Giuseppe Biasi, Ennio Porrino e tanti altri. Ho anche iniziato a scrivere su episodi ancora oscuri del dopoguerra come la nascita del Msi e l'incontro tra i cosiddetti "fascisti rossi" di Stanis Ruinas e il Pci.
Al quarto anno, ovvero nel 2002 e dopo circa 30 numeri, Roberto Aledda passa la mano della direzione di Excalibur al sottoscritto, col seguente bilancio:
«In quattro anni Excalibur è diventato, da "Notiziario interno dell'Associazione Vico San Lucifero", con una diffusione di 200 copie rigorosamente fotocopiate, a un mensile a tiratura mirata di 900 copie con larga diffusione anche nella penisola, oltre che in tutta la Sardegna, migliorando, nei limiti dei propri mezzi, la veste grafica e tipografica.
Una redazione (tutta) che fino a oggi, con l'aiuto di alcuni (non dimentichiamo, per esempio, i giovani amici dell'Associazione "Caravella"), ha "cantato e portato la croce", cioè elaborato, scritto, piegato, pinzato, incollato e fatto quant'altro serva a un giornalino artigianale come il nostro a raggiungere il lettore. Da parte mia spero di aver messo in condizione chiunque lo abbia voluto di esprimersi liberamente su queste pagine. Tanti non hanno approvato alcuni articoli apparsi su Excalibur e forse, permettetemi, questa è stata la sua forza: aver promosso una libera circolazione di idee e di opinioni, senza condizionamenti
».
A mia volta, nell'assumere l'incarico, non potevo fare a meno di tracciare un quadro sullo stato dell'arte:
«La realtà nuda e cruda è che Excalibur è l'unica pubblicazione di destra esistente in Sardegna, e non da oggi. Il che non è certo gratificante... al contrario è la spia che la destra nell'isola è asfittica, culturalmente pigra, felicemente paga della propria "rendita di posizione". Excalibur piace? Non piace? Gli articoli sono brillanti o fanno schifo? Sono "ortodossi", eretici o folli? Domande inutili: questo passa il convento. Il giornale è espressione di quel piccolo o grande mondo che vuole una destra viva, fatta di idee, di progetti, di valori, di sentimenti, di speranze e di passioni».
Mantenni la direzione del giornale fino al 2010, precisando, però, che nel 2003, Excalibur cambiò nome: divenne "La Fiaccola" e come tale uscì dal n. 41 al n. 44, per poi interrompersi, per motivi che qui sarebbe inutile spiegare, sino al 2007.
A quella data, con l'aiuto di Efisio Agus, proprietario della testata, rilanciammo Excalibur partendo dal n. 45. Nel 2010, col n. 61, passai la mano a Tinuccio Curreli con la seguente motivazione:
«Anch'io, dopo 30 numeri, lascio la direzione di Excalibur, esattamente come il mio predecessore Roberto Aledda, con la differenza che Roberto riuscì a stampare i 30 numeri in 4 anni, mentre il sottoscritto in questi ultimi 4 anni non è riuscito ad andare oltre la media di 5 numeri all'anno.
Sul perché ci sarebbe molto da discutere, anche in senso critico e autocritico, ma lo ritengo inutile a fronte di alcuni dati incontrovertibili. Innanzitutto Excalibur è sulla piazza da 12 anni. Non mi risulta altrettanta longevità da parte di altre pubblicazioni "d'area" nell'Isola. È l'unica pubblicazione che in qualche modo è al contempo il frutto e la coscienza critica di quella vasta area umana che per comodità definiamo, al di fuori di partiti e partitini, di destra. In questo contesto abbiamo cercato di arricchire il patrimonio ideale e intellettuale dell'attuale destra, mettendo in luce e riscoprendo uomini, fatti e idee riguardanti la "nostra" Sardegna. Ritengo che Excalibur sia stato e sia ancora un buon giornale»
.
Certo non sempre i suoi articoli sono di un buon livello e spesso i suoi numeri mancano di organicità. È ovvio poi che non possa vantare successi eclatanti: alla fin fine non è un giornale asettico, fatto da gente il cui "pensiero" nasce a tavolino, ma è il portato di un concreto impegno culturale, ideale e politico.
Malgrado ciò è altrettanto vero che riscuote interesse in ambienti anche molto distanti da noi, che i suoi articoli vengono ripresi da tante pubblicazioni e da numerosi siti internet, che i suoi contenuti sono oggetto di valutazione per la stesura di libri, l'ultimo dei quali, in ordine di tempo, "Italia di Salò", edito dalla casa editrice "Il Mulino" e curato da due valenti giornalisti e storici, non certo di destra, Mario Avagliano e Marco Palmieri. Nel capitolo dedicato al fascismo clandestino in Sardegna, attinge quasi esclusivamente al mio omonimo libro e, per quanto riguarda il ruolo di Pasca Piredda nella Rsi, richiama espressamente il n. 52 di Excalibur del febbraio 2009.
A sette anni da quella data mi sento di poter dire che Excalibur, pur con tutti i suoi limiti, è un buon giornale. Per sopperire alla mancanza di fondi alcuni numeri vengono inviati via email, è sempre presente in internet nel sito di "Vico San Lucifero" e, da qualche tempo, anche su Facebook.
Siamo sempre qui.