Superiamo l'anticomunismo
di Toto Sirigu
Uomini coraggiosi che hanno combattuto a viso aperto quei regimi che si rifacevano all'ideologia comunista: nei Paesi dell'Est europeo, in Asia, in Africa, nell'America Centrale.
Quegli uomini che in Italia (dopo la Prima Guerra Mondiale) contrastarono l'espansione bolscevica instaurando il Fascismo.
Altri che in Sud America impedirono il rischio di una ascesa comunista instaurando dittature militari.
Quei ragazzi coraggiosi che in Italia negli anni settanta pagarono con la vita, o comunque rinunciando alla carriera e a una vita normale, la loro lotta anticonformista e anticomunista.
Questo era l'anticomunismo, nel bene e nel male, e non altro, e c'erano dietro delle persone, uomini e donne, che lottarono: ciascuna di esse meriterebbe per questo di essere menzionata nei libri di storia.
Ora dietro l'anticomunismo ci sono solo analisi, pensieri, memorie, e ciò per il semplice fatto che una fase storica si è irrimediabilmente conclusa (Berlino 1989).
L'anticomunismo oggi per noi non potrebbe diventare oggetto di un dibattito incentrato sull'attualità politica; certamente andrebbe benissimo invece un convegno, un opuscolo, un libro, una mostra fotografica che ripercorresse gli anni caldi dello scontro anticomunismo-comunismo.
Lo stesso antifascismo non è più dentro l'agenda politica odierna di nessun partito (a parte qualche residuo nostalgico dentro il P.R.C.).
Noi non dimentichiamo gli orrori causati dal tentativo di realizzare il comunismo in tutto il mondo, ma oggi i rischi sono altri. Oggi con i giovani comunisti o ci ignoriamo o dialoghiamo, e soltanto l'iniziativa becera di qualcuno potrebbe artificiosamente riattizzare l'odio.
L'Italia che andiamo a costruire deve essere in grado di liberarsi dai fantasmi dei passato e, contemporaneamente, deve dare pari dignità a tutte le opzioni politico-ideali. Ciò che è fondamentale attiene alla necessità, per tutti, di condividere la cornice entro cui operare per la ricerca del consenso (quello reale e non meramente elettorale). Per ora la cornice è il nostro Popolo e la nostra Terra: nessuno può o deve fare politica prescindendo dall'importanza della più piccola e periferica zolla di terra italiana o dal contributo in termini di idee dell'uomo più rompiballe e di quello più apparentemente inerte.
Insomma se esiste veramente una specificità italiana in termini di Valori, Storia, Cultura, Ingegno e Originalità, abbiamo il dovere di farla emergere a trecentosessanta gradi. E ciò è essenziale per due motivi: il momento storico di transizione politico-istituzionale che l'Italia sta vivendo e l'apertura di due nuovi scenari internazionali, quello europeo e quello mondiale della globalizzazione.
E allora non più anticomunismo, non più antifascismo, ma forte volontà interiore, immensa passione, lucido ancoraggio alla verità reale imperfetta, cioè quella che si costruisce tentando di tradurre valori, sentimenti e concetti in comportamenti quotidiani dei singoli e dei gruppi.