A.A.A. confronto culturale cercasi
Con l'avvento della "destra di governo", pare che all'interno di Alleanza Nazionale ci si stia dimenticando l'importanza del dibattito
di Fabio Meloni
Ben vengano le occasioni come quella che i colleghi associati di "Nuove iniziative per la cultura" ci hanno offerto con la presenza di Gennaro Malgeri. Ben vengano anche le prolusioni, seppure ridondanti di citazioni impossibili per chi non si ciba di pane e libri. Utili anche perché la conferenza col parlamentare di Alleanza Nazionale ha confermato quanta idiosincrasia congenita nei confronti della cultura, dell'informazione, della conoscenza, del dibattito, del pensare ci sia negli ambienti della destra, intesa come area politica vasta, non esclusivamente quella istituzionale.
Un'amara riflessione che nasce da ripetute esperienze e da alcune precise osservazioni, ancor più facili per chi fosse stato presente all'incontro con Malgeri. Dov'erano i giovani, militanti e non? Dov'era il gotha di Azione Giovani, ma anche quella orgogliosa pattuglia di Forza Nuova che ogni tanto fa capolino nelle strade cittadine oppure i rinascenti di Fiamma Tricolore? Coloro che forti della genuinità e della spregiudicatezza anagrafica, presumibilmente liberi da ambizioni di carriera, si permettono il lusso di contestare tutto e tutti e tanto spesso si riempiono la bocca di cultura, idee, princìpi, valori. Forse, si potrebbe obiettare, senza offrire adeguati riscontri.
Ecco perché sorprende che quando viene offerta una ghiotta occasione di ascoltare, di confrontarsi, di imparare e, se ci fosse qualcosa da dire, di interloquire, dei contestatori non si vede traccia. E ritorna in mente che sempre i giovani (tanto prodighi di contumelie nei confronti dei vecchi), in occasione di un convegno sulla cultura - organizzato da loro in compartecipazione con l'Associazione "Vico San Lucifero" - fecero registrare una massiccia presenza prevalentemente esterna alla sala, probabilmente troppo intenti a discutere dell'imminente campagna elettorale che li vedeva protagonisti, e lasciando la sala ai soliti noti anziani.
Saranno distratti dalle battaglie di alta politica oppure dall'impegno nelle infuocate assemblee circoscrizionali per potersi dedicare al confronto delle idee. Ormai una merce rara, prova ne sia la permalosità diffusa, in questo ambiente troppo avvezzo al signorsì. Semmai pronti, questi giovani, soprattutto a evidenziare le differenze tra le varie tribù figlie della stessa matrice politica, ma poco capaci di aggregare nel nome della loro dichiarata diversità. Ed ecco, per esempio, affiorare inutili e inspiegabili presìdi rigorosamente separati quando si devono celebrare i caduti della Repubblica Sociale Italiana.
Ma oltre ai "fantasmi giovani", è d'uopo segnalare un'altra assenza ingiustificata. Dov'era la classe dirigente di A.N.? Quella che oggi governa. Quella che amministra. La presenza di un parlamentare ha cooptato almeno alcuni esponenti di vertice, ma i quadri, soprattutto quelli che rappresentano il partito negli Enti Locali e nelle sue espressioni periferiche (tranne qualche rara, lodevole e consueta eccezione) parrebbero appassionati maggiormente alle estenuanti discussioni delle rispettive assemblee, pronti a intervenire su qualsiasi tipo di quisquilia.
A maggior ragione, ha detto bene Malgeri, necessita una ricostruzione dell'identità culturale. Ancor di più in tempi sospetti di liberismo selvaggio, di tratteggiate adesioni al Partito Popolare Europeo e di risultati elettorali sconfortanti per la destra istituzionale (vedansi le recenti regionali in Molise e Sicilia). Una ricostruzione che, tra le altre dovute puntualizzazioni, ribadisca il primato della politica sull'economia e riporti all'ordine del giorno il recupero della Nazione, quale sentimento unificante del popolo italiano. Consapevoli del fatto che nessuna politica può sperare di andar lontano senza un progetto culturale che la sorregga.
