Sopra: la testata de "Il Reduce", giornale del M.S.I.R.
Sotto: Mario Pazzaglia in divisa militare
Dal volume sulla fondazione del M.S.I. in Sardegna, di prossima pubblicazione, a cura di Giuseppe Serra e Angelo Abis, pubblichiamo il capitolo riguardante i gruppi politici che precedettero la nascita del partito missino.
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La fase militare del clandestinismo si concluse nell'estate del 1945, ma i fascisti decisero di non lasciarsi alle spalle un'ideologia in cui avevano creduto e per la quale avevano combattuto; ripresero quindi a organizzarsi, spostando però il confronto sul piano politico.
Questo capitò a Cagliari, dove Mario Pazzaglia, reduce e mutilato di guerra, si impegnò a tenere unito il variegato mondo neofascista cagliaritano, prima con una serie di riunioni svoltesi nella sua casa in Via Dante numero 13, in seguito costituendo il M.S.I.R., il Movimento Sardo Indipendente dei Reduci, che venne riconosciuto ufficialmente dalle autorità locali.
Il Movimento, secondo una memoria lasciataci proprio dal suo principale animatore, venne fondato da Angelo Eraldo Sias, Francesco Pitzurra, Antonio Romagnino, dallo stesso Pazzaglia e da Antonio Podda; il nome di quest'ultimo, però, va sicuramente escluso, perché nel '45 era ancora prigioniero negli Stati Uniti (sarebbe rientrato in Italia solo il 28 febbraio 1946).
Il Msir, nel 1946, decise di organizzarsi in una struttura partitica, aprendo diverse sezioni, per far sentire la propria voce attraverso le istituzioni e le libere elezioni ormai imminenti, si dotò altresì di un organo di stampa, "Il Reduce", di cui però uscì un solo numero.
Nella memoria poc'anzi citata si legge che il primo requisito per essere ammessi nel Movimento era quello di essere reduci, di "aver servito la Patria in armi da soldato e con onore di soldato"; a scorrere il numero unico, non mancavano inoltre rivendicazioni di tipo sociale e politico: gli ex combattenti chiedevano infatti che venisse riconosciuto il loro sacrificio come un canale privilegiato per trovare al più presto un lavoro, di "essere consultati per la soluzione dei problemi sociali [...]"; che gli venisse concessa, infine, un'adeguata "rappresentanza negli organi deliberativi della Camera del lavoro e nella Consulta Regionale".
Il Msir si proponeva un'"assoluta indipendenza verso qualsiasi partito politico [...] perché egida di partito significa soggezione alle ideologie", e le ideologie avrebbero potuto limitare dall'esterno "l'attività diretta alla tutela delle esigenze morali e materiali dei Reduci e delle loro famiglie".
"Il Reduce" reca una testimonianza del primo congresso del Movimento, avvenuto nel febbraio 1946, durante il quale venne offerta la presidenza del Msir al generale della Brigata Sassari, Giuseppe Musinu, medaglia d'oro della guerra 1915-1918, che accettò l'incarico.
Nonostante la proclamazione di un indifferentismo ideologico, che veniva posto come un punto programmatico irrinunciabile, il Movimento e il suo numero unico si attirarono subito le simpatie del reducismo neofascista. Questa la testimonianza di Mario Pazzaglia:
"Evidentemente il numero unico del Reduce aveva varcato il mare, visto che pervennero richieste da Niccolai (Pisa), De Totto (Roma) e Roberti (Napoli) per essere autorizzati a costituire delle Sezioni del M.S.I.R. nel continente, data la difficoltà di ottenere localmente l'autorizzazione a costituire movimenti del genere. Ovviamente ebbero la nostra approvazione e così sorsero le sezioni di Pisa, Roma e Napoli".
Sempre nell'intento di tenere unite e incrementare le simpatie delle popolazioni, nella primavera del 1946 il M.S.I.R. Partecipò sia alle elezioni amministrative in alcuni comuni ove la presenza del movimento era più significativa [...] sia alle elezioni per l'Assemblea Costituente. La partecipazione alle elezioni per la Costituente avvenne nelle liste dell'Unione Democratica Nazionale (Udn), una coalizione di ispirazione liberale che vedeva insieme diverse forze politiche tra cui il Partito Liberale Italiano e la Democrazia del Lavoro.
La confluenza all'interno di una coalizione sostanzialmente antifascista era dovuta, secondo Mario Pazzaglia, al fatto che il raggruppamento era l'unico che desse garanzia di "equilibrio politico che esclude la possibilità anche di lasciar semplicemente supporre una deviazione in questo o in quel senso [...]. L'assenza di ogni estremismo destro o sinistro e l'agnosticismo in tema istituzionale, consentono alla grande maggioranza dei reduci di dare il voto ai nostri candidati senza per questo venir meno al rispetto dei propri personali convincimenti politici".
Veniva così scartata la possibilità di un'alleanza elettorale con l'unica forza di destra dell'epoca, l'Uomo Qualunque, per il fatto che aveva oramai assunto nell'isola la fisionomia di un partito filomonarchico e conservatore. La scelta dell'Udn suscitò però, soprattutto a livello dirigenziale, non pochi malumori. Indice di questi contrasti sembrano essere le dimissioni di Armando Congiu, componente del "Comitato Direttivo Provvisorio", che di lì a poco sarebbe approdato al Partito Comunista Italiano.
Per il Msir furono candidati il generale Giuseppe Musinu e Antonio Romagnino, ma con scarsi risultati.
Pazzaglia, dunque, ci offre un tassello prezioso per la ricostruzione delle origini del Msi in Sardegna, lui stesso afferma che "alla fine del 1946 fu costituto il M.S.I. e poco dopo in Sardegna gli uomini M.S.I.R. costituirono le sezioni del nuovo partito e il M.S.I.R. si sciolse per compito adempiuto"; inspiegabilmente, però, non menziona almeno una sua importante esperienza intermedia, quella nel Partito Fusionista, di cui fu dirigente e che, alla fine del 1946, aprì nell'isola diverse sezioni, costituendo un vero e proprio trampolino di lancio per il neofascismo sardo. Non va tralasciata, inoltre, la meteora dell'Uomo Qualunque che fece registrare almeno due effetti rilevanti sul modo di concepire la partecipazione alla vita pubblica nell'Italia repubblicana. Da un lato, il suo contributo allo smantellamento del clima Cln, e dall'altro favorì una rapida riorganizzazione dei neofascisti».