Rivoluzione imperialista
Qualche volta la storia ci regala qualche sorpresa... E se un giorno la politica dei grandi imperialisti gli si ritorcesse contro?
di Andrea Curreli
Qualcuno diceva: «Chiedi sempre al politico chi lo finanzia». La considerazione, del tutto legittima, cercava di far luce sulla figura intera dell'uomo politico e ancor di più su quello di partito, al di là dei canonici discorsi programmatici e delle promesse elettorali. Il timore era il solito: «A chi giova?», o peggio ancora: «Chi passa a riscuotere rivoluzioni e voti?».
Leggendo "Il Corriere della Sera" del 29 ottobre, scopro che Lenin fu finanziato, per realizzare la rivoluzione del 1917, dalla banca imperiale tedesca. L'articolo di Vittorio Strada dà per assunto che tutti sapessero, perlomeno nel cosiddetto "mondo occidentale", mentre io casco dalle nuvole. A scuola qualcuno si era dimenticato di insegnarmelo. Ma in fondo non mi importa, Lenin è e resta quello di «La rivoluzione ci istruirà, ma il partito politico in lotta deve stabilire se noi saremo capaci di insegnare qualcosa alla rivoluzione». Allora mi domando: Lenin sfruttò i soldi per raggiungere il suo obiettivo oppure fu abilmente manipolato dal grande capitale teutonico proprio per non nuocere?
La storia ha il pregio, per sua stessa natura, di dire alla fine chi ha vinto e chi ha perso, lasciando poi alle parti assegnazioni di merito e valori. Indubbio è che i bolscevichi con quei soldi gettarono le basi per quello che sarebbe diventato un impero a tutti gli effetti, che è durato sino ai giorni nostri. Il grande capitale tedesco, invece, di lì a poco tempo, avrebbe fatto i conti con un altro "rivoluzionario", stavolta però difficilmente controllabile, di nome Adolf Hitler.
Un'eccezione per dire che non sempre l'imperialismo politico e economico, un binomio sempre più forte nell'era della globalizzazione, è in grado di controllare le sue stesse operazioni. E se il prossimo Bin Laden di turno divenisse molto più potente di chi l'ha finanziato?