Forza e consenso
La forza di un governo è sempre proporzionale all'appoggio del popolo alle sue decisioni
della Redazione
Lasciamo perdere il «siamo tutti Americani», le bandiere a stelle e strisce e i soldati americani morti per «liberare l'Europa dal nazismo» (a essere pignoli l'Europa è stata liberata principalmente dall'armata rossa di Stalin con qualche decina di milioni di morti in più rispetto al loro alleato americano). Lasciamo perdere pure le frattaglie strappalacrime e "anema e core" di certe penne "moderate", alle quali, evidentemente, dà fastidio dover ammettere che siamo in guerra, perché questo corrisponde, oltre che agli obblighi derivanti dall'alleanza con gli Stati Uniti, anche agli interessi di una potenza che, come l'Italia, nell'area islamica esercita un'influenza di tutto rispetto.
Detto questo, occorre anche aggiungere che l'"adunata polista" del 10 novembre a Roma andava fatta. Se un appunto si può fare, è che manifestazioni del genere non siano state indette anche in altre occasioni, magari a Genova, in occasione del G8. Diciamo questo non per mania "piazzaiola", ma perché, a cinque mesi dalle elezioni politiche era improcrastinabile un segnale forte a favore del governo Berlusconi, la cui legittimità era continuamente contestata e messa in discussione da forze extraparlamentari quali i movimenti no-global, frange della magistratura, certa stampa e televisione nazionale ed estera.
Che l'iniziativa della piazza sia partita da Giuliano Ferrara non fa meraviglia. Un comunista, anche se ex, per formazione culturale e ideologica, si rende conto meglio di tanti altri che un governo supportato solo dal consenso parlamentare, almeno in Italia, è assai vulnerabile a fronte di un'opposizione aggressiva e violenta di forze extraparlamentari che, seppur minoritarie, danno l'impressione di rappresentare fette consistenti della società civile.
La società civile "polista", scendendo in piazza il 10 novembre a Roma, ha detto chiaramente che il governo non è "forte" perché ha il consenso parlamentare, ma ha il consenso perché è "forte" dell'appoggio deciso e decisivo di quella massa di Italiani che l'hanno mandato al potere non per fare dell'ordinaria amministrazione, ma per «rivoltare l'Italia come un calzino» (come ama dire il Cavaliere), cioè per fare una "rivoluzione", pacifica quanto si vuole, ma pur sempre rivoluzione.
Il "messaggio", a quanto pare, è stato recepito: l'opposizione parlamentare dei D.S. e della Margherita ha avuto metaforicamente il suo piccolo 8 settembre. Fassino e Rutelli sono andati a Brindisi, D'Alema in montagna, Castagnetti in chiesa, Salvi e Tortorella a manifestare contro la guerra con Bertinotti. Quanto ai no-global, hanno sfilato in buon ordine, rimangiandosi minacce e grida di guerra formulate solo qualche mese prima.
Potenza del consenso... quando è accompagnato dalla forza.