Il percorso del gas in Sardegna
In particolare, lo studio aveva evidenziato quanto le incertezze sulla domanda di gas naturale potessero pesare sull'economia del programma e proposto che la relativa attuazione si realizzasse per fasi ben definite, logicamente e strutturalmente interconnesse. La raccomandazione era stata quindi nel senso che le reti venissero attuate per lotti funzionali, modularmente al crescere della domanda di gas, che, fino all'ottenimento dei livelli di soglia, doveva essere garantita con l'immissione di aria propanata nelle medesime reti. Allo scopo di facilitare l'attuazione del programma, la Regione Sardegna decise di affidare al Dott. Gerolamo Colavitti l'incarico di definire un piano di lavoro per elaborare i programmi di progetti esecutivi e assistere gli organismi regionali e locali preposti alle varie attività finalizzate alla realizzazione del programma complessivo che - come detto - avrebbe trovato attuazione per fasi.
La prima fase, della presumibile durata di 5-7 anni, prevedeva la diffusione dell'utilizzo dell'aria propanata per alimentare reti di distribuzione urbana e aree di sviluppo industriale e artigianale. Esistevano stanziamenti di varia natura per facilitare queste azioni, che includevano la costruzione delle reti, l'allacciamento alle utenze, l'installazione di impianti di miscelazione e stoccaggio urbani e l'alimentazione e la gestione delle reti. Il primo lotto funzionale quindi avrebbe dovuto riguardare l'estensione progressiva delle reti urbane di aria propanata in Sardegna (sia di quelle in corso che di quelle in programma) e i collegamenti parziali delle reti con linee comuni d'adduzione.
La realizzazione delle reti di distribuzione, inoltre, doveva essere effettuata tenendo conto della sostituzione successiva dell'aria propanata con metano per cui gli adduttori dagli stoccaggi alle reti dovevano essere dimensionati in maniera tale da prevedere l'ulteriore aumento dei consumi nelle aree servite. Infine, i sistemi di adduzione andavano predisposti per collegarsi a un futuro asse di trasporto primario che si sarebbe dovuto sviluppare nell'Isola secondo una rotta longitudinale, lungo la direttrice della "Carlo Felice" (la cosiddetta "dorsale").
La seconda fase del programma, che avrebbe dovuto aver luogo una volta raggiunta la soglia minima di consumo nella distribuzione di aria propanata per usi civili, industriali e forse termoelettrici, prevedeva la posa della linea di trasporto primario e la scelta del sistema di importazione di gas naturale, per alimentare i consumi dell'Isola. Il collegamento delle reti di distribuzione, preventivamente sviluppate per aree e gruppi di utenze, una volta raggiunta la soglia minima di consumo in grado di permettere il passaggio dalla "fase aria propanata" alla "fase gas naturale", avrebbe assicurato al "fornitore-importatore" un mercato domestico di ingresso che, se accompagnato dalla disponibilità di clienti nel continente, avrebbe reso economicamente appetibile lo sviluppo modulare dell'iniziativa secondo dimensioni ben superiori ai consumi della Sardegna.