Diffamazioni gratuite - combattenti repubblicani e mentitori badogliani
Arroganza sinistroide: ieri diffamati personaggi "scomodi", oggi assurde illazioni sul valoroso combattente della R.S.I. Giovannino Biggio
di Giorgio Usai
Il "caso" è nato in seguito a una deliberazione della Giunta comunale di Sant'Antioco.
La Città sulcitana, amministrata da un Sindaco di A.N., ha deciso di intitolare la Biblioteca comunale a Giovannino Biggio, illustre concittadino e valoroso combattente d'Africa e della R.S.I., oltre che avvocato. Sono giunte puntuali le querimonie delle sinistre d'ogni colore, comprese quelle d'una fantomatica "Unione dei partigiani sardi" (?). Particolarmente accanite e meschine e, ovviamente, basate su calunnie vere e proprie, anziché su motivazioni di carattere ideale e/o politico.
Infatti, se dagli avversari politici sono giustificabili e accettabili opposizioni fondate su fatti comprovati, concreti, non possiamo tollerare assolutamente che - nel caso in esame - la memoria di Giovannino Biggio e della "Decima" venga infangata da assurde accuse - le solite - di carattere assolutamente infondato e infamante.
Infatti, dopo essere stato assassinato proditoriamente (caratteristica tipica dei partigiani di casa nostra), su Biggio sono piovute le calunnie - che il povero morto non può più confutare! - smentite però dalla precisa e puntuale replica di Lecis e della Associazione "Vico San Lucifero" su "L'Unione Sarda", con le testimonianze dei dirigenti della Fiat, rese in processi celebrati nel periodo storico fra gli anni 1945, '46 e '47, quando Scalfaro condannava a morte gli sventurati trascinati in giudizio perché combattenti della R.S.I..
Questo metodo della calunnia infamante, a bene considerare, è tipico della propaganda marxista e delle sue applicazioni nostrane (P.C.I. e poi P.d.S.), ma anche dei gruppetti confessionali "cattolicoidi" impestati dal marxismo di sacrestia.
Dobbiamo, ancora una volta, ricordare gli anni '70, quando ogni oppositore del "sinistrume" (nelle scuole, nelle università, nelle fabbriche, ecc.) veniva accuratamente coperto di calunnie e falsità d'ogni genere, fino a quando, con l'aggressione finale, talvolta tollerata dalle forze dell'ordine (?), il malcapitato veniva posto nell'impossibilità materiale di studiare e/o di lavorare.
Ci vengono alla mente tanti episodi, in tutta Italia, come quello di un sindacalista della Cisnal sequestrato e ferito a Torino e indicato dal giornale di Agnelli come "spia dei... padroni", e come quello di un nostro carissimo amico di Milano, G. O., studente nel Politecnico, che osò salire sulla ciminiera della Città Studi per sostituire a una bandiera rossa il Tricolore, e che per questo fatto venne denunciato per... "danneggiamenti"! G. O., poi, fu costretto a studiare quasi di nascosto per potersi laureare in Architettura.
Più di tutti è doloroso il caso di Sergio Ramelli, uno studente di diciassette anni attivo nell'impegno politico col M.S.I., e che per questo venne indicato come "pericoloso picchiatore e squadrista", e così via, fino al pestaggio mortale sotto casa sua, a opera di quattro o cinque "sconosciuti".
Il rapporto di cinque/dieci contro uno è altresì tipico dei valorosi combattenti delle varie resistenze italiche.
Anche qui da noi la tecnica era sempre la stessa: calunnie, falsità in abbondanza, sapientemente propagate da "L'Unione" di allora, fino alla distruzione morale dell'avversario, impossibilitato a replicare sulla stampa; ti ricordi, Paolo Camedda; ti ricordi, Sandro Piredda? Per questa gente la propaganda demonizzatrice dell'avversario è arte sopraffina ereditata dal gesuitismo più nauseabondo (molti "maestri" marxisti infatti provengono da studi seminariali...), argomento che meriterebbe trattazione più approfondita e competente.
In questa sede, per non dilungarci, ne consideriamo solo un aspetto abbastanza imbarazzante e nauseabondo, la "conta delle vittime".
Recentemente ho letto su un giornale inglese, il "Daily Mirror" (un foglio quotidiano di infima qualità, una "spazzatura" totale), un pezzo contro Margareth Thatcher, "colpevole" di aver sostenuto la libertà per Pinochet (il quale aiutò l'Inghilterra contro l'Argentina nell 1982, durante la guerra per le Malvinas). Ebbene, l'articolista sosteneva che il generale cileno, con le 3.000 vittime del suo regime (in 17 anni), era peggiore di Stalin (il comunismo ha fatto dal 1917 al 1989 più di 80 milioni di vittime), in quanto il Pinochet adottò sistemi di repressione "sessuale" particolarmente odiosi!!!
E così sentiamo dire delle centinaia di operai e operaie Fiat denunciati dal povero Biggio (affermazione di Porcheddu - tanto nomini! - che meriterebbe una bella querela), mentre nessuno ricorda la strage di Codevigo (Padova), quando, nel maggio del 1945, centoventi giovanissimi ragazzi della R.S.I., allievi ufficiali della G.N.R., vennero massacrati da "Bùlow" Boldrini, un senatore a vita giustamente sputtanato dal coraggioso deputato Sgarbi.
I ragazzi della R.S.I., consegnati dagli Inglesi al Boldrini, vennero accuratamente spogliati di ogni cosa per renderli irriconoscibili. E su questo olocausto chi piange?
E qui ci fermiamo, sopraffatti dallo sdegno e dal ricordo, quasi impotenti in questa battaglia (assurda a 55 anni dalla fine della guerra), perché la verità venga alla luce, per riscrivere quella storia e dare alle giovani generazioni una testimonianza autentica di Fedeltà, Amore e Pace.