EXCALIBUR 2 - aprile 1998
in questo numero

Le matrici competitive

di Efisio Agus
Il nostro ambiente non si può permettere in questo momento di disperdere il consistente patrimonio umano, organizzativo, di idee e di valori, raggiunto dopo una stagione di entusiasmi e di passione politica che ancora ci anima. Perciò dobbiamo sforzarci di discutere serenamente ma con freddo raziocinio anche sul problema, non unico, dell'anticomunismo.
Non unico perché non possiamo limitarci ad avere una visione dei mondo politico solamente anticomunista, ma dobbiamo rapportarci anche con le altre forze politiche altrettanto importanti che continuamente mutano le loro strategie e i loro obiettivi. Altresì non dobbiamo offrire un bersaglio fisso troppo facile e prevedibile ai nostri avversari che danno sempre per scontato quali saranno le nostre mosse.
Se il comunismo oggi ha cambiato pelle, anche la vecchia D.C., allora "diga del comunismo", pur rimanendo politicamente competitiva, ha subìto diverse metamorfosi, e così pure i socialisti e tutti gli altri e, dico giustamente, anche noi stiamo cambiando per essere in grado di far fronte di volta in volta alle nuove situazioni ed essere pronti alle future sfide dei terzo millennio. Ma stiamo cambiando non perché rinneghiamo i nostri princìpi, ma perché oltre a continuare a essere sempre critici verso gli altri e noi stessi, dobbiamo essere all'altezza di saper individuare costantemente i nuovi scenari politici.
Stanno cambiando ad esempio alcune vecchie opposizioni storiche come "comunismo-fascismo", "anticomunismo-antifascismo", "borghesia-proletariato", ecc., che via via vengono soppiantate dalle attuali nuove opposizioni come "locale-globale", "statale-privato", ecc., per cui diventa riduttivo parlare di solo anticomunismo.
Si vanno poi spostando i termini della contrapposizione politica e delle alleanze: ricorderete il "frontismo", il "monocolore", il "pentapartito", le "convergenze parallele", l'"arco costituzionale", gli "opposti estremismi", sino ad arrivare al "compromesso storico" e all'attuale bipolarismo più o meno puro, che almeno teoricamente ci dovrà alternativamente vedere impegnati sia all'opposizione che al governo.
Più che il comunismo pertanto dovremo fronteggiare il crescente dogmatismo ideologico "liberal-liberista", il connubio fra alta finanza e P.d.S., il consociativismo riemergente e lo statalismo assistenzialista dei lavori socialmente utili, mentre dovremo contrapporre la nostra concezione globale della democrazia: quella diretta, con i referendum sui problemi più importanti e per l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, e quella partecipativa con il coinvolgimento dei lavoratori alle decisioni economiche.
Le "matrici competitive", ovvero il continuo confronto su tutti i temi con i nostri avversari politici, dovranno perciò essere per noi pane quotidiano, così come l'individuazione continua dei punti di forza e di debolezza loro e nostri, per poterli attaccare e mettere meglio in difficoltà e proporre le soluzioni più idonee a tutti i problemi.
Non sembri questo un esercizio scolastico di pragmatismo, ma uno strumento che si può applicare oltre ai gruppi politici anche ai singoli individui (altra opposizione "competizione-rinuncia"), così che in riferimento al passato come al presente, ci aiuti ad analizzare meglio noi stessi e gli altri e agire di conseguenza.
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