Il coraggio delle proprie idee
In pieno carnevale, così esordivano quei giovani: «Veramente avremo dovuto dire "La voce di pochi giovani". Perché i giovani che emettono questa voce sono pochi. Purtroppo sappiamo bene che i più non hanno la volontà e il coraggio di emetterne alcuna, paghi e soddisfatti di seguire la corrente del momento, quale essa sia, purché sia navigabile da flotte di gaudeamus igitur parate a festa, cariche di musiche e di balli [...]. Ma II tono di questa voce è di giovani [...] e soltanto di giovani potrebbe essere: perché essa, libera e clandestina, coraggiosa e rischiosa di ogni sacrificio, disinteressata e appassionata, si leva al di sopra dello sciocco, incosciente, delittuoso conformismo dei più al volere e agli interessi di chi, straniero e nemico accampato sulle miserie e la sfiducia dei vinti, specula [...] per provocare il suicidio dell'Italia».
E ancora: «Sulle barricate il giuoco si fa pesante: che tracolli da un lato o dall'altro, in un discorso come il nostro di posizioni, poco conta: ma intanto bisogna pur dire che per il nemico coraggioso e di fede si ha rispetto, per lo spettatore attendista solo disprezzo».
Nel secondo numero il discorso sui valori proseguiva: «L'unico nostro feticismo è il bene della Patria e per questo la dignità nazionale [...] È tempo ormai che a indicare a noi Italiani la via della dignità, della serietà, e a farci sentire il senso della responsabilità che su ciascuno incombe, non debbano essere soltanto gli stranieri».
Di seguito riportiamo, come esempio, tre pungenti articoli del periodico.