Ma con quali valori, con quali idee? Siamo al cospetto di un ambiente assopito e addirittura poco stimolato dalla fortuna di poter vantare un invidiabile patrimonio culturale, un'eredità di tal fatta, un gigantesco e inesauribile giacimento di idee e valori dai quali attingere le soluzioni per il Terzo Millennio. Quanta rabbia nel vedere che anche le questioni emergenti dei nostri giorni, pur potendo trovare adeguate e puntuali risposte da destra, per un esagerato amore del politically correct, sono colpevolmente trascurate e affidate gratis nelle mani di altri, che, più abili e lesti, se ne appropriano indebitamente.
Come non pensare al tema della globalizzazione. Un tema che più di destra non si può. Destra che può storicamente vantare un deciso sostengo alla cultura delle identità, delle differenze, delle tradizioni, contro l'omologazione del pensiero, contro il pensiero unico, contro l'internazionalismo.
Come non pensare al tema dell'Europa. Proprio il Vecchio Continente, protagonista di uno slogan che tutti i militanti di destra hanno gridato almeno una volta in faccia ai comunisti internazionalisti: «Europa, Nazione, Rivoluzione!». Il sogno dell'Europa delle Nazioni e dei Popoli, da sempre rivoluzionario e di destra. È invece tempo di Europa dei mercati, o meglio dei mercanti.
A destra, però, ha regnato il silenzio-assenso. Anche su questo tema ha detto bene Malgeri: «Prima costruiamo le fondamenta dell'Europa unita, dell'unità politica europea, poi pensiamo alla moneta». Ma dov'erano gli "euroscettici" quando si doveva lanciare l'allarme, evidenziarne i problemi, lanciare un forte messaggio culturale, invece di scriverne l'epigrafe ora che tutto è inarrestabile. Possiamo considerarli solamente sfoghi, consueti «io l'avevo detto», sterili e poco apprezzabili soprattutto se conclamati da chi si può pregiare anche di rappresentare il popolo italiano. E pensando all'Europa dei popoli, come è tollerabile e comprensibile quel retorico e infantile «I'm American», pronunciato dal capogruppo di A.N. alla Camera in conclusione del suo intervento? È conciliabile la visione di un'Europa forte e unita politicamente, militarmente e culturalmente con quell'unanimismo, quasi assoluto, che ha visto i destri allineati e coperti sotto la bandiera "a stelle e strisce"?
Accantonando senza strumentalizzazioni di alcun genere la tragicità degli avvenimenti dell'11 settembre, non si può trascurare che si tratta di un simbolo rappresentante una visione del mondo e una missione nel mondo che intende i diritti e i destini dei popoli subordinati alle esigenze dell'economia, strumento provvidenziale per la realizzazione di un mondo unico, omogeneo, senza più differenziazioni di razza, lingua o religione, acquattato sotto il domino di un solo e onnipotente supergoverno. Il mostro della "globalizzazione" che riemerge.
Sono solo dei rapidi accenni, degli spunti di dibattito da una tribuna libera, quale si pregia di essere quella di "Excalibur". Tanti altri sassolini si potrebbero lanciare in uno stagno torbido come quello della destra che fa politica, ma è tempo di conclusioni.
Ben vengano, quindi, gli incontri come quello che "Nuove iniziative per la cultura" ci ha offerto con la presenza di Gennaro Malgeri. Utile anche per far riemergere ancora più forte un dubbio di sempre: un pensatore, un uomo di cultura, uno dei cosiddetti e pochi intellettuali di destra è più utile dentro "l'aula sorda e grigia" a premere un bottoncino parlamentare da buon peones, spesso e volentieri non perché concorde ma per ovvia disciplina di partito? Oppure la destra ha bisogno di maestri, di insegnanti, di teste pensanti che su giornali, libri e riviste, in tv o nelle città possano portare scampoli di idee e seminare tracce di quella cultura che deve stare necessariamente alla base di un progetto politico e che invece in tempo di governo è tristemente trascurata?
Quanta confusione e quanta incertezza del futuro, anche al cospetto del pericoloso rinascere della "balena bianca". Eppure Antonio Gramsci, noto per il suo pensiero sulla conquista dei gangli vitali della società attraverso le battaglie culturali, era ben inserito nelle tesi del bagno purificatore di Fiuggi. Lezione però mai imparata, ma solo tributo versato sulla strada della sepoltura del M.S.I.. E ciò è tanto vero che solo ostracismo fu riservato al "genio del XX secolo". E non si tratta di una mia definizione, vero onorevole Malgeri?